Anno 2013: dovunque si guardi viene a mancare la terra sotto i piedi

In Friuli, a Montenars, pomeriggio dell'11 settembre 1976, Messa al campo, presenti i valtellinesi che hanno consegnato alle Autorità locali le due case frutto di una rapida ed efficiente solidarietà dopo il terremoto del 6 maggio. Arriva il vento che increspa, ad onde vistose, l'erba a perdita d'occhio. Pochi secondi. Non era l'erba, non ce n'è. Era il terreno. Violenta la scossa, quasi 6 della Richter. Concordi nel racconto i nostri al rientro. Terribile, viene a mancare la terra sotto i piedi. Il cervello non è attrezzato, neanche su quel piano teorico che suggerirebbe di stendersi a terra. Ci vuole del tempo dopo la scossa per riaversi, e le gambe tremano ancora.

Terremoti. Non ci sono soltanto quelli prodotti dagli scontri che avvengono qualche km sotto di noi fra faglie ciascuna delle quali vuole avere la preminenza. Abbiamo il privilegio d'essere non solo testimoni ma co-protagonisti di pagine storiche. All'indomani della Rivoluzione francese qualcuno riferendosi alla 'Palude' ebbe a dire "la storia passava davanti a loro e manco se ne accorgevano". Abbiamo quel privilegio ma come allora tanti, troppi, immersi nel quotidiano, non ne sono avvertiti.

Come a Montenars dovunque si guardi viene a mancare la terra sotto i piedi. Ovunque lo sguardo giri cascano le braccia, l'incertezza domina e con essa l'insicurezza mentre i riferimenti appaiono annebbiati in una coltre sempre più indistinta.

La politica, l'economia, il welfare, i costumi. E non solo. C'è chi ha detto che l'Occidente aveva due sponde. Quella militare, gli USA, e il 'il braccio morale' costituito dalla Chiesa cattolica. L'11 settembre ha colpito forte, dimostrando una fragilità inattesa. Quanto alla seconda sponda mai e poi mai si poteva pensare ad una simile sequenza di scandali che hanno colpito al cuore il ruolo della Chiesa rivelandone oltre a tutto una pericolosa lontananza dalla realtà, molto 'palazzo', molto 'curia romana', poco 'fede, speranza, carità'. Da qui ripartire.

La Chiesa ha però una risorsa particolare, per fortuna. Ne è convinto chi crede. Per chi non crede ci sono i fatti, quasi ciclici, tipici dei momenti di grande crisi.

Aleggia sulle umane cose lo Spirito Santo. Basta guardare gli ultimi tre Papi, ciascuno con diverso ruolo: Karol Wojtyła, Giovanni Paolo II, Joseph Ratzinger, Benedetto XVI ed ora l'imprevedibile Jorge Mario Bergoglio, Francesco.

Un tempo non proprio vicino ai ragazzi, ma non solo a loro, veniva sottolineato il passo evangelico di Matteo (18,6) "Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare". Impressione diffusa che sia arrivato il tempo di farne provvista di queste macine, senza reticenze, calcoli, opportunismi. La Chiesa deve tornare ad essere quello che deve essere e per cui è nata e Papa Francesco lo sta indicando con quella straordinaria semplicità che ha dimostrato fin dal primo momento entrando in sintonia con la gente. E' questo l'elemento fondamentale per il successo della sua missione, ma é anche la speranza per la nostra società.

Facciamo un salto indietro di una decina d'anni per vedere che si scriveva e partiamo da una autocitazione cui ne seguiranno altre due, autorevoli:

"Quadro fosco, quello europeo ed italiano, in fatto di economia. Quadro fosco sì, ma c'è di peggio. E come può esserci, e dove, di peggio?

Come? Basta pensare ai valori di oggi.

Dove? Nell'animo degli europei.

Qualcuno di quelli che si rendono conto che il declino del nostro continente è cominciato, e proprio nel momento dell'Europa allargata quando sembra di essere al top, individua le ragioni del declino nella scristianizzazione della società, nella sua secolarizzazione. Analizziamo pure questo aspetto ma anticipando che in realtà esso ci appare non già fattore a sé stante ma conseguenza di un processo più ampio".

Panebianco sul Corriere della Sera (2004):

"Grande è il rischio di una progressiva scristianizzazione e paganizzazione del Continente: alto il numero dei non battezzati; elementi fondamentali del cristianesimo non più conosciuti; crollo della catechesi e della formazione cristiana, grande calo numerico delle vocazioni sacerdotali e religiose, crescono ateismo e agnosticismo ma soprattutto l'indifferenza religiosa… Lo stesso Giovanni Paolo II 'Sembra che il consenso fondamentale sui valori cristiani come base della società stia sbriciolandosi… sofferenza per le numerose defezioni di fedeli'.

Mons. Maggiolini su Avvenire (7.6.2001):

"Uno: oggi "si registrano pochissime conversioni", diversamente dal passato. Due: "il calo di vocazioni missionarie", che presuppone "l'offuscamento delle ragioni per cui si è cattolici".

Tre: "l'abbandono del sacramento della penitenza, un segno chiarissimo che qualcosa non funziona". E non dimentichiamo il crescente analfabetismo religioso delle giovani generazioni. Aumentano le persone che non si riconoscono in alcuna confessione religiosa o che se ne costruiscono una su misura. Il fenomeno non è solo italiano...

E dunque c'è da chiedersi: saremo noi, gli ultimi cristiani?"

Ma allora tutti i 'terremoti' indicati all'inizio si esauriscono in una sintetica analisi della situazione della Chiesa?

No. In quelli accennati all'inizio non si riesce a trovare il bandolo della matassa in un mondo che è ostaggio del denaro, come del resto fortemente sottolineato dal Pontefice, che è travagliato da vicende belliche, esterne ed interne, che fatica ad avere una guida politica minimamente coerente, che vede intolleranza politico-religiosa, che agisce sotto una spinta quasi irresistibile all'edonismo.

Tempi tristi per le future generazioni, verso le quali abbiamo accumulato un pesante fardello debitorio, se non si torna a Cartesio. Se non si parte cioè da un punto di certezza per costruire poi un sereno futuribile. Quale il primo mattone? Seguiamo Papa Francesco nel cammino che sta indicando, certo, senza la pretesa di avere una esclusiva, tanto più che nello stesso Occidente ci sono molti orecchi affetti da sclerosi per antichi risentimenti. Ogni voce che proclama valori, che indica valori, che porta esempi di valori professati e non solo predicati, ha e deve avere il suo spazio. Tanti Papa Francesco insomma, non escluse quelle componenti massoniche sulle quali, sempre una decina di anni fa, ci siamo ampiamente intrattenuti con riferimento specifico ai valori autenticamente professati, lontani dallo storico anticlericalismo.

Ritorno ai valori? Forse si tratta di espressione inadatta. Per tanti indicatori abbiamo l'impressione che noi italiani in particolare i valori li abbiamo dentro. Li abbiamo nei cromosomi, li abbiamo nel nostro DNA perchè ogni generazione, una dopo l'altra, accumula le esperienze attingendo alla società del suo tempo. Credenti e no, nel bene come nel male, è vero, ma il saldo, nel confronto con altri Paesi, indubbiamente torna a nostro favore.

Non ritorno dunque. Semplicemente occorre aprir loro le porte della nostra coscienza.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali