RAMADAM E CATTOLICI

Da pochi giorni è finito il Ramadan. Molte amministrazioni locali italiane, le stesse che quando si tratta di feste cattoliche se ne stanno rigorosamente zitte, hanno fatto gli auguri ai nipotini di Maometto. A Verona, il Vescovo Zenti, è addirittura entrato scalzo in moschea per decantare l'intrinseca spiritualità "digiunatoria" praticata da un miliardo di maomettani. E pensare che qualcuno dice che la Chiesa Cattolica ha la fissa del copyright della Verità.

Il Ramadan, giova ricordarlo, è quella pratica che obbliga i praticanti musulmani ad astenersi dall'alba al tramonto dal mangiare, dal bere, dal fumare, e dal praticare attività sessuali. In molti paesi islamici, e questa la dice lunga sul concetto di libertà vigente nell'islam, chi trasgredisce è accusato di empietà massima e conseguentemente sanzionato penalmente. A parte che non è chiaro che c'azzecca il fumare o il non fumare con il "vademecum" del buon fedele, quello che l'opinione pubblica "infedele" ignora, è che appena il sole tramonta, "nonostante" il regime di Ramadan, i fedeli della mezza luna riprendono focosamente le "attività" dismesse. Se qualche pratica analoga venisse contemplata anche dalla religione cattolica, i soliti laicisti (leggasi anche coloro che vedono di buon occhio tutte le religioni fuorché quella cattolica) l'accuserebbero di ipocrisia e "ridicolaggine". Ma dal momento in cui è praticata dai discendenti del poligamo Maometto, tanto di cappello e auguri assicurati.

Gianni Toffali

Nostra nota

Si può pensarla come si vuole ma la partecipazione dei musulmani al rito non può non impressionare per la convinzione, per un modo assunto come filosofia di vita. In Tunisia un intellettuale molto 'europeizzato' alla domanda sulla partecipazione della gente rispondeva: "20% di praticanti - 80% di credenti" con una differenza fondamentale con i cattolici per i quali al probabile 30% di praticanti, se non meno, si affianca, forse, un 30% massimo di credenti.

Quanto poi al dopo calar del sole impressiona, e per nulla sfavorevolmente, la partecipazione della gente alla festa comunitaria del successivo pranzo comune che dura sino a tardi. Al qual proposito da sottolineare che al tramonto la gente non si getta sulle cosa da mangiare dopo ore di vuoto allo stomaco, ma le labbra riarse da una dozzina e oltre di ore vogliono acqua, e acqua. E dall'acqua non si astengono solo i praticanti ma anche, con poche eccezioni, quelli che in moschea non ci vanno, che le cinque preghiere giornaliere non le dicono perché credenti sono.

Quanto all'atteggiamento di cattolici e della Chiesa ragioni di perplessità non mancano soprattutto pensando alla mancanza di reciprocità nei vari Paesi. Ma è e deve essere così se si vuole rispettare il fondamento della religione cattolica, la legge dell'amore.

Quanto all'atteggiamento nei confronti della Chiesa da frange intellettualistiche, da parte cospicua della stampa, da altri soggetti si tratta di un dato strutturale del e nel nostro Paese, alimentato nel tempo anche da errori, chiusure, posizioni di retroguardia (ma anche di eccessiva avanguardia con vere e proprie fughe in avanti) del mondo cattolico. Partendo da lontano. Così lontano da auspicare che la Chiesa riconosca come grande festa il 20 settembre anniversario della fine del potere temporale del Papa…

NdD

Fatti dello Spirito