L’OMELIA DEL VESCOVO CANTONI NELLA MESSA IN COENA DOMINI – GIOVEDÌ SANTO
Con la Santa Messa pomeridiana del Giovedì Santo ha inizio il Triduo “della morte sepoltura e
risurrezione” del Signore “centro di tutto l’anno liturgico”. Nella Messa vespertina pontificale della
“Cena del Signore”, il Vescovo, richiamando il gesto di Gesù che amò i discepoli fino alla fine, lava
i piedi a 12 persone: 6 seminaristi e 6 donne della corale. Qui di seguito riportiamo il testo
dell’omelia di monsignor Cantoni.
L’EUCARISTIA, IL SACERDOZIO, L’AMORE FRATERNO
In questo giorno sono tre i principali misteri che vogliamo ricordare in questa s. Messa:
l'istituzione dell'Eucaristia, quando Gesù, anticipando la sua morte in croce, ha donato se
stesso in cibo, come espressione massima dell'amore.
In secondo luogo, oggi facciamo memoria grata dell'istituzione dell'Ordine sacerdotale,
quando gli apostoli di Gesù, scelti per grazia e non per i loro meriti, sono stati riempiti di
Spirito Santo per poter offrire agli uomini i frutti della Pasqua del Signore.
Infine, vogliamo fare nostro il precetto dell'amore fraterno, avendo Gesù comandato ai suoi
discepoli di caratterizzarsi nel mondo come persone disposte a diventare come Lui, che ha
riversato l'amore di Dio nella vita di tutti gli uomini.
Non finiremo mai di stupirci e insieme di ringraziare il Signore Gesù per il dono grande e
sublime che Egli ci ha lasciato nell'Eucaristia.
Infatti, Gesù non si è limitato a donare se stesso, il suo corpo e il suo sangue ai soli Dodici
apostoli, presenti il giovedì santo, nel momento della istituzione della Eucaristia. Essi pro-
babilmente non hanno nemmeno compreso a fondo e gustato tutta la profondità e la gran-
dezza di questo sublime gesto, di cui sono stati testimoni.
L' Eucaristia è un dono che Gesù estende e prolunga a tutti i suoi discepoli, fino alla fine del
mondo, così che ciascuno di noi possa cibarsi del suo Corpo e bere il suo Sangue per parte-
cipare e vivere pienamente della sua vita, per sentirci innestati nel suo amore.
L'Eucaristia ci è permette di entrare in diretto contatto con Gesù, e attraverso l'invocazione
dello Spirito santo vivificante, di godere i frutti della sua redenzione, per rigenerare conti-
nuamente la comunione d'amore tra Lui e noi e sentirci parte del suo Corpo vivente che è
la Chiesa, comunità fondata sull'amore.
Grande è il ministero dei sacerdoti, i quali, invocando lo Spirito Santo sui doni del pane e
del vivo, assistono nella fede a un'opera che li sorpassa, indispensabile per la vita del
mondo e da essa attingono forza per diventare nella comunità cristiana operatori di comu-
nione e tessitori dell'unità. Il ministero pastorale è un umile servizio.
Senza Eucaristia, cibo dei viandanti, tutto sarebbe desolato, perché è l'Eucaristia che ge-
nera la vita nuova, anticipo del mondo futuro.
Senza l'Eucaristia l'aridità spirituale soffocherebbe la terra, trasformata in un deserto, per-
ché dove non c'è amore, umile e solidale, non c'è vita, quindi non c'è futuro.
Senza Eucaristia l'amore non produrrebbe i suoi frutti, gli uomini si chiuderebbero nel loro
chiuso e freddo egoismo, preoccupati solo di loro stessi.
Con l’Eucaristia, invece, la Comunità è creata e continuamente si rigenera, (è l’Eucaristia
che fa la Chiesa!). Noi non possiamo fare a meno gli uni degli altri e tutti siamo responsabili
gli uni degli altri: è l'Eucaristia che ci lega e ci trasforma in un solo corpo.
Con l'Eucaristia la terra deserta diventa un giardino irrigato, con fiori e frutti in ogni sta-
gione (è con la forza della Eucaristia che viene promosso un progetto di vita fondato sul
dono di sé a partire dai vari carismi di ciascuno. Si realizza in questo modo la cultura del
dono, ossia il progetto di fare di noi stessi uno strumento, una occasione di servizio per gli
altri.
Senza la forza eucaristica è impossibile per l'uomo realizzare il comando dell'amore fra-
terno, ossia amare con la stessa intensità con cui Dio ci ama. "Come io ho amato voi, così
amatevi anche voi gli uni gli altri". Questo è l’unico comandamento di Gesù.
È una richiesta che esige una apertura generosa e gratuita, una disponibilità piena, estesa
a tutti, come il gesto di Gesù, che ha lavato i piedi a Giuda, pur sapendo che lo avrebbe
tradito, che ha insegnato a Pietro, meravigliato del gesto inconsueto, e a suo dire, inappro-
priato, del Maestro, insegnando il primato del dono di sé quando ha lavato a lui pure i piedi.
Rallegriamoci, dunque, nel Signore. Non manca di sostenerci con la forza del suo cibo. Im-
pariamo ad andare oltre la misura del nostro amore. Non abbiamo ancora raggiunto la mi-
sura dell'amore con cui Gesù ci nutre nella sua Eucaristia. Noi cerchiamo almeno di imitarlo.
14 APRILE 2022
+ Oscar CANTONI, Vescovo