A 25 ANNI DALLA VISITA SEL PAPA RIFLESSIONE DEL VESCOVO MONS, CANTONI

La visita di san GIOVANNI PAOLO II alla diocesi di Como, il 4 e 5 maggio 1996, è inscritta negli avvenimenti più solenni e memorabili della storia della nostra Chiesa e del nostro Territorio. L’ultimo passaggio di un papa a Como era avvenuto ben novecento anni prima, quando papa Urbano II ha consacrato, il 3 giugno 1095, la nostra basilica di sant’Abbondio.

Il 4 e 5 maggio di venticinque anni fa sono stati giorni di festa e di intensa gioia, in cui molte persone si sono lasciate coinvolgere entusiasticamente, cristiani e cittadini di ogni credo, onorati per questa illustre visita.
Molti di noi erano presenti la sera del 4 maggio proprio qui in cattedrale, dove il santo Padre ha pregato con noi il Rosario e ci ha rivolto un discorso augurale. Vogliamo fare memoria anche dei nostri fratelli e sorelle, allora presenti con noi e che ci hanno lasciato per la vita eterna nel corso di questi anni. A partire dal nostro vescovo, Alessandro Maggiolini, che era ben conosciuto dal Papa ed è riuscito ad invitarlo non solo a venire a Como, ma a trascorrere con noi due giornate.
Noi, questa sera e domani, non possiamo però fermarci solo a rievocare l'evento storico di 25 anni or sono, ma lo vogliamo leggere e interpretare nel suo significato di fede.
Fare memoria di un evento per noi cristiani si traduce innanzitutto in una occasione di preghiera di lode e di ringraziamento al Signore, perché proprio attraverso il papa, Dio ha visitato il suo popolo. Si è trattato di un vero e proprio momento di grazia, dentro il quale il Signore ci ha raggiunto con il suo amore, ci ha confermato nel nostro cammino di fede e ci ha aperto a un nuovo futuro.
Fare memoria della visita del Papa significa per noi anche domandarci come abbiamo saputo accogliere e valorizzare la grazia ricevuta. I doni di Dio ci trasformano, i doni di Dio non si esauriscono nel tempo, sono creativi, ci rimettono in cammino con fiducia e speranza.
Una comprensione più profonda dell'evento, quindi andando al di là della semplice cronaca, ci aiuta a sentirci impegnati a vivere oggi in sintonia con quanto il Papa ci ha lasciato, non solo con la sua parola, ma con la sua stessa presenza di pastore universale, con i gesti spontanei propri alla sua figura carismatica.
Il Papa ci ha aiutato ad uscire dal nostro spazio geografico e affettivo per sentirci, quali figli della Chiesa, diffusa su tutta la terra, in piena comunione con lei, per condividere le gioie e le speranze della intera umanità.
La visita del Papa ci deve aver aperto il cuore anche sulla comunione profonda che caratterizza i discepoli del Signore, che formano un solo gregge, guidato nel nome del Signore dal Pastore della Chiesa universale, nella quale la Chiesa è chiamata a testimoniare quell’unità, invocata da Gesù, che deve caratterizzare tutti i suoi discepoli. 
E ora, invocando Maria, mentre riviviamo i misteri di Cristo, sottolineiamo particolarmente le speciali intenzioni di preghiera che ci ha affidato san Giovanni Paolo II nella preghiera del rosario di quella sera: “Perché Maria sostenga i cristiani nel loro quotidiano pellegrinaggio della fede, rafforzi la loro fedeltà agli impegni evangelici ed apra i cuori alla carità verso tutti, specialmente verso i meno fortunati”.

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