Senza figli non c'é futuro Messaggio dei Vescovi per la XXVIa giornata per la vita
Domenica 1 febbraio 2004 la Chiesa cattolica celebra la
XXVIa Giornata per la vita intitolata quest’anno:
“Senza
figli non c'è futuro”.
Ecco il messaggio dei Vescovi italiani per la XXVI°
giornata per la vita:
Senza figli non c’è futuro. Se i figli sono pochi, in
una società di adulti ed anziani, il futuro svanisce. A
chi consegniamo ciò che siamo, ciò che a loro volta ci
hanno consegnato i nostri genitori? E’ vero anche il
contrario: senza futuro, non ci sono figli. Quando
l’orizzonte si fa incerto o rischioso, si avverte sempre
meno il desiderio di donare la vita, il coraggio di
generare dei figli.
Alla crisi delle nascite, al declino demografico e
all’invecchiamento della popolazione si riferiva anche
il Santo Padre nel suo discorso al Parlamento italiano
del 14 novembre 2002, invitando ad un impegno
responsabile e convergente per favorire una netta
inversione di tendenza. Per riuscirci occorre aver
presenti le cause della crisi, che sono più d’una e di
varia natura. Il Papa parlava di problemi umani, sociali
ed economici, assieme.
E’ un problema l’uomo. Siamo sempre più concentrati su
noi stessi, preoccupati della nostra realizzazione
personale. Ciò non è negativo; lo diventa se degenera
nell’unico obbiettivo che divora tutto il resto. Un
gigantesco “io” stritola un fragile “noi”. Perché allora
lottare per tenere insieme la propria famiglia? Perché
partecipare alla vita amministrativa e politica per
rendere migliore la propria città ed il proprio Paese?
Una soggettività esagerata non concede spazio a nessuno,
certo non ad un figlio, a meno che non serva anch’egli a
gratificare l’io.
E’ un problema la società. Viviamo nella modernità
liquida, in cui nulla dev’essere solido, duraturo,
permanente, per sempre. I valori di ieri erano la
stabilità e la fedeltà. Oggi sono il movimento ed il
cambiamento. Si dice che bisogna essere flessibili,
senza un terreno su cui mettere radici; che solo il
presente è un valore; non lo sono né il passato, né il
futuro. Il tempo si riduce così ad una sequenza di
attimi presenti, senza un prima, né un dopo. Se questo è
il contesto culturale, i figli non possono rientrare nel
progetto della modernità. I figli infatti sono per
sempre, richiedono una famiglia solida per poter
crescere, genitori che diano loro amore per tutta la
vita, stabilmente. I figli inoltre catalizzano energie
che invece - viene suggerito è bene dedicare alla
carriera, al successo, al potere. I figli dunque non
appartengono all’orizzonte di questa modernità, di
questa cultura.
Sono un problema anche le risorse economiche. Non si
possono monetizzare i figli, ma è evidente che costano
molto e che l’organizzazione della nostra società li fa
costare sempre di più. E’ la cruda realtà con cui devono
misurarsi i genitori, i quali possono contare su aiuti e
sgravi fiscali, che però non incidono ancora in modo
determinante nella soluzione dei problemi quotidiani e
che comunque restano distanti dai livelli di altri paese
europei. Un contributo una tantum alle coppie che
generano un figlio è senz’altro una forma di
incoraggiamento, ma non risolve tutti quei problemi se
poi il contesto rimane immutato; se cioè il part-time,
soluzione ideale per molte madri con figli piccoli, è
spesso una chimera; se gli asili nido sono ampiamente
insufficienti; se le donne che dedicano alcuni anni
della loro vita quelli in genere più proficui per la
carriera ai figli, quando rientrano nella loro azienda,
vengono considerate professionalmente superate e non
abbastanza amanti del lavoro; se un padre che sceglie il
congedo è fatto oggetto di ironia, più che di
ammirazione; se una giovane coppia vede svanire
nell’affitto di un bilocale, inadatto a famiglie con
tanti figli, metà del proprio reddito.
Senza figli non c’è un futuro. Ma anche senza genitori
non c’è futuro. Un’intera cultura dominante ha scordato
il valore della paternità e della maternità, anche
spirituali. Mancano i figli e mancano i genitori. Ma
mancano anche gli educatori ed i maestri. Parlando dei
figli che mancano nel nostro Paese non dobbiamo
dimenticare i figli che numerosi un futuro l’avrebbero
se non se lo vedessero rubato dalla denutrizione, dalla
malattia, dalla guerra; per non dire di quelli che un
futuro non lo potranno mai avere perché viene loro
radicalmente sottratto dalla persistente pratica
dell’aborto. Occorre quindi lavorare su più fronti.
Sulla famiglia, per vincere la tenaglia dell’egoismo che
spinge a considerare la generosità, la comunione e la
fraternità i vizi dei perdenti, quando invee la storia
dice che alla lunga sono le virtù dei vincenti.
Sulla società, sul mercato del lavoro, nel dibattito
culturale a partire dai mass-media, per proporre
immagini positive di genitori uniti, responsabili e
felici.
Sulla politica, perché consideri davvero la famiglia
quello che è: il primo nucleo della società italiana, ed
attorno alla famiglia costruisca un progetto di Italia
futura, investendo con convinzione sui figli, nostro
futuro.
Per affrontare questi impegni non mancano le risorse di
tanti uomini e donne che credono nella vita. Credono
anche quando le condizioni di disabilità lasciano
intravedere un futuro difficile e lottano per renderlo
il migliore possibile. Testimoni ad un tempo di amore
alla vita e di speranza per il futuro. Benedica e
avvalori questi intendimenti il Dio della vita!
Consiglio permanente della
Conferenza Episcopale ItalianaRed
GdS - 30 I 2004 -
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