LIBANO: MISSIONE ITALO-FRANCESE, NON DELL’EUROPA CHE COLLEZIONA L’ENNESIMO FIASCO MENTRE PER L’ONU E’ MEZZO FIASCO

Che l’Italia debba andare sono d’accordo tutti o quasi (anche chi, con diverso Governo, era contrario ad altre missioni, del tutto simili) – Che l’ONU non sia riuscita a mettere insieme 15.000 uomini è una cosa tragica e foriera di sviluppi futu

La missione italo-francese

Quando si è trattato nel Palazzo delle Nazioni Unite di varare una risoluzione sul conflitto in corso nel Libano sono stati tutti abbastanza d’accordo e in un tempo ragionevolmente breve si è votato. Sembrava tutto facile, bastava in fin dei conti organizzare la composizione e il trasporto di 15.000 soldati: otto battaglioni di fanteria meccanizzata (ognuno tra i 650 e gli 850 uomini), tre battaglioni leggeri da ricognizione, due battaglioni del genio da combattimento, un battaglione del genio per la costruzione e lo sviluppo delle infrastrutture, quattro compagnie di telecomunicazioni, elicotteri capaci di voli notturni (almeno 40 ore di volo al mese per ogni velivolo), due compagnie di polizia militare, un ospedale di livello 2 oltre gli ospedali da campo di livello 1 di ogni battaglione), un battaglione logistico con tre compagnie per i trasporti, tre compagnie per il quartier generale, una compagnia cartografica. Il comando alla Francia, 3000/3500 soldati l’Italia e poi via via gli altri Paesi, soprattutto europei perché c’erano Paesi islamici che non erano graditi a Israele (Bangladesh, Malaysia e Indonesia), altri che non andavano bene ai libanesi, in primis USA e Gran Bretagna. Poi una sorta di passaparola con toccata e fuga. Toccata nel senso di valutare situazione, rischi, costi. Fuga all’insegna del famoso detto “armiamoci e partite”. Superfluo dettagliare visto che si è trattato di una fuga pressoché generale. Persino la Francia, indicata per il comando, aveva deciso un contingente di soli 200 uomini. Poi diranno che era solo il primo invio ecc. ecc. La realtà è che la Francia giustamente non ne voleva sapere di mezze regole, quelle che taluni volevano per poter dire che si trattava di una missione di pace, diversa dalle altre che invece sono del tutto simili (anzi questa è “più tutto”) che avrebbero esposto i soldati a rischi gravi. C’è voluto un vertice europeo sollecitato dall’Italia e pressioni gigantesche dietro le quinte per portare a qualche risultato, anzi a un risultato ma deludente. La Francia è tornata su livelli decenti, vicini a quelli dell’Italia che conseguentemente ha ridimensionato la propria partecipazione riducendola a un massimo di 2500 uomini, meno di quelli dell’Irak. La Spagna si è convinta a mandare 800 uomini, la Polonia fino a 500 unità, il Belgio, inizialmente sul fronte del no dove sono rimasta Olanda e Danimarca 400, la Finlandia 250. Danimarca, Germania, Grecia e Portogallo salvano la faccia non mandando soldati ma mezzi. Disponibili, ma probabilmente in attesa di eventi, Brunei, Bulgaria, Norvegia, Marocco, Ci sarà anche un contingente della Turchia che evidentemente non può non esserci visto che è nell’anticamera dell’Europa ed ha bisogno di entrarci. Sottolineiamo però che una parte cospicua di militari non è sul terreno ma in mare a pattugliare le coste, ad assicurare i collegamenti, a occuparsi di logistica.

C’è stato un coro generale a sottolineare positivamente, dopo il vertice citato, che l’Europa “finalmente c’è”. Comprendiamo l’esigenza di questa valutazione fatta da tutti, dal Segretario Generale dell’ONU, ai Ministri dei diversi Paesi, ai politici, perfino ai giornali. NON E’ AFFATTO VERO. L’Europa c’è stata solo a metà e, come detto, dopo gigantesche pressioni.

La cartina di tornasole viene dalla soluzione adottata per il comando: quello definito “strategico” di New York all’Italia, quello operativo in Libano alla Francia. LA REALTA’ VERA E’ CHE QUESTA E’ UN’OPERAZIONE ITALO-FRANCESE con il rischio che se le cose non andassero bene le principali responsabilità vengano scaricate su di noi e sui transalpini mentre se le cose andranno bene i padri della vittoria spunteranno come funghi.

Brutto futuro per l’ONU

La vicenda ha un risvolto assolutamente negativo. Se l’ONU ha fatto così fatica a mettere insieme una forza internazionale di poche migliaia di uomini per una situazione che vedeva tutto il mondo unito nel sollecitare soluzioni ed interventi, come si presenta il futuro per altre situazioni di crisi?

Lasciamo l’interrogativo ai lettori, la risposta peraltro risultando assai facile.

Se non ci sono di mezzo gli USA…

La realtà è che è stata dimostrata la difficoltà ad operare qualora non siano della partita gli Stati Uniti per il potenziale non solo militare ma anche tecnologico di cui dispongono. Pensiamo ai satelliti, all’intelligence, alle diavolerie elettroniche, alla capacità, nel caso di complicazioni, di schierare in tempo rapido anche con trasporti di massa uomini e mezzi. Tutto quello di cui, in gran parte, la forza italo-francese & C non dispone.

Gli USA non ci sono perché certamente non sarebbero stati visti bene da una parte dato il tradizionale costante sostegno ad Israele ma non c’è solo questo. Quella che continuiamo a definire la probabile prima donna futuro Presidente degli Stati Uniti, Condoleezza Rice, alcune cose le ha capite. Ha cominciato con l’Irak a dire, papale papale, che erano stati commessi migliaia di errori tattici, e le sue mosse sembrano preludere a mutamenti radicali anche della logica degli USA come poliziotti del mondo. Sembra farsi avanti una logica diversa. Basta con fare, appunto, i poliziotti del mondo, sostenendo l’onere, quello tragicamente umano e poi anche finanziario, per essere poi presi a pesci in faccia in giro per il mondo. Si muovano anche gli altri. E’ un atteggiamento che inizialmente Clinton aveva avuto per il problema jugoslavo quando aveva assicurato una sostanziosa presenza con due divisioni di terra e tutto il supporto aereo e logistico, alla condizione però che fosse l’Europa a muoversi. All’insegna dell’armiamoci e gli USA partano l’Europa fece il solito flop, Clinton ritirò la sua offerta e il problema si aggravò fino poi all’intervento successivo.

Passo indietro pertanto molto probabile con tutto quello che comporterà, ivi compreso l’indebolimento europeo rispetto al mondo arabo.

Per gli Hezbollah altro discorso

Fa sorridere l’idea che la forza dell’ONU riesca a disarmare gli Hezbollah. Non è riuscito ad averne ragione quella poderosa macchina da guerra che è Israele, supportato da un’intelligence che ha orecchie finissime ovunque lì nella zona. Anzi da alti capi militari israeliani è venuta l’ammissione che gli Hezbollah sono i militari meglio addestrati al mondo. Figurarsi se la forza italo-francese & C. dovesse mettersi in mente di fare quello che gli israeliani non sono stati in grado di fare!

C’è da evitare che scendano sotto il fiume Litani. Stando sopra i 7/8000 razzi di cui ancora dispongono, ed altri eventuali che dovessero arrivare da Siria e Iran se con questi Paesi non si intavolano discorsi realistici, quelli in cui era maestro Andreotti e a nome di tutto l’Occidente.

Trattare. Poco alla luce del sole. Molto nell’ombra.

C’è solo da trattare. Poco alla luce del sole. Molto nell’ombra. Sotto questo profilo l’assenza degli USA è un vantaggio. Quando ci fu il problema Somalia arrivammo quasi alla rottura con gli Stati Uniti. Noi infatti, nell’ombra s’intende, trattavamo. Loro non volevano. Vinsero e usarono i muscoli. Risultato: via tutti dalla Somalia senza avere ottenuto uno solo degli obiettivi prefissi.

Noi e i francesi sappiamo essere diplomatici con i secoli di cultura che abbiamo nei cromosomi. Certo, c’è Israele, ma è sotto shock perché per la prima volta nella sua storia la sua poderosa macchina da guerra ha fatto cilecca ed anzi i suoi clamorosi errori, vittime numerosissime civili ed in particolare bambini, sono risultati del tutto controproducenti fino al risultato finale di esaltare in massimo grado quelli che si volevano distruggere, quegli Hezbollah oggi diventati eroi e campioni della causa araba in chiave non solo anti-israeliana ma anti-occidentale.

Anche Israele, che pure questa volta è stato costretto ad intervenire dopo le gravissime provocazioni subite, dovrà pertanto fare concessioni su quella linea che il falco Sharon aveva cominciato a camminare essendosi convinto, in parte essendo stato convinto, che era l’unica.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali