Testimoni di Geova - 2

diFrancesca Galvani

Spett.le Gazzetta di Sondrio,

Gentlissimo Direttore,

intervengo per confermare e puntualizzare quanto esposto nella
lettera pubblicata in data 20/8/04 dall'anonimo Testimone di
Geova che si firma Sonny, allo scopo di informare i lettori sui
motivi che costringono un appartenente alla setta ad intervenire
su un giornale firmandosi con uno pseudonimo.

Non è infatti conosciuto all'esterno l'atteggiamento che i
Testimoni di Geova riservano ai loro associati che osino
avanzare qualche dubbio sull'assoluta impeccabilità della loro
associazione: essi vengono immediatamente processati con quello
che tecnicamente si chiama "comitato giudiziario" e spesso
condannati alla "disassociazione", ovvero ad un allontanamento
forzato dalla comunità. Teoricamente questo effetto non dovrebbe
avere alcuna conseguenza negativa su persone che già hanno perso
la fiducia nella loro associazione religiosa; ma nella pratica
questo provvedimento spesso ha delle terribili conseguenze sulla
vita personale del disassociato, che normalmente è circondato da
amici e parenti appartenenti alla stessa fede. Il distacco dal
mondo satanico (cioè da tutti coloro che non sono Testimoni di
Geova) riduce progressivamente il Testimone fedele a restringere
le proprie amicizie e i propri contatti alle persone che
appartengono alla stessa Società religiosa. Nella stragrande
maggioranza dei casi, i Testimoni si sposano tra di loro e
trasmettono la loro fede ai figli. Il problema si pone quando un
individuo vuole abbandonare la Società, ma si trova a dover fare
i conti con il trattamento che la società stessa riserva ai suoi
disassociati: "I precedenti vincoli spirituali sono stati
completamente interrotti. Questo vale anche da parte dei suoi
parenti, inclusi quelli nell’immediata cerchia familiare",
recita la Torre di Guardia del 1° gennaio 1982. Si tratta di una
sorta di ricatto verso il dissenziente, il quale si vede
emarginato dai propri amici e dai propri parenti, e non è più
ritenuto degno neppure del saluto. E' una condizione che
normalmente porta a conseguenze gravi come la separazione o la
perdita dell'affetto dei genitori o dei figli ancora Testimoni,
i quali a loro volta sarebbero puniti con lo stesso
provvedimento se scoperti ad intrattenere rapporti con il disassociato. Questo è il motivo per cui ci sono centinaia di
Testimoni i quali sono intimamente convinti della falsità della
propria organizzazione religiosa, ma non possono assolutamente
palesarlo pubblicamente, per non andare incontro a queste
conseguenze. È il caso della persona che ha scritto a questo
giornale, che non vuole dover rinunciare all'affetto della
moglie e dei figli, ancora assolutamente governati nelle loro
scelte dalle regole della Società, che sono obbedite ciecamente,
nell'illusione di fare la volontà di Dio.

Francesca Galvani



GdS - 30 VIII 2004 -
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Francesca Galvani
Fatti dello Spirito