L'ALLEGRA FINANZA MONDIALE È ARRIVATA AL CAPOLINEA

2008 subito dopo il 1929 - In Italia a carico di ogni famiglia sarebbero quasi 64 milioni di lire - Pesi e contrappesi (smarriti) - Europa: pensionare l'URCAS - Innovare? Si ma… - Il tempo dell'Europa non è ancora finito

2008 SUBITO DOPO IL 1929

L'apertura di Wall Stret, lunedì mattina, era attesa come un incubo. Negli USA sono convinti quasi tutti che lo tsunami sui mercati finanziari è secondo solo a quello del 1929, e c'è chi sostiene che non si sia ancora toccato il fondo e che le misure eccezionali adottate non saranno del tutto sufficienti per arginare le ondate, sicuramente anomale, che si stanno abbattendo sul mondo ex dorato dell'alta finanza.

Quello che con fatica ha cercato di portare in porto il Presidente Bush (pare che dopo il primo stop e qualche modifica giovedì 2 ottobre il Congresso si rassegni e voti la sua proposta) è un travaso di fondi incredibilmente alto: 700 miliardi di dollari. Quando si va su queste cifre chiunque perde la sinderesi. 700 miliardi o 100 milioni o un miliardo e mezzo, sempre di €uro, sono tutte cifre da capogiro la cui valutazione reale sfugge. Ed allora, da sempre, noi abbiamo l'abitudine di tradurre in concreto i dati macroeconomici facendoli rientrare nella categoria di quelli microeconomici ben valutabili da tutti perché parte della vita quotidiana.

Per capire meglio la portata del disastro finanziario americano vediamo quale impatto avrebbe in Italia per lo Stato una cifra del genere quale quella che Bush ha deciso, strappando a fatica e condizionatamente il si del Congresso, di stanziare a carico dello Stato.

IN ITALIA A CARICO DI OGNI FAMIGLIA SAREBBERO QUASI 64 MILIONI DI LIRE

Fosse dunque in Italia a carico dello Stato e quindi di tutti i cittadini la cifra corrispondente a 700 miliardi di dollari questo vorrebbe dire caricare su ogni famiglia di quattro persone dalle Alpi a Lampedusa oltre 60 milioni, per l'esattezza, al cambio del 26 settembre 63.916.557 di vecchie lire…

E si dice appunto che con una simile cifra non si è ancora fuori del tunnel.

Una somma uguale è costata finora la guerra dell'Irak con la "soddisfazione" per Bush in chiosa di mandato di prendersi una signora sberla da un sondaggio della BBC in 23 Paesi: per il 49% la guerra contro Al Qaeda è un fallimento: non essendoci vincitori con solo il 22% che dà gli USA in vantaggio: il 10% pro-terroristi però diventa maggioranza in Egitto e in Pakistan. Al Qaeda addirittura per il 30% grazie agli USA si è rafforzata. La guerra doveva costare 80 miliardi di dollari in tutto… Tutti, ma anche Bush, possono rigraziare Rumsfeld, il falco (cieco).

PESI E CONTRAPPESI (SMARRITI)

In qualsiasi vicenda occorre equilibrio, occorre che ai pesi corrispondano contrappesi.

Quando l'URSS si è piegata, il marxismo è crollato ignominiosamente schiacciato dal suo fallimento, non c'è più stato argine. Prima l'equilibrio mondiale richiedeva cautela a tutti. Agli Stati Uniti chiedeva di tener conto di una Europa la cui cultura politica scontava anche i tragici errori nel corso della storia di guerre micidiali e la nuova consapevolezza della misura con la quale affrontare la modernità.

Il mercato è diventato liberissimo. Il dio business è entrato anche nei pori più angusti. La globalizzazione è parsa la grande conquista tale da proiettare il mondo verso orizzonti impensabili.

In queste vicende bisogna tener sempre conto della geometria, meglio di una sua figura, famiglia delle "coniche" traduzione grafica di una equazione: la parabola. Occorre, nella posizione alta con l'apertura verso il basso, tener d'occhio il vertice perché, se lo si passa, la discesa è rapida, talora rapidissima. Intendiamoci, non è così semplice accorgersene e chi se ne accorge fa fatica a farlo capire. Ovunque.. E' toccato anche a noi con la spirale del debito pubblico che ci stava portando alla catastrofe. Ci siamo fermati in tempo. Magari un po' dopo il punto di equilibrio ma sempre in modo da poter recuperare, sia pure nel tempo e con grande fatica.

La guerra irakena ha dimostrato come negli USA i richiami d'oltre Atlantico venissero presi come voci della Vecchia Europa quando era invece la Saggia Europa che ammoniva. E non soltanto per la guerra irakena.

Oggi l'Europa dimostra con il suo modo di fare di aver schivato lo tsunami, con qualche eccezione nel Regno Unito dove in più di una occasione che conta pare sia un optional ricordarsi che il mondo non finisce a Dover ma prosegue a Calais ed oltre.

EUROPA: PENSIONARE L'URCAS!

Questo è il momento di forti ripensamenti, a cominciare da Strasburgo e Bruxelles dove sarebbe ora di pensionare un certo numero di burosauri, quelli meno reattivi alle necessità di cambiamento, e con loro la logica dell'URCAS, nuovo organismo che ha sostituito lassù l'UCAS, il nostro ben noto Ufficio Complicazione Affari Semplici con quella "R" in più che sta per "regolamentazione". Un gradino oltre cioè per i burosauri, che avevano raggiunto un ulteriore risultato. Non solo complicare gli affari semplici ma addirittura regolamentare le complicazioni.

INNOVARE? SI MA…

Questo a parte occorre pensare in grande e lasciar perdere i luoghi comuni. Abbiamo sentito dire e ridire che per contrastare l'espansione economica cinese occorre innovare per batterla. Certo, innovare serve sempre, è indispensabile ma c'è un piccolo particolare, che in merito la Cina marcia assai più velocemente di noi. In questi giorni c'è stata la terza loro avventura spaziale umana con la prima passeggiata fuori dall'astronave mentre si sta studiando per andare sulla Luna. Queste cose esigono tecnologie avanzatissime. Noi abbiamo tre maestri, al minimo, per classe nelle elementari, loro hanno nelle università un docente ogni 13 alunni.

E vogliamo batterli?????

IL TEMPO DELL'EUROPA NON E' ANCORA FINITO

La strada può esserci, anche magari quella indicata da Giulio Tremonti con i suoi sette obiettivi da pag. 87 in poi del suo libro "La paura e la speranza" che si conclude con queste parole "Il tempo è sostanza. Il tempo dell'Europa non è ancora finito". Magari non dimenticando che anche la Russia è Europa.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali