DON PIERO CORSI E LE POLEMICHE CHE LO HANNO INVESTITO

Riceviamo e pubblichiamo non senza dire la nostra. Noi pubblichiamo tutti i contributi, quali siano le posizioni espresse, perché riteniamo che il dibattito sia lievito di crescita come più volte abbiamo scritto. Il che non ci esime di dire, quando ci appare opportuno, la nostra. Semplice: richiamando il latino in casi come questi c'é da ricordare che "in medio stat virtus". Stop (ndr)

In Italia, se un prete in odor di eresia (categoria assai copiosa tra le mura vaticane) dalle ampie vedute mondane mette in bocca a Gesù Cristo espressioni del tipo "ero gay e non avete riconosciuto il mio amore per il mio simile; ero malato cronico o terminale e non mi avete regalato la morte; ero gravida in un momento sbagliato e non mi avete permesso di abortire; mi sono sposata con l'uomo sbagliato e non mi avete concesso di risposarmi; ero sterile e non mi avete autorizzato a riprodurmi in vitro", gli applausi e consensi sono assicurati. Eppure, nonostante le succitate blasfeme espressioni vengano quotidianamente proferite da non pochi pulpiti, non si ha notizia di vescovi che abbiano ripreso i loro infedeli ministri. Un esempio per tutti: don Gallo. Prete dichiaratamente comunista che in ogni luogo e circostanza si dichiara a favore dell'aborto e dell'omosessualità. Di don Gallo meno celebri, la chiesa cattolica ne è zeppa, eppure nessuna condanna è mai piovuta sulle loro "bestemmie". Al contrario, se un prete ribadisce concetti ovvi e banali come ad esempio che una donna discinta può scatenare l'istinto maschile, apriti cielo: gli piovono addosso le ire di mezza Italia e il suo vescovo minaccia di scomunicarlo. Detto fatto! Don Piero Corsi, il prete che ha affisso nella bacheca della sua parrocchia un articolo edito dal sito Cattolico Pontifex.it trattante una disamina parziale delle ragioni della violenza sulle donne, è stato accusato da taluni media abituati a sguazzare nel torbido e nella menzogna, di giustificare e comprendere i soprusi maschili. In realtà, l'articolo di Pontifex e le successive dichiarazioni di don Piero non ha fatto altro che ribadire quel che dice il magistero della Chiesa riguardo al pudore delle donne. Pudore che, per certa fetta di società laica e di chiesa rotta alla modernità, suona come termine scandaloso, medievale e blasfemo. Assodato che i crimini perpetrata dai maschi sulle donne, vanno duramente condannati e mai giustificati, non si può negare che talune donne abbiano facoltà più d'altre, di sedurre e titillare i peggiori istinti maschili. E giacché, come ci viene insegnato a scuola, l'uomo è poco più che un animale intelligente senz'anima, appare del tutto "naturale" che le sovreccitazioni ormonali generino atti incontrollati. I documentari che vediamo in Tv dedicati agli animali, dimostrano questo. Curiosità: perché i garantisti del multiculturalismo, vale a dire coloro che amano i "vizi" e le "virtù" del prossimo più della democrazia e della libertà in cui dicono di credere, non spendono una sola parola di condanna verso l'islam che "ama" le donne nella misura in cui le sottomette? Sono più gravi i richiami al pudore di don Piero o le infibulazioni, le bastonate, le umiliazioni, i kefiah e burka fatti forzatamente cingere alle "castigate" donne islamiche?

Gianni Toffali

Fatti dello Spirito