1 28 (Anticipazione) GIORNATA STORICA IL 26 GENNAIO PER LA NOSTRA PROVINCIA: APPROVATO SENZA DISSENSI IL PIANO TERRITORIALE, A TUTELA DELL'AMBIENTE, E CHE AMBIENTE!, E DELL'INGENTE PATRIMONIO IDRICO

Giornata storica.

Non siamo abituati all'enfasi, atteggiamento sconosciuto al quotidiano costume valtellinese, per cui se la definizione che diamo alla giornata del 26 gennaio è storica questo significa che la giornata è stata veramente storica.

Per la prima volta questa vera e propria 'Regione alpina', come ebbe a definirla l'insigne prof. Alberto Quadrio Curzio, è globalmente inquadrata e regolata dal "Piano territoriale di coordinamento provinciale".

Territorio

Il nostro territorio, interamente montano, si sviluppa su un arco alpino di 200 km per una superficie di 321.190 ettari, pari al 13,46% di quello regionale - solo Brescia ha un'estensione maggiore -, con la particolarità che circa la metà di tale territorio è al di sopra dei 2.000 metri con la punta del Pizzo Bernina a quota 4050. Lo segnano le due grandi vallate, la Valle dell'Adda, Valtellina, e la Valle del - là dicono 'della' - Mera, Valchiavenna. Da sottolineare che dei 313 km di corso dell'Adda sino all'immissione nel Po, che ne fanno il quarto fiume italiano, ben 125 sono in Valtellina dalle sorgenti dell'Alpisella sino allo sbocco nel Lago di Como. Da notare la singolarità della Valchiavenna che si insinua fra Lepontine e Retiche in direzione nord arrivando in alto ad un punto dal quale, secondo la direzione, l'acqua può arrivare al Mare del Nord via Reno, al Mar Nero via Inn-Danubio, al.'Adriatico e Mediterraneo via Adda-Po. La Valtellina invece corre per gran parte in direzione est-ovest insinuandosi fra Alpi Retiche e Prealpi Orobiche, queste in genere vicino ai 3.000 metri con la punta del Pizzo Coca a 3050, esattamente mille meno del citato Pizzo Bernina.

1533 km di corsi d'acqua nel bacino dell'Adda

La principale ricchezza sono le acque. Qualche elemento di valutazione cominciando dall'Adda. Il suo bacino di formazione è di km 70,390 (qui lo sviluppo dell'Adda è di km 18,600). Il collettore, con pendenza media del 0,908 % Km 106,400 per una lunghezza totale dalle sorgenti di Alpisella a quota 2239 al Lario, a quota 199, Km 125 con un bacino di 2598 Kmq.

Interessante la 'Rete secondaria' con uno sviluppo degli affluenti nel bacino dell'Adda alpino di km 669,488, di cui:

45 affluenti di destra per km. 289,661, 60 affluenti di sinistra per km. 397,827. In totale con altri affluenti Km 1533,565.

E gli altri fiumi. E laghi

Da considerare inoltre gli altri importanti corsi d'acqua: Mera.

Fiume, in un certo senso "internazionale", con una superficie del bacino imbrifero di ben 762 Kmq. Nasce in territorio svizzero nel quale scorre per due quinti della sua lunghezza - 34 Km, con un affluente di lusso. Dalla Svizzera, quantomeno dal suo confine (fra il Pizzo Tambò e il Suretta) che sullo Spluga coincide con lo spartiacque, scende infatti il Liro, un signor affluente visto che corre per 34 Km prima di confluire appunto nel Mera appena a valle di Chiavenna.

Poi ancora il Reno di Lei, al di là dello spartiacque come lo Spol nella zona di Livigno.

E poi i laghi. Ci riferiamo ai bacini artificiali di una capacità complessiva superiore a 700 milioni di metri cubi. Tanta acqua, scrivemmo tempo fa, da servire agli usi della Basilicata per 30 anni. Per Milano gli anni sarebbero 4 o 5.

E l'energia

Tra i 5 e i 6 miliardi di kWh secondo l'anno ideologico escono dalle centrali di Valtellina e Valchiavenna. Un decimo per soddisfare i bisogni locali, gli altri 9 decimi per i bisogni del Paese. Energia pregiata perché quasi tutta da impianti ad accumulo nei quali basta aprire il rubinetto per produrre energia e quindi adattissimi per fronteggiare le punte della domanda italiana.

L'ambiente

Consegue l'esistenza di 'qualche' problema per l'ambiente che con le sue cime, i suoi ghiacciai, i suoi multiformi paesaggi è un autentico valore. Qualcosa è stato compromesso nel fondovalle per l'idiozia che dividendo la Comunità Montana unica di Valtellina ha buttato nel cestino un Piano territoriale di grandissima qualità e reso possibile l'orribile capannonificio da cui risultano esenti soltanto gli otto silometri del Comune di Teglio. Poi gli elettrodotti ai quali si sta provvedendo solo ora dopo avere perso l'occasione d'oro nel 1992 preparata allora dal BIM. Tant'è, meglio tardi che mai e va dato merito alla Provincia di essere arrivata in fondo e, per giunta, col metodo giusto, quello da sempre da noi auspicato e che si è tradotto dall'approvazione a larghissima maggioranza e senza un voto contrario.

I precedenti: il Piano della C.M. unica di Valtellina

Il primo tentativo di pianificare lo sviluppo della Valtellina avviene negli ultimi anni settanta ad opera della Comunità Montana unica - 65 Comuni e circa 165.000 abitanti - mentre andrà per conto suo la Valchiavenna che ha scelto la via della piccola Comunità locale con 13 Comuni e circa 23.000 abitanti. Diciamo tentativo non riferendoci alla Valle ma a Milano. In Valle infatti con grande impegno la Valtellina sforna le sue migliori energie. Una Consulta di Piano con una cinquantina di membri divisi nei settori territoriale ed economico-sociale fiancheggia il lavoro comunitario (Guida il Presidente Garbellini con l'apporto dei vari Moratti, Luzzi, Pizzatti, del capogruppo Frizziero, delle Commissioni dell'Ente e ovviamente dai tecnici della CERPI.

Il risultato è straordinario, quanto di meglio realizzato sino ad allora in Italia. E non si tratta, come si diceva allora 'di un piano libro', di quelli molto voluminosi, una sorta di trattati teorici destinati alle scansie delle biblioteche. E' un piano che alimentato dalla cultura si sviluppa con un rigore sostanziale finalizzato però a realizzazioni concrete.

I precedenti: Statale 38 all'appalto dopo solo 18 mesi dall'incarico

Un esempio ne è la Statale 38. Nel solco della pianificazione in fieri viene dato al prof. Darios, coadiuvato dalla cooperativa dei geometri di cui alla legge 285 avente sede in CM, l'incarico di progettare la riqualificazione dei circa 100 km della Statale 38 da Colico a Bormio. Arriva il progetto, ottiene tutte le approvazioni di rito, tutti i Comuni ne deliberano il tracciato nel proprio territorio. All'ANAS, abituati alle polemiche, alle discussioni mai finite, ai Comitati che caratterizzano la presentazione di qualsiasi progetto stradale, trasecolano non credendo ai loro occhi. E, visto che tutto è pronto, rastrellano gli ultimi residui fondi disponibili e mandano all'appalto i primi due lotti, quello del Tartano per sostituire la micidiale e pericolosa strettoia e la Sernio-Mazzo. Dall'incarico al prof. Darios è passato un anno e mezzo! (seguiranno le gallerie della Valchiavenna che, svegliatasi dopo aver visto cosa aveva fatto la C.M. valtellinese, riesce a scippare la tangenziale di Sondrio che poi dopo vedrà una scelta assurda con la priorità attribuita da gran parte della dirigenza provinciale alla Mazzo-Grosio che ovviamente, come sostenuto dai sondriesi, non riesce a partire. Partirà dopo grazie alla calamità e al resto.

I precedenti: il caso dei capannoni

Un piano di altissimo livello aveva affrontato come si conviene diversi problemi, straordinario anche per modalità quello relativo alla tutela delle zone agricole pregiate. Un caso per tutti: il fondovalle. Nella bozza di Piano erano previsti sette insediamenti produttivi: ai tre maggiori di Sondrio, Morbegno/Talamona, Tirano si erano affiancati Berbenno, Chiuro e due minori. Nella discussione in C.M. si ampliò, ma i quattro aggiunti riflettevano sostanzialmente situazioni esistenti. Fosse rimasto il Piano lo schifo dei capannoni che costeggiano la Statale e che ci hanno fatto perdere - speriamo solo la prima fase - dell'UNESCO.

I precedenti: la morte, 'per assassinio', del Piano

Era quanto di meglio realizzato in Italia. Ma non c'era solo il Piano. La C.M., utilizzando i poteri che la legge aveva conferito - e che non verranno poi concessi alle piccole Comunità Montane, viaggiava alto. S'è detto della strada ma con Magistrato del Po, ENEL e Regione stava definendo l'annoso problema del Piano della Selvetta, con il Credito Svizzero stava trattando, e con successo, la questione dei Bagni di Bormio. Eccetera.

Milano mal digeriva la vivacità della C.M. di Sondrio che guidava le trenta comunità lombarde con un'assemblea di 205 membri che di fatto costituiva una sorta di Parlamento valtellinese. Contro l'intera sinistra e una parte persino della stessa DC si fece strada l'idea di spezzare la C.M. unica in quattro. Il referendum Fatuzzo fornì l'occasione. Si rifece la legge, si divise al C.M. valtellinese, si tentò colpevolmente di eliminare i BIM, si uccise il Piano. I fautori di questa brillante trovata si accorsero dopo del disastro combinato, e qualcuno dell'allora PCI onestamente lo ammise. Altri dissero che però c'erano da fare i Piani delle micro-comunità. No. I buoi erano usciti dalla stalla. I piani erano esercitazione tecnica o poco di più perché erano stati tolti i poteri. Prima la legge obbligava tutti gli Enti operanti sul territorio ad adeguare i loro piani e programmi ai Piani delle C.M. Dopo la nuova legge no. Ogni Comune poteva fare quello che voleva. E lo ha fatto. I capannoni sono spuntati come funghi. E della Statale 38 non se ne è più parlato per anni e anni.

I precedenti: il PIV

Una citazione brevissima per il Piano Integrato Valtellina, ottima idea dell'allora Presidente della Regione Golfari, che però in Valle vide trascurarsi la pianificazione concentrando sulle risorse economiche interessi e volontà.

I precedenti: in ballo la Provincia

Negli sviluppi successivi alla calamità del 1987, definito il quadro legislativo nazionale toccò alla Regione nella sua legge attuativa occuparsi anche degli aspetti territoriali. Incredibilmente nel 1992 la Regione delegava la Provincia per la predisposizione del Piano Territoriale Paesistico. Il massimo. L'autodeterminazione. La massima manifestazione di autonomia in quanto mentre il Piano socio-economico è meramente un quadro di riferimento, quello territoriale, si diceva, è a prova di pretore. L'occasione non fu colta.

- Dioli. La Giunta Dioli diede l'incarico per il Piano direttore di fondovalle per consentire quantomeno la individuazione del tracciato possibile per la Statale 38 e quindi la progettazione. Dobbiamo dire che se è vero che fu perso del tempo è anche vero che tensione e anche livello culturale, essenziale per queste operazioni, erano di molto diminuiti. Niente dell'entusiasmo che aveva caratterizzato il Piano della CM di Valtellina. Fuori del palazzo si erano addormentati tutti - o quasi, in un piccolo drappello qualcuno di noi era rimasto ma con le armi spuntate non bastando idee e proposte.

- Tarabini. La Giunta Tarabini considerò esaurito l'incarico precedente e optò per un bando. Non si sanno le ragioni per cui ci volle mezzo mandato o quasi per questo aspetto e quindi per dare il via al lavoro. Sta il fatto che quasi in scadenza di mandato la bozza di piano era pronta. Fu revocata perché formalmente, si disse, mancava il parere della Camera di Commercio. Vero. C'erano però altri punti problematici. Il piano era nato senza confronti esterni, passi questi essenziali per gli strumenti territoriali. Inoltre, per quanto riguarda i contenuti come abbiamo allora più volte scritto, c'erano limiti. Fra questi l'assenza dell'elemento fondamentale: la strategia, di cui un piano deve essere al servizio. Basti dire che 'gli obbiettivi strategici" erano indicate in tutto 161 righe, assolutamente generiche.

- Provera. La Giunta Provera ritenne fondamentale portare avanti il piano avvalendosi della competenza professionale dell'assessore arch. Crosio con altri, anche consulenti esterni. Poteva essere l'occasione per definire una strategia e poi uniformare conseguentemente i contenuti di piano ma questo avrebbe comportato anni dovendosi ripartire da zero. La decisione fu quindi di assumere il lavoro fatto procedendo alle opportune modifiche di carattere sostanziale ma soprattutto programmando una serie di incontri con i Comuni, gli altri Enti, i soggetti collettivi. E' sulla base di questo lavoro che venne predisposta una bozza, adottata dal Consiglio Provinciale, portata poi all'assemblea dei Comuni, delle Comunità Montane degli Enti delle aree protette. Ultimo passo dopo l'adozione la fase delle osservazioni che chiunque poteva presentare.

- Sertori. La Giunta Sertori, come da dichiarazione programmatica "pancia a terra". Presidente ed assessore Parolo, architetto, già Sindaco e già deputato, hanno mantenuto anche i tempi ma soprattutto la sostanza visto che il Piano ricomprende anche lo scacchiere delle acque, essenziale per la Provincia. Merito anche della Presidenza del Consiglio e della competente commissione - nonché dei suoi consiglieri - visto che hanno dedicato ben dieci intense sedute trovando totale intesa gran parte dei punti toccati ma nessun dissenso sostanziale neppure sul resto.

Il seguito

Non è finita. Ci dovrà essere un seguito. La Provincia dovrà attrezzare un Ufficio di Piano perché vi affluiranno i Piani di Governo del Territorio adottati dai Comuni per una verifica di conformità. Ci sarà poi da procedere ad una pianificazione più mirata secondo i settori di intervento.

Il commento

Un tempo si diceva "fieno in cascina" per una garanzia di futuro sereno. Vale la pena di riscoprire la vecchia affermazione per uno strumento nuovo, volto verso, almeno, il 2020.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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