CHIARA LUCE E GLI ALTRI INNAMORATI DI GESÙ 11 1 10 17

Da tre mesi, notizie e commenti sulla beatificazione di una ragazza italiana di 18 anni dilagano su Internet e fanno conoscere come, anche nel nostro tempo, ci siano tanti giovani laici affascinati dagli ideali cristiani - Poi la storia di altri giovani verso la beatificazione

Il 26 settembre scorso, a Roma, è stata beatificata una ragazza italiana, Chiara Luce Badano, morta nel 1990, quando non aveva ancora compiuto 19 anni. La sua giovane esistenza è stata stroncata da un tumore alle ossa che ha trasformato l'ultimo anno della sua vita in un autentico martirio.

La cerimonia della beatificazione si è tenuta al Santuario del Divino Amore, vicino a Roma, con un grande concorso di gente: oltre 25 mila persone, in gran parte giovani. Chiara faceva parte del Movimento dei Focolari, movimento che ha una enorme diffusione in tutto il mondo ed erano giunte delegazioni di giovani da 57 Paesi, dei quattro continenti. Un vero evento. In genere, però, passata la festa, tutto torna nel silenzio. Non è stato così per Chiara Luce. Intorno a lei si è acceso un interesse che continua ad aumentare. Non sostenuto e facilitato dai tradizionali mezzi di comunicazione, che se ne sono interessati al momento della beatificazione ma neppure con grande entusiasmo. É un interesse che vive soprattutto di "passa parola", e di siti Internet e, a tre mesi dalla beatificazione, è così eclatante da costituire un caso.

<<É veramente incredibile la simpatia che questa ragazza sta suscitando tra i giovani in tutto il mondo>>, dice Carla Cotignoli, responsabile dell'Ufficio informazioni del Movimento dei Focalari. <>.

Nata a Sassello, in provincia di Savona e diocesi di Acqui, Chiara era figlia di un camionista e di una operaia, cattolici ferventi, che avevano trasmesso alla bambina la loro fede religiosa, semplice ma vissuta. A nove anni, Chiara conosce il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, e ne resta affascinata. Entra a far parte del settore "Gen3", una sezione del Movimento riservata a ragazzi e ragazze dai 9 ai 17 anni, e scopre il mondo della spiritualità, del Vangelo. Con l'aiuto dei genitori e del movimento dei Focolari, inizia un percorso spirituale spontaneo e straordinario, guidata soprattutto da ispirazioni della Grazia Divina. Chiara Lubich percepisce la bellezza interiore di quell'adolescente e la segue con particolare affetto. Fu lei ad aggiungere al nome di battesimo, Chiara, quello di Luce, per indicare l'intensa luminosità che si irradiava dall'animo di quella bambina, nome che le è rimasto, e tutti la conoscono come Chiara Luce.

Il percorso verso la maturità spirituale è stato breve. A 17 anni, Chiara Luce viene colpita da un osteosarcoma che trasforma la sua esistenza in un tremendo calvario. Le certezze spirituali che aveva assimilato diventano la luce immensa che la sostengono nella bufera delle sofferenze e le fanno accettare la croce della morte come un dono d'amore per Gesù crocifisso.

In genere, quando sentiamo parlare di una ragazza che è vissuta da santa, ci immaginiamo una persona lontana nel tempo, timida e riservata, tutta presa da preghiere e opere pie, totalmente estranea alla vita normale della gente, da risultare quasi una entità di fantasia. In questo caso, invece, si tratta di una ragazza del nostro tempo. Una di quelle che vediamo per la strada, all'uscita dalle scuole, felici e chiassose. Prima di essere colpita dalla malattia, Chiara Luce era un terremoto di vitalità e uno schianto di bellezza. Sportiva scatenata, amava la montagna, il mare, il nuoto, il tennis, i pattini a rotelle, la musica, il ballo, le canzoni.

<>, dice Mariagrazia Magrini, vice postulatrice della causa di beatificazione di Chiara Luce. <> .

<>, dice monsignor Giuseppe Maritano, il vescovo che cresimò Chiara Luce, che la seguì spiritualmente nei momenti difficili della malattia e che fu il promotore della sua causa di beatificazione. <>

<>, dico a monsignor Maritano << che una ragazza così giovane sia una santa>>

<>, risponde sua Eccellenza monsignor Maritano. <>.

Un caso eccezionale.

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Che genere di educazione aveva avuto?

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A scuola e tra i coetanei non si sentiva un pesce fuori dall'acqua?

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Era una ragazza molto bella, simpatica, attraente. Aveva dei corteggiatori?

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Quando si è manifestata la malattia?

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Come era negli ultimi mesi di vita?

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Ho letto che riceveva amici e parenti sempre con il sorriso.

<<É vero. Nonostante la sofferenza insopportabile, Chiara era sempre sorridente e aveva una parola di incoraggiamento per chiunque andasse a trovarla. Era lei, nel letto, demolita dalla malattia, a dare speranza alla famiglia e agli amici. Chi la avvicinava, riceveva qualche cosa da lei. Perfino alcuni medici, indifferenti verso la religione, cambiarono atteggiamento. Era incredibile la maturità spirituale che quella ragazzina di diciotto anni dimostrava. Un'altra, al suo posto, avrebbe cercato il conforto dei genitori e invece era lei a distribuire loro forza e coraggio. Diceva a sua madre: "Fidati di Dio. Quando io non ci sarò più, segui lui e troverai la forza per andare avanti." E poi: "Gesù mi aspetta. Quando viene a prendermi, io sono pronta. Quando morirò non soffrirò più. Andrò in cielo dove vedrò Gesù e la Madonna. Sarò tanto, ma tanto felice.">>

Quali furono le sue ultime parole?

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Per altri cinque giovani il processo di beatificazione

Chiara Luce non è un caso unico nel mondo giovanile di questo nostro tempo, apparentemente privo di valori religiosi e spirituali. Carla Cotignoli, la responsabile delle informazioni del Movimento fondato da Chiara Lubich, mi ha detto che ci sono altri cinque giovani che in vita militavano nel Movimento dei Focolari, e dei quali ora è in corso il processo di beatificazione. Ecco i loro nomi:

- Alberto Michelotti, genovese, morto nel 1980, a 22 anni. La sua vita fu caratterizzata da un grande amore per tutti, soprattutto per i meno fortunati e questo amore nasceva dal suo incontro con Gesù. Scrisse: . "C'è Qualcuno che entra sempre più nella mia giornata, è Gesù".

- Carlo Grisolia, anche lui genovese, amico di Michelotti, morto nel 1980, a 20 anni, stroncato da un tumore fulminante. Poco prima di morire disse agli amici: "Siate pronti a dare la vita gli uni per gli altri. Offro la mia vita per tutti voi, ma soprattutto per tutti quelli che soffrono, per i ragazzi del mio quartiere, per la mia parrocchia e per il mondo unito".

- Daniela Zanetta, di Maggiara, in provincia di Novara, morta nel 1986, a 24 anni. Era affetta da una rarissima malattia che le provocava in tutto il corpo bolle e lacerazioni alla pelle con sofferenze terribili, e spesso doveva essere ricoverata in ospedale. Poco prima di morire, scrisse in una lettera: "Vorrei gridare a tutti che la vita di ogni creatura è sacra e bella. Ho una seria malattia della pelle; ho perso i miei capelli, le mie unghie e ho dovuto farmi estrarre tutti i denti… Ma credo in Dio, lo amo intensamente e lo ringrazio per avermi donato la vita, perché ogni giorno che mi regala è un'occasione in più che ho per amarLo e per servirLo".

- Maria Orsola Bussone, torinese, morta nel 1970, a 16 anni. Pochi mesi prima di morire, scrisse: "Sarei disposta a sacrificare la mia vita, perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio!".

- Santa Scorese, di Bari, morta nel 1991, a 23 anni. Era una ragazza piena di vita, amava la musica, cantava accompagnandosi con la chitarra. Scrisse: "Tutto è amore perché Dio ci ama immensamente… Sarei disposta a sacrificare la mia vita, perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio!"

Charles Moats

Una storia speciale è quella che riguarda un diciassettenne, che si chiamava Charles Moats. Era un afroamericano vissuto a Chicago al tempo di Martin Luther King e dei violenti scontri razziali in quella città negli anni Sessanta del secolo scorso. Charles aveva una difficile situazione familiare: non conosceva il padre e sua madre era alcolizzata. Viveva in uno dei quartieri-ghetto della città, segnato da violenza, povertà, emarginazione. Era destinato quindi a una esistenza traviata in tutti i sensi. Ma un giorno conobbe dei ragazzi del Movimento dei Focolari, che divennero suoi amici speciali e, frequentandoli, trovò il grande ideale: Gesù, l'amore per Gesù. Nel suo cuore si sviluppò l'impegno concreto per l'unità tra gli uomini, secondo il messaggio evangelico, al di là e al di sopra di tutte le diversità sociali, razziali, religiose. Purtroppo, quegli ideali gli costarono la vita e un giorno venne assassinato. Ma il suo esempio è diventato una fiaccola che ancora arde e illumina, grazie a un gruppo artistico, che si chiama Gen Rosso, composto da 18 persone provenienti da 9 diverse nazioni, nato proprio al tempo della morte di Charles e diventato poi famoso in tutto il mondo. Questo gruppo, che fa parte del Movimento dei Focolari, ha trasformato la storia di Charles in un musical dal titolo "Streetlight", e l'ha portata e continua a portarla con successo in giro per il mondo.

Jacques Fesch

Un'altra storia emblematica è quella del francese Jacques Fesch. Un giovane che non apparteneva a nessun movimento spirituale, anzi rappresentava quella parte di giovani che vengono definiti "i perduti", la "gioventù bruciata".

Nato in Francia nel 1930, apparteneva a una famiglia cattolica, che era anche ricca, essendo, il padre, un noto banchiere. A 17 anni, Jacques si ribella contro l'educazione ricevuta, abbandona la religione e inizia una vita sregolata. Sposa civilmente una ragazza che aveva messo incinta, ma poi abbandona moglie e figlia, ed ha un figlio da un'altra donna. Pensa di girare il mondo in barca, ma i suoi non gli danno i soldi per comperare la barca. E lui, nel 1954, per avere quella barca, tenta una rapina in banca e uccide un poliziotto. Viene arrestato, processato e condannato a morte. La sentenza fu eseguita il primo ottobre 1957, quando Jacques aveva soltanto 27 anni.

In seguito, si venne a sapere che, in carcere, Jacques si era convertito. Anche lui era stato folgorato dalla Grazia di Dio e negli ultimi tre anni aveva tenuto una condotta esemplare. Il suo diario, poi pubblicato, e le lettere ai parenti e agli amici, sono un documento commovente e inconfutabile. Così importante da convincere il cardinale di Parigi, Jean-Marie Lustiger, ad aprire, nel 1993, il processo di beatificazione di questo giovane assassino. Il 2 dicembre 2009, anche Benedetto XVI ha citato, in piazza San Pietro, il nome di questo giovane.

É difficile immaginare che cosa possa accadere nel profondo della coscienza di una persona. Quello è il luogo dell'incontro inevitabile con Dio. E, se appena la persona ascolta e si apre alla Grazia, tutto diventa possibile, sia che quella persona provenga da una famiglia credente, sia che abbia percorso le strade della perdizione.

Chiara e gli altri giovani sulla vita della beatificazione sono la punta di un iceberg, costituito da innumerevoli ragazzi e ragazze del nostro tempo "innamorati" di Gesù. Un iceberg enorme, ma sconosciuto perché naviga in un mare strano, che lo ignora e fa di tutto perché nessuno ne parli. Ma, per fortuna, c'è, ed è ciò che conta.

Renzo Allegri - renzo@editorialegliolmi.it

Renzo Allegri
Fatti dello Spirito