Nostra esclusiva: ecco le visioni della passione di Gesù avute da S. Anna Catherine Emmerick che ha ispirato il film di Mel Gibson

di Giancarlo Padula

Il portale dei
“ragazzi del Papa”, www.papaboys.it, pubblica in esclusiva,
a puntate un documento eccezionale. Si tratta della “Dolorosa
Passione di nostro Signore Gesù Cristo”, della Venerabile Anna
Catherine Emmerick, che ebbe in visione tutta la vita di Gesù,
con particolare riferimento alla Passione, il libro al quale,
oltre ai quattro Vangeli, si è direttamente ispirato il regista
Mel Gibson, in quello che rappresenta sicuramente il più grande
evento cinematografico del momento, e della storia del film
religioso.

Non solo per la valenza di fede, ma per tutte le
polemiche (siamo solo agli inizi), che vi ruotano attorno. I pro
e i contro sono sulla bilancia. E mentre il mondo evangelico,
soprattutto in America, si è immediatamente schierato a favore
di Gibson, sostenendolo in tutti i modi, nella preghiera, nella
prenotazione di biglietti, nella realizzazione di siti, nella
produzione di poster, cartoline, magliette, e chi più ne ha più
ne metta, il grande comparto cattolico, soprattutto per quanto
riguarda i “big” sia in campo religioso che laico, ancora stanno
alla finestra, fatta eccezione delle chiarissime affermazioni
del regista Franco Zeffirelli, autore del famoso kolossal Gesù
di Nazareth, che ha attaccato Gibson e di Vittorio Messori, il
più famoso scrittore cattolico italiano, che oltre a numerosi
best sellers su temi della fede, particolarmente cristocentrici,
come “Ipotesi su Gesù” e “Patì sotto Ponzio Pilato”, che si è
schierato a piè pari dalla parte dell’attore-regista-produttore.

“La Dolorosa Passione di nostro Signore Gesù Cristo” è un libro
sostanzialmente introvabile in commercio, ma lo si può
consultare nelle biblioteche soprattutto dei Padri Agostiniani,
perché S. Anna Catherine Emmerick era di questo Ordine. Mistica
stigmatizzata tedesca, nata a Flanske in Westfalia nel 1774 e
morta a Dolmen nel 1824, di famiglia contadina entrò nelle
Agostiniane di Agnetenberg (1802). Soppresso il monastero da
Napoleone nel 1811, visse a casa di una pia vedova. Nel 1812
cominciarono le manifestazioni straordinarie. Una doppia croce
sanguinante sul petto e, l’anno dopo, le stigmate alle mani e ai
piedi. Nel 1789 gli apparve Gesù che le offrì la corona di
spine, lei accettò ed ebbe così sulla fronte le prime stigmate.
Quando Anna Caterina aveva 45 anni, attirato dalla sua fama,
venne a visitarla il famoso scrittore e poeta Clemens Maria
Brentano, uno dei più importanti rappresentanti del Romanticismo
tedesco. Appena le si presentò la veggente lo riconobbe e giorno
dopo giorno cominciò a raccontare tutta la sua narrazione,
dodicimila pagine che descrivono nei dettagli la vita di Gesù e
di Maria. Le visioni della Emmerick erano del tutto particolari:
lei si separava dal corpo dopo essere stata “chiamata” dal suo
angelo custode e il suo spirito si recava in Terra santa dove
assisteva agli episodi evangelici come se stessero avvenendo in
quel momento; il giorno dopo li descriveva a Brentano. Una delle
ultime edizioni italiane del libro è stata a cura della L.I.C.E
– R. Berruti & C di Torino, del 1937, (anche le edizioni Ancora
di Milano hanno pubblicato materiale inerente a questo volume,
intorno agli anni cinquanta). Nella copertina compare la
dicitura: “Unica traduzione italiana di Olivia Rudella Gerevini,
della 55° edizione tedesca autorizzata dalla Casa Editrice G.J.
Manz di Regensburg (Baviera).

Gesù nell’Orto degli Ulivi: “Quando Gesù, dopo l’istituzione del
Santissimo sacramento dell’Altare, lasciò il Cenacolo con gli
undici apostoli”, si legge tra l’altro ne <La Dolorosa Passione
di Nostro Signore Gesù Cristo>, “l’anima sua era già turbata e
la sua tristezza andava sempre crescendo. Egli guidò i compagni,
per un sentiero nascosto nella Valle di Giosafat, e di là si
diresse con loro al monte degli Olivi; quando furono giunti
davanti alla porta, vidi la luna non interamente piena levarsi
sulla montagna. Il Signore, errando con i compagni nella valle,
diceva che sarebbe ritornato in quel luogo per giudicare il
mondo, ma non povero e languente come lo vedevano allora, e che
in quella seconda venuta altri avrebbero tremato e gridato:
<Montagne copriteci> I suoi discepoli non lo compresero, e
cedettero, cosa che accadde loro più volte in quella notte, che
la debolezza e l’esaurimento lo facessero delirare……Gesù andò a
pregare nella parte più selvaggia…Gesù era molto triste e
presentiva l’avvicinarsi del pericolo e i discepoli ne erano
assai turbati. Egli disse allora a otto di loro di rimanere
nell’orto del Getzemani: “Restate qui, disse, mentre io vado a
pregare nel luogo che ho scelto”…..era indicibilmente triste,
perché sentiva l’avvicinarsi dell’angoscia e della prova;
Giovanni gli chiese come mai Lui, che li aveva sempre consolati,
potesse essere così abbattuto: “L?anima mia è triste fino alla
morte”; rispose, e, guardando intorno a sé, vide da ogni lato
l’angoscia e la tentazione avvicinarsi come nubi cariche di
immagini spaventevoli: “Fermatevi, vegliate con me; pregate
affinché io non abbia a cadere in tentazione”…..La sua tristezza
e la sua angoscia crescevano ed Egli si ritirò tutto tremante in
fondo alla grotta, come uno che, perseguito da spaventoso
uragano, cerchi un rifugio per pregare; ma le visioni minacciose
lo seguirono anche nella grotta e si fecero ancora più distinte.
Quella stretta caverna sembrava racchiudere l’orribile
spettacolo di tutti i peccati commessi dalla prima caduta fino
alla fine del mondo, e quello del loro castigo; perché proprio
nell’Orto degli Ulivi si erano rifugiati Adamo ed Eva quando
erano stati scacciati dal Paradiso e mandati raminghi sulla
terra inospitale, e avevano pianto e tremato in quella stessa
grotta. Ebbi allora la chiara impressione che Gesù,
abbandonandosi ai dolori della Passione che stava per
cominciare,e offrendosi in olocausto alla Giustizia Divina per
soddisfare e riparare i peccati del mondo, facesse rientrare in
qualche modo la sua divinità in seno alla Santissima Trinità,
per rinchiudersi sotto l’effetto della sua carità infinita,
nella sua paura, amante e innocente umanità che, armata solo
dell’amore che infiammava il suo cuore di uomo, si immolava, per
tutti i peccati del mondo, per tutte le angosce e tutte le
sofferenze. E volendo soddisfare per l’origine e lo sviluppo di
tutti i peccati e di tutti gli istinti pravi, il misericordioso
Gesù, prese nel suo cuore, per amore di noi peccatori, la radice
di ogni espiazione santificante, e allo scopo di soddisfare per
i peccati infiniti, lasciò crescere e dilatarsi questa pena
infinita come un albero dalle mille braccia, e penetrare in
tutte le membra del suo sacratissimo corpo, in tutte le facoltà
l’anima sua santissima. Così, abbandonato interamente alla sua
umanità, implorando Iddio con tristezza e angoscia
inesprimibile, cadde col viso a terra, mentre tutti i peccati
del mondo gli apparivano in forme innumerevoli con tutta la loro
bruttezza interiore: li prese allora tutti sopra di sè, e si
offerse, nella sua preghiera, alla giustizia del Padre Celeste,
in riparazione di questo spaventevole debito….”
(Prima puntata –
continua)


Giancarlo Padula



GdS - 20 II 2004 -
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Giancarlo Padula
Fatti dello Spirito