La diffusione di una storica devozione. Il caso dell’Apparizione della B.V. di Tirano - Ricerca

diAutori vari

Bruno
Ciapponi Landi


La diffusione di una storica devozione. Il caso dell’Apparizione
della B.V. di Tirano. Presentazione della ricerca


Il Cinquecentesimo anniversario dell’apparizione della Madonna
di Tirano ha offerto l’occasione all’ANTEA Cisl di Sondrio di
promuovere questo convegno che ha lo scopo di approfondire le
conoscenze sul santuario e sulla sua storia religiosa e civile.


La circostanza è parsa ideale anche per promuovere iniziative di
sensibilizzazione culturale in grado di sviluppare
consapevolezze e progettualità che tenessero conto, fa l’altro,
delle possibili ricadute sociali ed economiche. Ciò secondo la
tradizione, che vede fra le più vistose conseguenze di natura
non religiosa dell’apparizione, lo sviluppo della città, della
zona e della stessa valle di cui il santuario e la sua piazza
sono stati il centro economico per almeno tre secoli.

Per inquadrare correttamente la questione nella sua specificità
bisogna però partire da alcuni dati storico-geografici.

Anzitutto va tenuto presente che la provincia di Sondrio non è
diocesi, ma appartiene da sempre alla diocesi di Como, città
sulla quale sono andati sempre più diminuendo i motivi di
gravitazione economica e culturale. In questa condizione il
santuario viene a costituire, in ambito religioso, il massimo
luogo di convergenza storica sovra parrocchiale, a disposizione
della diocesi in Valtellina.

Un’altra considerazione è che la Valtellina (quattro quinti
della provincia di Sondrio) ha nel santuario e nella sua piazza
il luogo di identificazione collettiva non soltanto religiosa,
ma anche civile.

Il santuario stesso è di proprietà comunale ed il Comune lo ha
amministrato per secoli, con amplissimi poteri derivanti da uno
speciale privilegio pontificio. Ma ad assicurare
l’identificazione al di là dell’ambito religioso è la
circostanza che attorno al tempio, dal XVI secolo, si sono
svolte importantissime fiere di merci e bestiame che ancora nei
primi decenni dell’Ottocento erano determinanti per l’andamento
dell’economia della intera valle. Fra tali fiere quella di S.
Michele, nella ricorrenza dell’Apparizione, era quella che
durava più a lungo e che richiamava mercanti e acquirenti da
tutta la valle e dai paesi più lontani. Nel corso di quasi tre
secoli aveva raggiunto notorietà e importanza tale da essere
determinante, come si è detto, per l’andamento dell’economia
dell’intera valle. Ma anche indipendentemente dalle fiere, nei
secoli scorsi raggiungevano il santuario moltitudini di devoti,
con processioni e pellegrinaggi organizzati dalle parrocchie
dell’intero territorio, dalla diocesi e dalle valli vicine.
Anche il Libro dei miracoli (una sorta di diario dei primi anni
di attività del santuario) attesta un’ampia area di provenienza
dei pellegrini ben oltre le attigue Valcamonica e Valposchiavo.
Anche l’amministrazione dell’“Hostaria granda” del santuario,
puntualmente annotata nei registri dei conti, costituisce una
testimonianza preziosa di uno dei più interessante e cospicui
esempi locali di organizzazione di tipo alberghiero e testimonia
la provenienza dei pellegrini da luoghi remoti.

Insomma il santuario e la sua secolare vicenda ci attestano una
larga diffusione della devozione per la Madonna di Tirano, o
almeno della sua notorietà in un’area assai ampia.

Una notorietà a cui hanno concorso significativamente le
immagini a stampa di cui avremo modo di vedere esposta nel
pomeriggio la raccolta più cospicua esistente nella mostra
appositamente allestita per i partecipanti a questo convegno
presso il Museo Etnografico Tiranese,

Poste queste premesse, passo a parlarvi dell’iniziativa che devo
presentarvi.

Si tratta di una ricerca condotta in collaborazione con il Museo
Etnografico Tiranese sulla diffusione della devozione della
Madonna di Tirano a cui riteniamo che tutti gli aderenti all’ANTEA
possano dare il loro contributo.

Abbiamo limitato i dati personali dell’intervistato
all’indicazione del sesso, alla classe di età, alla regione,
alla diocesi e al comune di appartenenza.

Le altre domande relative alla ricerca vera e propria riguardano
le informazioni sulla Madonna di Tirano e sul suo santuario
(Ricorda quando ha sentito parlare per la prima volta? Da chi?
Conosce libri, opuscoli e scritti sull’apparizione? Se si, ce ne
sa indicare qualcuno? Come valuta la sua conoscenza degli
avvenimenti legati all’apparizione e al santuario di Tirano? È
venuto/a in visita al santuario? Se si, in quale occasione? Come
turista? In pellegrinaggio? Fra i suoi conoscenti e nella sua
zona è nota l’apparizione della Madonna di Tirano? Se conosce
quadri, altari, statue, pitture murali, ex voto, stampe, edicole
sacre o altri riferimenti devozionali dedicati alla Madonna di
Tirano nella sua zona, ce li può indicare? Ha mai sentito
parlare nella sua zona di grazie particolari attribuite alla
Madonna di Tirano? In caso di risposta affermativa ce le
descriva brevemente. Sa chi era Mario Omodei ? Saprebbe
completare le frasi che seguono: La Madonna di Tirano è patrona…
Il santuario è di proprietà… Tirano è nella Diocesi di…).

Un scheda facile da compilare e anche da proporre ad amici e
conoscenti. Le notizie raccolte ci forniranno un quadro di
sicuro interesse per l’aggiornamento delle nostre conoscenze
sull’argomento.

Don Valerio Modenesi. Una testimonianza

Un saluto cordiale a tutti i presenti, e grazie per l’onore che
mi è concesso di partecipare a questa giornata particolare
dell’Associazione …dei non più giovani attivi del sindacato
C.I.S.L.

Alle parole dei relatori, documentatissimi, si affianca il mio
intervento che, mi è stato detto, non deve essere una lezione,
ma una testimonianza.

Che cosa può significare (ha significato) la presenza del
santuario nella mia vita di ragazzo villasco e di prete.

Ricordi riaffiorano alla mente.

È il 1946. Partecipo, intruppato in un folto gruppo di
chierichetti (ero forse il più piccolo), alla processione lungo
il viale alberato nel giorno in cui, presente il Cardinale
Schuster, si onora la Madonna di Tirano con il titolo di Patrona
della Valtellina. In quella occasione, si mormorava, il Vescovo
si era sentito male (si trattava di monsignor Alessandro
Macchi).

E in seguito, ogni anno, con la parrocchia di Villa raggiungo il
santuario percorrendo la statale dopo aver incontrato il gruppo
di Stazzona e dopo, aver compiuto con solennità, come per
ostentare un qualche antico diritto, il famoso e tradizionale
giro attorno al santuario, come usavano dire i vecchi
confratelli.

Ben presto però, adolescente e poi seminarista, scopro nella
presenza dei padri Serviti una spiritualità mariana che mi
affascina e trovo nel convento dei frati accoglienza e aiuto.
Conosco Padre Anselmo Zordan e gli affido il mio cammino nella
fede e nella vocazione. Ricordo anche molti altri frati.

Sacerdote a Tirano per 14 anni.

Il santuario diventa spesso meta delle mie visite. Per pregare,
confessarmi e, come tutti, per partecipare all’alba alla novena
in preparazione al 29 settembre. Sono gli anni del dopo concilio
e si respira, anche attorno al santuario, un’aria nuova, piena
d’entusiasmo. E anch’io ne sono contagiato e non solo perché
giovane d’anni. Spesso giungono a Madonna personalità di primo
piano nel panorama culturale del tempo: ecclesiastiche e non.
Sono anni splendidi.

A distanza di tempo tante cose si ridimensionano e anche si
correggono. Resta quello un tempo di grazia. Non posso
nascondere anche il disagio di certi anni roventi. Quando la
politica tocca l’altare e viceversa (se così si può dire), gli
animi si accendono. E allora… Com’è difficile l’unità della
mente e dei cuori! Trovo accoglienza e sincera amicizia nei
padri Guanelliani.

Ma ormai sono lontano dalle vicende del Santuario. La mia vita
si consuma a Como, tra il Seminario e la Parrocchia della Città
Murata.

Il 1987 ci ha visto tutti stringersi attorno a Maria, la patrona
della Valle, dopo quella terribile alluvione. Non potevo
mancare: con il gruppo dei seminaristi vengo in Valle per
partecipare alla processione di popolo, in partenza dalla
Madonna del Piano. Forse si è dovuto arrivare al 2004 per vedere
ancora i Valtellinesi accorrere in massa. Mi sembra di cogliere
un “ tanto noi siamo di casa!” (Siamo fatti così!).

E ora a distanza di 500 anni dall’apparizione incontri, studi,
pubblicazioni, iniziative ci fanno conoscere le lunghe file di
pellegrini che si sono avvicendati ai piedi della Madonna.
Spesso ai veri devoti, come ricorda con arguzia il nostro don
Lino Varischetti nel suo libro su Tirano, si affiancano anche
politici, commercianti e ... furfanti! Tutti però sotto lo
sguardo della stessa Madre, che la sa lunga sui segreti del
cuore d’ogni uomo. Ci vede tutti figli. E ora la storia
continua. La mia piccola storia e quella del Santuario e quella
di tanta folla che accorre.

Tutti in cerca di speranza. Oggi come ieri.

Fernanda Garbellini

Presentazione. In occasione del Cinquecentesimo Anniversario
dell’Apparizione della Madonna di Tirano, proclamata Patrona
della Valtellina da Pio XII nel 1946 e venerata nel Santuario di
Tirano, elevato da Pio XI alla dignità di Basilica Romana Minore
e dichiarato Santuario Diocesano dal Vescovo di Como Alessandro
Maggiolini, l’Associazione Nazionale Terza Età Attiva dei
Pensionati della CISL (ANTEA) di Sondrio ha voluto aderire
all’invito del Sindaco di Tirano partecipando alle solenni
celebrazioni della ricorrenza con una giornata di studio
intitolata “Fede e spiritualità ieri e oggi”.

Ci ha spinto a promuovere questa iniziativa la convinzione che
la fatica spesa nell’indagare i fatti e gli eventi della propria
terra, promuoverne e approfondirne la conoscenza, possa dare ai
giovani una maggior consapevolezza di sé e delle proprie radici.

L’obiettivo è la valorizzazione del rapporto intergenerazionale,
individuando nelle tradizioni un bene culturale che ha legato
l’evento religioso al complessivo sviluppo della zona, ma anche
di sottolineare il diverso modo di vivere la fede e la
spiritualità ieri e oggi.

ANTEA, associazione di non più giovani, ancora capaci, però di
progettualità ed entusiasmo, ha voluto promuovere la raccolta di
testimonianze capaci di diventare annuncio di futuro, di
speranza e di augurio per le giovani generazioni.

Le memorie di un tempo sono un tesoro solo se qualcuno consente
a chi le ha vissute o indagate di farne dono nel racconto.

L’anziano, se ha la speranza di essere riconosciuto, accolto e
ascoltato con simpatia, diventa così portatore di memorie
lontane, di racconti veri, di fondamento per i giovani.

L’obiettivo quindi è quello di valorizzare il rapporto
intergenerazionale, individuando nelle tradizioni un bene
culturale che ha legato, in questo caso, l’evento religioso al
complessivo sviluppo della zona, ma anche di sottolineare il
diverso modo di vivere la fede e la spiritualità ieri e oggi.

(Fernanda Garbellini - Coordinatrice del progetto, Vice
presidente ANTEA Sondrio - Segretaria FNPCisl Sondrio)

Gerardo Monizza

Il Santuario di Tirano come elemento di sviluppo della valle nel
turismo religioso.

Difficile stabilire l’origine di un mito ed altrettanto
complicato sarebbe attribuire le competenze ai diversi
personaggi implicati nei fatti avvenuti a partire da quella
domenica 29 settembre 1504, giorno dell’Apparizione.

Un’apparizione “avviene” o meglio si “concretizza” in un ambito
che è quello della fede o di un modo di credere che non può (o
non dovrebbe) neppure essere messo in discussione. Restano
tuttavia i fatti che, pur tramandati in un linguaggio simbolico,
riportano una successione di eventi ben precisa e la
distribuzione di responsabilità che s’allarga a numerosi
personaggi: Mario Omodei, Luigi Quadrio, vescovi e papi,
sacerdoti del clero locale, nobili, amministratori, componenti
delle differenti comunità e tanti miracolati. Il “mito” ha
inizio proprio per la sintonia particolare ed originale che i
fatti di Tirano esprimono.

Se il mito è un tipo di comunicazione simbolica che porta a
credere senza bisogno di prove concrete, ma solo accettando la
fantasia creativa espressa da narrazioni incontrollabili ebbene
Tirano è il luogo della creazione di un mito. Il Santuario della
Madonna, in particolare è il luogo di tale opera.

Tralasciando le analisi e le osservazioni relative ai veri o
presunti condizionamenti culturali, sociali e politici che
potrebbero aver condizionato le azioni dei protagonisti si può
cercare il percorso delle costruzione mitica proprio partendo
dai racconti pervenutici, ma soprattutto dalle immagini del
tempo. In particolare la prima immagine: l’affresco conservato
in Basilica, sulla parete di sinistra, di Autore ignoto e datato
1513. Nove anni dopo l’apparizione.

Quella che si legge è una storia quotidiana che non mette
l’umano in contrapposizione al divino, ma che suggerisce
comportamenti naturali, semplici, quotidiani.

Al centro della composizione vi è la figura della Vergine Maria.
Sta non in mezzo bensì sfiora la circonferenza pietrosa – il
confine – di un orto. La posizione non deve essere casuale:
fosse al centro diventerebbe più generica; stando al limite ed
indicando il confine e quasi “quella pietra” sembra voler
segnare un luogo preciso. Maria è dentro l’orto. Mario Omodei è
all’esterno ed è proteso in avanti. Da buon devoto porta appeso
al braccio un grosso rosario; da uomo pratico ha con sé anche un
cesto intrecciato, piuttosto capiente. L’andata alla sua vigna,
come racconta il Libro dei Miracoli, è interrotta dal vento che
lo trasporta a quel luogo. Lì, Mario supplica la Vergine Maria e
la fanciulla risponde indicando le azioni necessarie: “…che qui
in questo loco se averà a fare una ecclesia a honore mio”. La
giovinetta Vergine Maria dentro la realtà dell’orto indica il
modo giusto per uscire da una situazione critica che vede
malattie e morte. “Qui e non altrove” sta il bene ed il
benessere e Mario – sorpreso - col suo rosario in mano e il suo
cestello vuoto acconsente a farsi portavoce per il mondo. E lì a
Tirano, per cinquecento anni confluiscono pellegrini e turisti
alla ricerca di una esperienza di fede e di vita. Ma anche di
emozioni e di bellezze d’arte.

Saveria Masa

La Madonna di Tirano nella storia e ai giorni nostri. Miracoli e
tradizione


Il 29 settembre 1504 la Madonna apparve a Tirano a Mario Omodei,
uomo giusto e devoto, al quale essa si rivolse con un messaggio
di speranza e di misericordia, promise la liberazione dalla
peste in cambio dell’edificazione di un tempio in suo onore,
compiendo quel giorno stesso, un miracolo. Lungi dal
rappresentare un evento unico ed isolato, ancorché
straordinario, l’apparizione di Tirano rappresenta una delle
molteplici manifestazioni visibili della Vergine che si
verificarono numerose in Europa e in Italia fra il XV e il XVI
secolo e simboleggia l’espressione più completa di una nuova
sensibilità religiosa, quella che si diffuse nel corso del
Quattrocento con il culto mariano attraverso diverse forme
devozionali, liturgiche e artistiche.

L’apparizione e i numerosi miracoli che la Madonna operò a
partire da quel giorno fecero crescere da subito la devozione al
luogo di Tirano e la costruzione del santuario fu realizzata in
brevissimo tempo: dal 1505 al 1513. Alla Comunità di Tirano fu
attribuito, con una bolla pontificia, il giuspatronato sul
santuario con il diritto di eleggerne i rettori e di provvedere
al culto.

Il santuario ha rappresentato, nel corso dei secoli, il centro
della devozione popolare per tutta la Valtellina, ma anche meta
di numerosi pellegrini (provenienti da tutte le aree geografiche
ad essa confinanti), che presso il santuario hanno implorato
grazie e guarigioni. Esso, in particolar modo, è divenuto il
simbolo e la roccaforte della religione cattolica a partire
dalla diffusione della riforma protestante alla quale aveva
aderito buona parte dei Grigioni sotto il cui dominio la
Valtellina era stata assoggettata dal 1512. Le alterne vicende
che hanno caratterizzato la storia politica e religiosa della
valle dal Cinquecento sino ad oggi, non hanno mutato il ruolo di
centro della devozione mariana, non solo locale, che il
santuario della Madonna di Tirano ha assunto sin dalle sue
origini, grazie soprattutto alla posizione di confine e crocevia
di secolari traffici e passaggi, oltre che alla straordinarietà
dei miracoli che la Vergine Maria vi ha sempre compiuto.
Guarigioni insperate, salvataggi in extremis, resurrezioni, per
il battesimo, di bambini nati morti sono alcuni dei primissimi
atti prodigiosi operati dalla Madonna di Tirano e narrati nel
Libro dei miracoli dal 1505 al 1519. Documento di notevole
interesse storico e letterario, oltre che religioso, il Libro
dei miracoli rappresenta un ritratto particolarmente attendibile
della realtà sociale e devozionale di un’epoca di passaggio,
quello fra Medioevo ed Età Moderna, ed è lo specchio fedele di
questa particolare forma di devozione che si è espressa tramite
una fiducia incondizionata nella Madonna le cui vicende terrene
la avvicinano all’uomo, alle sue sofferenze e ai suoi affanni:
non a caso, a lei ci si rivolgeva con l’appellativo di Madonna
de la sanitate, ossia colei che ridona salute fisica e
spirituale.

UN ALTRO VOLTO DI DIO

di Battista Rinaldi


Nell’esperienza religiosa il linguaggio che meglio serve a
comunicare e ad esprimere il vissuto è quello simbolico. Un po’
come in tante altre esperienze: per esempio quella artistica.

A partire da questa convinzione, allora, molti dei racconti di
miracoli, di visioni, di esperienze mistiche non possono essere
considerati dei prodotti di una sottocultura, o di epoche non
all’altezza della nostra mentalità tecnico-scientifica. Si
tratta, invece, di vere e proprie testimonianze di una fede
adulta, del tutto ‘incarnata’ dentro una vita estremamente
responsabile, che rendono ragione di un modo di intendere
l’esistenza con significato; che documentano un ‘appropriazione’
dei contenuti religiosi fino farli diventare un tutt’uno con il
proprio vissuto quotidiano.

In questo modo viene superata quella situazione, molto diffusa
ai nostri giorni, per cui il fatto religioso non rappresenta più
nessun punto di riferimento soprattutto nei momenti difficili
dell’esistenza e delle scelte decisive per la vita.

Specialmente nel Libro dei miracoli della Madonna di Tirano,
recentemente pubblicato in edizione integrale e con un sapiente
e ragionato commento storico-critico a cura di Saveria Masa,
questo fatto appare con estrema chiarezza. Ne scaturisce una
testimonianza di fede in cui, attraverso una forte devozione
mariana – legata al santuario appena sorto, ma anche più vicino
al vissuto della gente per quello che Maria rappresenta nella
storia della salvezza - appare un modo originale di intendere il
volto di Dio, il suo rapporto con l’uomo e dell’uomo con Dio, un
modo di intendere il senso della vita, il valore della
mediazione di Cristo nell’esperienza salvifica.

Anche l’esperienza della fede, in questo modo, appare non come
un atteggiamento di debolezza e di rinuncia nei confronti dei
drammi dell’esistenza, ma una vera e propria presa di coscienza
delle proprie responsabilità e della ricerca di quella luce
necessaria in grado di illuminare e orientarne il corso.

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GdS - 30 XII 2004 -
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