Per guarire utili anche i supporti psicologici

Un recentissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA

Nel processo di guarigione e di cura di una malattia possono essere implicati vari fattori, tra cui tra i primi ricordo la qualità della prestazione, la precocità dell'intervento terapeutico con la diagnosi preventiva, l'assunzione regolare della terapie prescritte e l'accesso alla cure.
Un elemento  che è stato  poco indagato è quello dei supporti psicologici , fra i quali rientrano a pieno titolo,  la presenza positiva dei famigliari, le relazioni parentali di sostegno , l'affetto partecipato dell'ambiente sociale  e  la partecipazione affettiva di cui  non tutti  gli ammalati possono godere.
Un aspetto importante è anche quello della pratica religiosa , della vita di fede , in definitiva della sfera spirituale.
è sensazione abbastanza diffusa e comune che coloro che hanno questa possibilità  in genere riescono ad avere la capacità di sostenere il cammino difficile di una malattia, spesso ad andamento cronico,    con maggiore serenità.
Nessuno aveva ipotizzato, nè tantomeno dimostrato, che una u maggiore partecipazione religiosa potesse portare ad una maggiore sopravvivenza ed ad una minore incidenza di malattia e quindi di  mortalità .
Un recentissimo studio, pubblicato dalla rivista scientifica JAMA, ha analizzato l'incidenza della pratica religiosa su 74.534 infermiere americane di razza bianca in prevalenza cattoliche e le rimanenti protestanti. Di queste 14 mila andavano in chiesa più di una volta alla settimana, 30 mila una volta, 12 mila meno di una volta e 17 mila non frequentavano mai la chiesa.
Le donne che erano più assidue alla pratica religiosa fumavano di meno, risultavano maggiormente coniugate e avvertivano meno sintomi depressivi . A questo ultimo proposito era già noto in letteratura medica che la malattia depressiva era meno presente in coloro che avevano un credo religioso.
Dopo 16 anni di follow-up si registrarono 13 mila decessi , 2721 per malattia cardiaca e 4478 per tumori , gli altri per cause differenti.
Nelle donne  che frequentavano maggiormente la chiesa ( più di una volta alla settimana) la mortalità risulta il 33% in meno , il 26% in meno per coloro che frequentavano la chiesa una volta alla settimana: e il 13 % minore in quello meno di una volta alla settimana .
In particolare  nelle infermiere che frequentavano più di una volta alla settimana la chiesa si registra un calo di mortalità del 27% per le malattie cardiache e del 21% per tumori.
Ulteriori studi hanno confermato il rapporto fede e salute: in  particolare una ricerca eseguita presso la prestigiosa Mayo Clinic su 126 mila persone ha rilevato un maggiore sopravvivenza in coloro che dichiaravano di essere più religiosi.
Anche in Italia alcuni studi hanno esplorato questa ipotesi. Una ricerca interessante è stata eseguita presso l'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa che in pazienti trapiantati di fegato ha dimostrato un rischio di morte 3 volte inferiore in che esprimeva una maggiore spiritualità.
Certamente esprimere valutazioni conclusive è difficile anche per l'impossibilità di avere degli indicatori standardizzati e riproducibili ( infatti è sufficiente valutare la frequenza di una chiesa per dare un giudizio di merito sul grado di spiritualità di una persona ? )  che sono alla base della metodologia scientifica nel campo della ricerca medica .
Non si può però assolutamente escludere che la religione e la spiritualità  rappresentino   un importante risorsa  per la salute che in medicina potrebbe  essere maggiormente valorizzata.

 

Gianfranco Cucchi
Fatti dello Spirito