Italia: che Paese straordinario!
L’Italia è un
Paese straordinario.
La stampa straniera non perde occasione per mettere in risalto
questo o quell’aspetto negativo del nostro Paese. L’esempio più
recente ci riguarda da vicino: il rinvio dello slalom gigante
dei mondiali di sci alpino di Bormio per lo sciopero di pochi
addetti e per l’incapacità di chi doveva provvedere a ovviare ad
una simile situazione. Ci hanno ridicolizzati.
E’ un leit-motiv costante, come però lo è anche la sorpresa
quando all’improvviso vien fuori l’altra faccia degli italiani,
quella della serietà combinata con quell’estro e quella fantasia
che gli anglosassoni manco si sognano.
Qualche citazione a ritroso nel tempo.
Ricordiamo come il nostro Paese era uscito dalla guerra.
Ovunque, in ogni settore, in condizioni spaventose, soprattutto
al nord dove le distruzioni nelle città e nei paesi si
accompagnavano a quelle del tessuto produttivo. Non ci volle
molto. Una stupefacente rapida ricostruzione in condizioni
oggettivamente difficili quando si viaggiava sui carri-bestiame
e si mangiava come si poteva, portò in pochi anni l’Italia ad
aggiudicarsi l’Oscar per la lira, trampolino di lancio per
l’ingresso nei Paesi più industrializzati. Non l’avrebbe detto
nessuno, non solo all’estero ma forse anche in Italia. Dopo il
successo mondiale della Vespa un Ministro inglese dichiarò ai
Comuni che lo scooter non dovevano inventarlo gli italiani ma
gli inglesi….
Un caso esemplare.
Alle 23.52 del 17 dicembre 1981 le BR comunicano di aver rapito
il generale americano della NATO James Dozier a Verona in Via
Lungo Adige 5. Un po’ tutti sotto shock. Preoccupazione
fortissima nella NATO e negli USA che inviano agenti CIA e
quant’altri. L’Italia è considerata persa per l’Occidente.
Situazione economica difficile, rapporti politici tesi tra DC e
PSI e quindi con la Presidenza del Consiglio Spadolini,
Brigatisti che imperversano. Il Ministro dell’Interno Rognoni
non molla: ci pensiamo noi. Il 28 gennaio operazione da manuale
dell’UCIGOS. Gli addetti ai lavori in tuta su una strada nel
centro di Padova, rumorosi e notevoli, si rivelano, sono le
teste di cuoio della polizia. Irruzione e senza colpo ferire il
Generale è liberato e i brigatisti sono catturati. La reazione
in America è impressionante. Pensavano all’Italia come Paese da
sbatter via e invece si dimostra meglio degli ste ssi Stati
Uniti! Vogliono Pertini che ci va, vogliono Rognoni a destra e a
sinistra, che ci va. Dalla polvere l’Italia all’altare.
Capita quando gli italiani si ricordano di cosa sono stati i
loro progenitori, quando mettono in campo la loro cultura,
talmente nel DNA da esserne ricco persino un analfabeta. E,
quando, soprattutto, mettono in campo la loro umanità.
Per Giovanni Paolo II si è mosso e commosso il mondo intero noi
compresi, né più né meno. Ma l’Italia ha tirato fuori qualcosa
di eccezionale. Ha mostrato al mondo una capacità organizzativa
insospettabile e insospettata. Sono arrivati in quattro e
quattr’otto a Roma oltre tre milioni di persone, un evento
impensabile ovunque, in qualsiasi parte del pianeta. Ha
funzionato tutto senza scompensi. Le Ferrovie di solito
quotidianamente criticate per ritardi e altro hanno messo in
campo un numero altissimo, il massimo possibile, di treni
straordinari, senza un inciampo. Il metro a Roma viaggiava con
una frequenza-limite per via della sicurezza, un treno
praticamente dopo l’altro. Gli autisti del bus hanno dormito
negli uffici per non correre rischi di ritardi. Ha funzionato la
fornitura di cibo, d’acqua, di posti, di servizi. Significativo
che nonostante tale affluenza non vi sia stato un borseggio, uno
scippo, un alterco, un qualsiasi reato.
E poi le 200 delegazioni ad altissimo livello. Di solito quando
arriva un Capo di Stato c’è un bel dispositivo all’aeroporto,
scorta, Forze dell’Ordine lungo il tragitto e fino alla meta.
Qui 200, e 200 percorsi diversi, scorte diverse, interpreti,
Autorità a ricevere gli illustri ospiti. Bush e altri hanno
fatto i complimenti all’Italia, ma visto che Roma era nel video
di oltre 3 miliardi di persone, i complimenti erano impliciti di
fatto nel mondo intero.
Eravamo abituati alla compagnia, quasi ogni giorno, di Papa
Wojtyla. Veniva in casa nostra, in genere nel telegiornale
quando si è a tavola, diventato uno di famiglia. Ne abbiamo
seguito la straordinaria parabola e il suo declino sino a quella
mattina sulla solita finestra con quel gesto perché non riusciva
a parlare nel microfono che gli avevano messo davanti alla
bocca, l’ultima sua immagine che abbiamo presente. Era di
famiglia per tantissimi, anche per non credenti come quell’emiliano
che intervistato in TV diceva di aver preso tre giorni di ferie
per scendere a Roma e rendere omaggio al Papa pur non essendo
credente. E quando si è spento l’intensità dell’emozione e della
commozione è stata altissima. In molti magari anche per una
sorta di complesso di colpa per avere dimenticato nel corso
degli anni quella fede che invece aveva sospinto per una vita
Lui.
Straordinario Paese per uno straordinario omaggio per un Papa
straordinario.
GdS
GdS 10 IV 2005 -
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