Unicuique suum (5): ONORE AL MERITO: SUGLI SCUDI LA COPPIA GIOVANNI DECENSI - PIERO MELAZZINI
L'attrazione per i ragazzi
Fin da ragazzi la consuetudine con la banca ma solo con il Credito Valtellinese allora con davanti un "Piccolo". Non si trattava di una scelta economica ma solo tecnologica. Il suo edificio che ospitava gli uffici, e persino a piano terra una sala riunioni da un centinaio di posti, ingresso ad est ove adesso c'è il monumento di Benetti alla Resistenza, aveva una particolarità che costituiva una attrazione. Era infatti l'unico palazzo in Sondrio ad avere l'ascensore, per cui era un divertimento per tutti i ragazzi - stranamente non per le ragazze - fare su e giù magari fermandosi ed uscendo al primo piano quando arrivava qualche inquilino (ricordiamo il Presidente del Tribunale Monai ed il prof. Marcantoni).
Poco "banche" e "molto cooperative".
Era il tempo in cui guidavano le due banche il rag. Tirinzoni e il rag. Marchi un po' all'insegna di guelfi e ghibellini che però, salvo i centri maggiori, non si fronteggiavano nei paesi. A Ponte c'era una, lì vicino a Chiuro c'era l'altra e così via. 78 i Comuni della provincia, meno di venti sedi ognuno dei due Istituti nel 1970.
Una particolarità in comune, quella di essere "poco banche" e "molto cooperative". Ci spieghiamo.
Abbiamo sempre ritenuto che fattore essenziale per lo sviluppo economico valtellinese, in parte cospicua determinato da piccole e piccolissime aziende di qualità, alcune delle quali poi giunte a medie dimensioni, è stato il credito non su garanzie ma sulla persona. Fossero state richieste garanzie reali molti non sarebbero stati in grado di fornirle e le idee, la disponibilità, l'impegno non avrebbero avuto occasione di manifestarsi.
Sofferenze e garanzie solide
I ragazzi crescevano. Arrivava anche il libretto di risparmio consegnatoci a scuola in una Giornata del Risparmio, forse il 31 ottobre, con tanto di deposito, ben 1.000 lire. Si partecipava a qualche riunione nella sala della "Piccolo". Era l'unica in città oltre a Villa Quadrio, allora concessa con molta parsimonia dal Comune. La più capiente era l'aula magna del De Simoni, oggi aula udienze nel Palazzo di Giustizia, ma quella non veniva mai usata, nemmeno dalla scuola.
Fu allora che si sentì parlare di "sofferenze", senza che nessuno ti spiegasse di cosa si trattava. Sopperì il cugino milanese bocconiano che addirittura scoperse una cosa interessantissima, specie per chi, come chi scrive, aveva cominciato a occupare spazio sulla stampa locale. Non solo spiegando di che si trattava ma addirittura scoprendo che le nostre due banche mettevano in fila le altre ben più titolate. Quelle nonostante le garanzie reali perdevano di più delle nostre che si basavano su garanzie solide: la fiducia nelle persone. I valtellinesi, a loro volta, tenendo alla propria faccia, si guardavano bene di venir meno a tale fiducia, salvo ovviamente le situazioni-limite, molto poche comunque.
L'espansione
Che le cose andassero bene lo dimostrava l'esigenza di espansione. I lavori sia nell'una che nell'altra sede e le prima assunzioni di laureati. Poi un bel giorno si é cominciato a leggere sui quotidiani che contano, a partire da "quello finanziario" notizie e commenti sulle nostre banche. Ce n'erano in Italia allora più di mille e farsi largo non era per niente facile. Anzi il contrario. Sparivano Istituti di tradizione. A Lecco, a Bergamo, a Varese… Non a Sondrio. Credito e Popolare marciavano su binari diversi, con modalità diverse, con strategie diverse con il risultato, mi par di dire, di coprire quasi tutto l'arco delle opportunità, quasi tutti i 360 gradi. Le statistiche della stampa specializzata erano testimoni della scalata con indicatori di merito di per sé assai eloquenti. Fra la sorpresa di molti, ed anche lo scetticismo di qualcuno - ovvero di quelli per il quale innovare è sbagliato per definizione, di quelli cioè che fosse per loro saremmo rimasti nelle caverne - se ne andavano persino in lontani lidi come la Sicilia una e la Svizzera l'altra.
Bilanci che parlano
2009. Leggere i bilanci dei due Istituti è diventata un'impresa anche se, a proposito di eloquenza, le quattro/cinque voci significative parlano da sole. C'erano dunque, s'è detto, più di 1000 banche. Oggi sono molte, molte di meno. Appare obiettivamente incredibile come un piccolo capoluogo di provincia abbia prodotto in modo sostanzialmente autarchico questo esito. Un risultato che ha avuto importanti ricadute positive in termini economici non solo per la zona ma anche per chi ha creduto in queste intraprese. Ovviamente non consideriamo la situazione contingente conseguenza di una patologica globalizzazione che ha travolto i suoi alfieri, non chi ha evitato di cullarsi sul virtuale stando invece per fortuna ancorato al reale, come le nostre banche (che possa esserci l'insoddisfatto, il critico e via dicendo è scontato al punto, ove non ce ne fossero, da far sorgere qualche dubbio!).
Le cose, si sa, per andare avanti debbono trovare gambe spedite e sicure. Nihil sine magno labore fortuna mortalibus dedit. Impegno dunque, certamente, ma in plancia a chi è al timone, e collaboratori diretti, occorre "propizia mente e sagace accortezza". Difficile trovare qualcuno che non riconosca ai capitani dei due vascelli il merito di aver condotto la navigazione in modo esemplare, anche in momenti nei quali non c'erano sicuramente placide onde. E' tanto evidente la cosa che ci possiamo permettere di parlarne liberamente e tranquillamente senza sentirci accusare di opportunismo o di servilismo. Parlarne in questi termini è semplicemente fotografare la realtà 'nel suo complesso' perché nessuno può vestire chiunque altro, neppure il Sommo Pontefice, con l'abito della perfezione. Conta, in qualsiasi campo, che il giudizio risulti positivo non in ogni cosa, piccola o grande ma valutando l'insieme, appunto 'nel suo complesso'
I due
Giovanni Decensi e Piero Melazzini, in ordine alfabetico. Piero Melazzini e Giovanni Decensi per anzianità d'Istituto guidato. Una vita intera: in banca ancora ventenni entrambi - con una parentesi per Decensi in un'agenzia di import-export - assumeranno la rispettiva Direzione Generale, prima Melazzini per ragioni di età, entrambi intorno ai 40 anni. Tutti e due poi in plancia da Presidenti e sul piano operativo con una sola differenza. Melazzini diventa 'consigliere' delegato, Decensi diventa 'amministratore delegato'. Differenze invece fuori provincia però con una caratteristica comune, quella di entrare in tante e prestigiose stanze dei bottoni, fianco a fianco con i principali banchieri.
"Historia magiistra vitae", ma…
Ce n'è abbastanza per sviluppare una tesi che a molti potrà apparire singolare, persino opportunistica - del che non ci interessa punto dato che sfidiamo chiunque a non riconoscere l'obiettività sostanziale di questo scritto -.
Una tesi che vuole però una premessa. Sondrio fino ad un certo momento ha tenuto a ricordare i suoi figli migliori e ad indicarli come esempio alle generazioni venienti. Ne sono testimonianza le pubblicazioni, i monumenti, le intestazioni scolastiche o stradali. Poi, dopo Vanoni giustamente celebrato, la "historia" pare non sia più considerata "magistra vitae". Esemplifichiamo prescindendo per un momento dalle persone. Con l'arrivo di Internet la comunicazione ha avuto un grande impulso con un'esplosione di siti. Consideriamo quelli delle pubbliche Istituzioni. Esclusa la Provincia che ha una parte consistente dedicata al patrimonio umano valtellinese, per gli altri Enti la storia non esiste. I siti sono funzionali, ed è giusto che lo siano per agevolare i cittadini nelle loro esigenze. Non è però giusto che siano limitati al presente e non abbiano alcun dato anagrafico e storiografico. La Camera di Commercio dovrebbe ricordare la sua origine chiavennasca. Il Comune di Sondrio la sua sede in quel di Maioni. La Comunità Montana di Valchiavenna la sua nascita secessionista. Le altre Comunità la loro nascita per, malaugurata, scissione. L'ospedale di Sondalo la sua realizzazione per la decisione di Mussolini di costruirlo al posto di un incrociatore (ecco perché, pochi lo sanno, della forma "a nave" del quarto padiglione), l'Istituto De Simoni il prestigio conseguito in ambito lombardo. Eccetera. E poi magari, come ci sono in Provincia e in Comune di Sondrio l'albo di chi ha guidato gli Enti, segretari generali compresi.
Triste vedere sbiadire la memoria storica. Delle cose e delle persone. Perché, per fare sommari esempi, non dare ad alcune strutture il nome di chi, di fatto, ne è stato l'artefice? Schena, ad esempio. Pochi sanno che grazie a quanto realizzato nel settore scolastico mentre era Sindaco, in tempi di penuria di mezzi, il Comune di Sondrio, primo in Italia a eliminare i doppi turni, ebbe l'allora prestigiosissima medaglia d'oro della Pubblica Istruzione.
Venosta: l'auditorium, mai denominato "Torelli" ma chiamato così solo per via della scuola, ancora oggi a 31 anni dalla sua apertura, la principale infrastruttura cittadina.
Ci sono Melazzini (sala del Consiglio Provinciale) e Racchetti (Scuola di Via Vanoni). Non ci sono Valsecchi, Della Briotta, Massera ed altri ancora… Invitato come relatore ad un convegno che la sua terra d'origine dedicava ad Amintore Fanfani, vero artefice nel 1985 della resurrezione del "Fossati", allora "per Sondrio quel che era la Fiat per Torino" concludevo l'intervento richiamando i Sepolcri di Foscoliana memoria: "A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti…". Ci sarà anche nel terzo millennio qualcuno d'animo "forte"? C'è da sperare che ci sia.
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E il "nemo propheta"…
Uscendo dal culto della memoria e mirando le generazioni presenti nella parabola del tempo una constatazione si impone. Se si dovesse fare una graduatoria per i praticanti del "nemo propheta in patria" difficilmente avremmo rivali. Scrivevamo l'otto novembre del 2002 "In una provincia avarissima di riconoscimenti, salvo qualcuno post-mortem, in una provincia ove regna sovrano il detto "Nemo propheta in patria", per chi non dorme sulla sedia che occupa, fa, opera, produce il fatto di non avere critiche é il corrispettivo di quello che da altre parti sarebbe un arco trionfale".
Il 9 luglio del 1978 il Parlamento in seduta comune nominava Sandro Pertini Presidente della Repubblica con 832 voti su 995. Presiedeva Edoardo Castellani nella qualità di Vicepresidente Vicario, il Presidente Fanfani in quel momento svolgendo le funzioni di Presidente della Repubblica. Due anni prima, settima Legislatura, sempre a luglio, a Palazzo Madama era stato eletto, appunto, Vicepresidente ma Vicario, ruolo importantissimo, e con Fanfani che all'Università era stato suo professore ed esaminatore. Il giorno dopo la sua nomina, incontrandolo alle 8 in Piazza Garibaldi gli avevo detto "A te, il più tardi possibile s'intende, una targa di una via non te la toglierà nessuno". Vale per Catellani (e ho citato lui in particolare proprio perché era di posizione politica diversa dalla mia), vale per alcuni nostri contemporanei, e non solo d'ambito politico. Molto meglio sarebbe una targa con alcuni nomi illustri che non superficiali intestazioni del tipo Via Francia, Via Germania e simili.
E ci siamo soffermati su questo episodio per non personalizzazioni odierne che interessando la politica potrebbero prestarsi ad interpretazioni difformi.
Arriviamo a loro due
Un tempo c'erano "Le Ollari", riconoscimento che veniva attribuito ad alcuni personaggi. Presidente del Premio Renzo Sertoli Salis, nella Giuria il prof. Foianini ed altri qualificati rappresentanti. Ci fosse da darlo oggi la scelta non sarebbe difficile.
Fra i premiati, per corrispondenza obiettiva al merito, dovrebbe proprio esserci, soluzione singolare, una coppia. Appunto la coppia, in ordine alfabetico, Giovanni Decensi - Piero Melazzini.
Nella galleria dei valtellinesi che hanno contribuito alla crescita della Valle ci starebbero benissimo.
In questo caso non ci sarà il riconoscimento reale ma solo quello virtuale. Che però in questo caso conta, e come!. E' della stessa natura di quelle garanzie che le due banche chiedevano ai valtellinesi.
f.