LE COSE CHE CONTANO 11 1 30 35

Mentre da un po' di tempo siamo tutti colpiti dal frastuono assordante dei media sul caso Ruby e sulle vicende giudiziarie che interessano la vita privata e pubblica del Presidente del Consiglio, è passata in sordina una notizia che invece ha destata soddisfazione e grande gioia in tante persone del laicato e della gerarchia della Chiesa cattolica.

La notizia, divulgata il 14 gennaio scorso dalla sala stampa Vaticana, riguarda la autorizzazione di Papa Benedetto VI° a promulgare il decreto di beatificazione del Prof. Giuseppe Toniolo: illustre professore, promotore della sociologia economica come disciplina scientifica, ispiratore profetico della Enciclica sociale "Rerum Novarum", promulgata da Papa Leone XIII° nel lontano 1891 e cofondatore, con padre Agostino Gemelli, dell'Università Cattolica.

Nato a Treviso il 7 marzo 1845 e morto a Pisa il 7 ottobre 1918, Toniolo fu sociologo ed economista di fama internazionale, ideatore delle settimane sciali dei cattolici italiani, alla guida dell'Azione Cattolica nei primissimi anni del 1900, tra i fondatori della FUCI (la Federazione degli universitari cattolici), e tra gli artefici dell'ingresso dei cattolici nella vita politica e sociale italiana. Sposato, era padre di sette figli. La data della beatificazione non è stata ancora fissata.

Fin qui le scarne notizie sommarie della figura nel nuovo Beato.

Quello che invece mi interessa sottolineare sono l'importanza dei suoi studi, delle sue opere e intuizioni. Anzitutto i suoi studi in fatto di democrazia economica, politica e sociale.

In tempi in cui vigeva la monarchia e il "Non Expedit" (la Bolla papale che vietava ai cattolici di impegnarsi in politica) egli elaborava una sua piattaforma sociale e politica per la costituzione di un nuovo stato moderno a partire dalla costruzione di un nuovo partito, denominato Democrazia Cristiana. Per il Toniolo "l'essenza della democrazia non è legata ad una specifica forma di governo, ma essa è un concetto etico e sociale prima che politico, e coincide con una azione sociale volta al bene comune". Su questa linea di pensiero Egli, in uno scritto del 1899, affermava: " noi vogliamo l'organizzazione graduale della società in associazioni professionali, autonome, generali e ufficiali. Lo stato dovrebbe lasciare piena libertà e dare il riconoscimento giuridico alle unioni professionali che sotto l'azione dell'iniziativa privata verranno formandosi".

Altri punti che il Toniolo metteva in evidenza furono: La rappresentanza proporzionale dei partiti nei Consigli Comunali e della Nazione; un'efficace legislazione protettiva del lavoro, assicurazioni contro gli infortuni, le malattie e la vecchiaia; tutela degli interessi agricoli della piccola proprietà, delle proprietà collettive e specialmente di quelle comunali.

In presenza del grande sviluppo che stava assumendo la "rivoluzione industriale" di fine ottocento, in presenza di un capitalismo gretto, sordo e cieco nei confronti dei bisogni delle masse dei lavoratori, il Toniolo si peritò di contrapporre alle tesi corporative sostenute da taluni ambienti dell'alta borghesia e della nobiltà che osteggiavano la nascita di organizzazioni di tutela dei lavoratori in quanto contrapposte al loro status e ai loro obiettivi di potere, ben lungi dall'accogliere quelle tesi Egli osservava: "il movimento sindacale non è un fenomeno da contenere ma una nuova e profonda elaborazione sociale che si stacca dalla precedente stratificazione (separazione rigida per censo e potere). In buona sostanza si tratta di non osteggiare il nuovo fenomeno, ma di incoraggiarlo, indirizzandolo per il meglio, in modo che possa diventare strumento di rigenerazione della società". Come si nota, il nostro Beato, lungi dall'essere un conservatore, come taluni ambienti volevano che fosse nel tentativo di screditarlo, a proposito della nascita dei sindacati aggiungeva: "Il sindacalismo è un prodotto spontaneo dell'energia sociale, in specie delle classi operaie, al quale lo stato appone la veste e tuttalpiù garanzie e sussidi integranti e perciò la sua genesi deve essere il meno possibile prevenuta, compressa, coartata dalle leggi e dai regolamenti dello stato. E aggiungeva, rafforzando il precedente pensiero: "L'ordinamento sindacale deve costituire l'approdo spontaneo, la meta di un processo storico di consolidamento e potenziamento della classe lavoratrice che la società nazionale organizzata ha il compito di favorire. In tal senso si tratta di una classe tutt'altro che statica, ma come il prodotto della rivoluzione industriale e del contratto di lavoro, organizzazione orizzontale che, per talune scelte pubbliche, unisce sindacati a formazione spontanea, anche di diverse ideologie".

In termini organizzativi moderni le prefigurazioni del Toniolo sono le grandi Confederazioni Sindacali Nazionali.

Aveva la vista lunga Giuseppe Toniolo! Del resto come la ebbero tutti gli uomini di fede e di pensiero. Ci sarebbero tanti documenti e studi da approfondire e da discutere, ma non è questo il luogo. Egli fu un grande ideatore sociale economico e politico. I suoi studi vertevano (vertono) in direzione della cooperazione come strumento di promozione umana; del contratto collettivo di lavoro come strumento per la promozione della dignità dei lavoratori e del bene comune.

Fu anche il precursore di una idea formidabile che oggi sta emergendo nell'agone del dibattito generale sulla crisi in atto e sui possibili strumenti o linee operative da adottare per uscirne in modo brillante.

Si tratta dell'idea di trasformare una parte della remunerazione fissa dei lavoratori dipendenti in partecipazione agli utili di impresa con l'imprenditore.

Partecipazione che suppone assumere corresponsabilità nella conduzione dell'impresa, ove il dipendente diventa cointeressato alla buona salute, allo sviluppo e alla stabilità e continuità del proprio posto di lavoro. Un'idea che sovverte per certi aspetti il "modus operandi" che sino ad oggi ha caratterizzato il rapporto, spesso conflittuale, tra imprenditori e operai.

Già Giulio Pastore, fondatore e primo segretario generale della CIS L , accarezzò questa idea nei primissimi anni 50, ma ebbe la prudenza di soprassedere in attesa di tempi più consoni all'idea stessa.

Che siano veramente questi i tempi in cui avviare e portare a compimento le idee, ormai secolari, di Giuseppe Toniolo? Questa mi parrebbe un'idea da proporre ai sindacati, ai lavoratori e agli imprenditori. Per i cattolici sarebbe un modo nobile e fraterno per rendere un affettuoso omaggio a uno scienziato, ad uno studioso di economia sociale, ad un Santo.

In fondo, si tratta di riflettere sulle vere cose che contano!

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Fatti dello Spirito