Il Papa a Monte Citorio
La visita del Papa al Parlamento italiano, presenti a
Monte Citorio (Si usa scriverlo attaccato, ma la targa sulla via
che la diretta TV ci ha fatto vedere ha questa dizione) con deputati e senatori il Presidente della
Repubblica, il Governo al completo e, negli spazi solitamente
riservati al pubblico, personaggi che hanno ricoperto le
maggiori cariche dello Stato, è risultata un evento
straordinario. Ha fatto sensazione il numero di interruzioni del
discorso del Pontefice: ventidue con altrettanti applausi
dell’intera assemblea.
Certamente il Papa ha interpretato al meglio il suo ruolo e
l’occasione, con un intervento di altissimo livello, anche per
equilibrio e misura, in un momento definito generalmente
storico.
Il Parlamento italiano è stato altrettanto all’altezza.
Vogliamo citare le posizioni espresse da due autentici laici che
hanno così dato dimostrazione di cosa sia e cosa valga la
cultura autentica.
L’on. Biondi, liberale laico, autenticamente laico,
nell’esternare il suo apprezzamento ha sinteticamente detto
“Libera Chiesa in libero Stato”.
L’on. Pisapia, laico di Rifondazione Comunista, premesso di non
essere cattolico, ha sostenuto però doversi prestare massima
attenzione alle parole del Papa. “Giro tra la gente e verifico
come la gente lo ascolti e ne senta l’influenza”.
L'on. Bertinotti, ovviamente laico dichiarato, - e al quale
vanno i complimenti pèer quanto esposto - dal canto suo, ha
rilasciato un'intervista al Giorno (pag. 2 del 14 XI scorso) che
merita non solo la lettura ma anche qualche riflessione per chi
interpreta la sua posizione di laico in chiave sostanzialmente
antireligiosa e anticlericale.
Si sa che l’eccezione non fa che confermare la regola.
Volutamente assenti l’on. Cossutta e l’on. La Malfa.
Liberi
naturalmente di farlo. Anzi, meglio così piuttosto che
un’ipocrita presenza non sentita.
Non è una battuta ricordare il non sopito amore dell’on.
Cossutta per Karl Marx, nonostante la débacle decretatagli dalla
storia, e quindi non dimentico che per il suo idolo la religione
era “l’oppio dei popoli”.
E così non va dimenticato l’anticlericalismo viscerale dell’on.
La Malfa che non ci pare vi fosse, o fosse palesato, dal suo
grande padre Ugo.
Entrambe posizioni fuori dalla storia, fuori dal tempo, fuori
dalla realtà, sterili e inconcludenti. Di più: piccine.
B.C.
GdS - 18 XI 2002 -
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