"SINODO DEI GIOVANI. OCCASIONE DI RINNOVAMENTO PER LA CHIESA"

A Lanzada incontro con don Rossano Sala, Segretario speciale per il Sinodo dei giovani

Martedì 7 agosto, di fronte ad un folto pubblico, presso la sala "Maria ausiliatrice" dell'oratorio di Lanzada, si è svolto un incontro con don Rossano Sala, Segretario speciale per il Sinodo dei giovani, sul tema "SINODO DEI GIOVANI. OCCASIONE DI RINNOVAMENTO PER LA CHIESA che si terrà dal 3 al 28 ottobre prossimi.
Don Rossano Sala è salesiano dal 1992 e sacerdote dal 2000. Ha svolto il suo servizio educativo-pastorale per quattro anni nell'opera salesiana di Bologna e per sei anni come Direttore e Preside nell'opera salesiana di Brescia. Licenziato in Sacra Teologia nel 2002, presso la Facoltà Teologica Interregionale di Milano, ha conseguito il Dottorato in Sacra Teologia nel 2012 presso la medesima Facoltà.
Ha insegnato "Teologia fondamentale" presso lo Studentato Teologico salesiano di Torino-Crocetta. Dal 2011 fa parte della comunità accademica dell'Università Pontificia Salesiana di Roma e nel 2016 è stato nominato Direttore della rivista "Note di Pastorale Giovanile".
Il cammino pre-sinodale si e’ sviluppato con una Chiesa in ascolto dei giovani  con la lettura di oltre duecentomila questionari inviati on line, la riunione con i rappresentanti delle 113 conferenze episcopali  mondiali e per l’italia con l’incontro con il Papa che si terra’ l’11 e il 12 agosto a cui parteciperanno anche giovani della nostra diocesi.
 Introdotto da Don Andrea Del Giorgio, Don Sala ha esordito affermando che prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia. È questo in radice l’ambito specifico del prossimo Sinodo: come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore.
I giovani possono, con la loro presenza e la loro parola, aiutare la Chiesa a ringiovanire il proprio volto
Ci sono nel mondo circa 1,8 miliardi di persone di età compresa tra i 16 e i 29 anni, che rappresentano poco meno di un quarto dell’umanità, anche se le proiezioni indicano un progressivo calo della quota dei giovani rispetto all’insieme della popolazione. Le situazioni concrete in cui i giovani si trovano variano molto da Paese a Paese, come mettono in evidenza le risposte delle Conferenze Episcopali. Vi sono Paesi in cui i giovani rappresentano una fetta consistente della popolazione (oltre il 30%), e altri in cui la loro quota è molto inferiore (intorno al 15%, o meno), Paesi in cui la speranza di vita non arriva ai 60 anni e altri in cui si possono in media superare gli 80. Le opportunità di accedere a istruzione, servizi sanitari, risorse ambientali, cultura e tecnologia, così come quelle di partecipazione alla vita civile, sociale e politica, variano in maniera consistente da regione a regione. Anche all’interno di uno stesso Paese possiamo trovare differenze, talvolta molto profonde, ad esempio tra zone urbane e rurali.

Sono sei le “sfide antropologiche e culturali” che la Chiesa non può esimersi dal riconoscere ed affrontare con coraggio apostolico e creatività pastorale.
La prima riguarda il corpo, l’affettività e la sessualità. Una seconda riguarda i nuovi paradigmi conoscitivi e la ricerca della verità. Una terza emersa dall’esplorazione sinodale riguarda gli effetti antropologici del mondo digitale. Una quarta è rappresentata dalla delusione istituzionale e dalle nuove forme di partecipazione giovanile. Un quinto elemento sfidante è poi la paralisi decisionale in un contesto di sovrabbondanza di proposte che disorienta. Un’ultima sfida decisiva è rappresentata dalla nostalgia spirituale delle giovani generazioni.
Questi sei aspetti segnano il contesto comune e condiviso in cui siamo immersi, sono un po’ come l’aria che respiriamo. Non riconoscere tutto ciò significa pensare e agire al di là della concretezza della vita e della storia.
Solamente all’interno di queste condizioni precise è possibile riconoscere le opportunità e le criticità della condizione dei giovani di oggi. Essi sono chiamati a sognare, pensare e progettare dentro queste dinamiche che non sono loro a decidere, ma che gli sono date dall’epoca storica in cui tutti viviamo e operiamo.
Nella sollecitudine pastorale per i più piccoli e i più poveri si gioca la credibilità di una Chiesa che si prende cura di coloro di cui nessuno si prende cura, di una Chiesa chiamata a dare di più a chi ha avuto di meno dalla vita.
Tra i migranti, un’alta percentuale è costituita da giovani. Le ragioni che spingono a emigrare sono varie:  giovani sognano una vita migliore, ma molti sono obbligati a emigrare per trovare migliori condizioni economiche e ambientali. Aspirano alla pace, e sono in particolar modo attratti dal “mito dell’Occidente”, così come è rappresentato dai media ma anche hanno «paura perché molti vivono situazioni di instabilità sociale, politica ed economica» e «un sogno condiviso che attraversa Continenti e oceani è quello di trovare un posto a cui il giovane può sentirsi di appartenere»
In questo momento si legge molto la nostalgia spirituale dei giovani, afferma don Rossano, che sta già facendo sintesi dei contributi arrivati dalle Conferenze episcopali e attraverso il questionario online, al quale hanno risposto 200 mila giovani di tutto il mondo. Una Conferenza episcopale ha detto che abbiamo a che fare con una “generazione mistica”, alla ricerca di trascendenza in un mondo dominato dall’immanenza, dove sembra che il consumo sia al primo posto. Certo, i ragazzi consumano. Ma non sono riempiti da questo e se ne rendono conto. Molte ricerche mostrano che sono alla ricerca più di beni relazionali che materiali, soprattutto nel nostro mondo occidentale, in particolare di amicizia, amore, famiglia.
Paradossale, in un momento in cui la famiglia vive una crisi per molti motivi. E quando parlano della Chiesa la intendono nell’ottica familiare. Sono alla ricerca di una Chiesa che non sia istituzionale, ma accogliente, una Chiesa che sia casa».
. E' giusto, doveroso ed anche bello che la pastorale giovanile non sia delegata in toto a preti e loro collaboratori ma che tutta la comunità, nella differenza di ruoli e di sensibilità, se ne faccia carico.

g.c

 

Fatti dello Spirito