10 20 52 TAREQ AZIZ CONDANNATO A MORTE. LA BARBARIE IN IRAK CONTINUA. L'APPELLO DEL 2003
Nei giorni scorsi ha avuto risonanza mondiale la pubblicazione di documenti segreti sul conflitto in Irak - la decisione più gravemente sbagliata nella storia degli Stati Uniti (il Vietnam é un caso diverso) -. In particolare ha fatto impressione il numero dei civili uccisi, 66.000 sui circa 110.000 in totale, nonché episodi e fatti, ahimé, abituali quando domina il demone della guerra. Una conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, dell'errore, quasi catastrofico, dell'Amministrazione americana, soggiogata dal 'falco' per eccellenza, Rumsfeld. Quel tale che sprezzantemente liquidò la posizione europea che invitava alla prudenza con la frase "E' la vecchia Europa che parla". Una frase che ebbe una eccezionale risposta da chi non era e non è il massimo in fatto di battute, Prodi: "No, è la saggia Europa che parla".
Fummo contrarissimi al conflitto. In buona compagnia comunque. Il Pontefice, i Governi europei con la sola eccezione degli inglesi subito schieratisi con i falchi del Pentagono, l'opinione pubblica occidentale.
Il patatrac è sotto gli occhi di tutti. Doveva essere una guerra di due o tre giorni. Di fatto continua ancora ora e il numero di morti spaventosamente superiore al 'preventivato'. Doveva costare 80 miliardi di dollari - che uno studio per la Casa Bianca prevedeva rientrassero con la vendita del petrolio, quasi che i pozzi fossero di proprietà del Governo degli Stati Uniti! -.
Abbiamo dimostrato in precedente articolo come sia costata a dir poco 10 volte tanto.
Saddam.
In compenso però Saddam é stato impiccato.
Premettiamo che quando dirigevo il giornale più stradiffuso in provincia in prima pagina pubblicai tre foto, quelle dei tre maggiori criminali dell'umanità. Ebbene con Hitler e Stalin c'era anche Saddam.
Premesso questo non ho difficoltà a sostenere che è stata errore fatale quello che si è fatto, e svilupperemo poi questo concetto. Poi vennero i processi tipo Norimberga, che però aveva altro contesto.
In coda a questi processi ora la condanna a morte di Tareq Aziz.
Abbiamo sempre detto di essere, e ovviamente lo siamo ancora e lo abbiamo anche dimostrato, amici degli USA e amici degli Ebrei. Abbiamo più volte scritto che i primi ad avvisare qualcuno che sbaglia devono essere gli amici.
Gli USA sbaglierebbero se non impedissero la forca per Tarek Aziz che, ricordiamo, a loro si era consegnato dopo avere rinunciato ad un asilo che molti Paesi erano pronti a concedrli
Non lo diciamo ora.
Sette anni fa abbiamo firmato il seguente appello di Arabmonitor (x):
APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI TAREQ AZIZ
Sono trascorsi diversi mesi da quando il Vice Primo ministro iracheno Tareq Aziz é stato arrestato dalle forze militari di occupazione dell'Iraq. Da allora, non si é saputo più nulla di lui, se non che le sue condizioni di salute, già precarie, si sono ulteriormente aggravate.
Qualche settimane fa, l'Associazione di amicizia franco-irachena ha lanciato un appello per la sua liberazione. Arabmonitor si fa promotore della richiesta in Italia, invitando i suoi lettori e tutte le persone di buona volontà a firmare l'appello per la liberazione del dirigente iracheno.
L'invasione dell'Iraq é stata, dal punto di vista del diritto internazionale, un atto illegale, compiuto senza l'autorizzazione delle Nazioni Unite. Le forze di occupazione in Iraq hanno arrestato un gran numero di civili e militari iracheni della cui sorte non si hanno notizie. Queste persone non godono dell'assistenza di un avvocato, non possono incontrare i familiari, non possono essere visitate dai funzionari della Croce Rossa internazionale. Sono dei prigionieri di guerra senza che i loro diritti, sanciti dalle convenzioni internazionali, vengano rispettati.
Tra loro, c'è anche il Vice Primo ministro Tareq Aziz. Data la sua età, 67 anni compiuti, considerando che ha subito negli ultimi anni diversi interventi chirurgici al cuore e sottolineando che le sue uniche "colpe" siano state quelle di aver rappresentato e difeso, come diplomatico apprezzato a livello internazionale, gli interessi del proprio Paese, e di averlo fatto con dignità, Arabmonitor ne chiede l'immediata liberazione.
Roma, 19 giugno 2003".
Aggiungiamo soltanto che anche in questo caso il discorso di fondo é quello della inammissibilità della pena di morte. C'é il modo di comminare pene severissime agli autori di efferati crimini per i quali il binomio espiazione-redenzione si scioglie con via il secondo. Sono in tanti a pensarla così ma poi si va a corrente alternata e non si sa con quale criterio. L'iraniana fedifraga muove il mondo intero. Intanto in Cina ne ammazzano dici alla settimana, 5679 lo scorso anno, ma per quelli non si muove nessuno in giro per il pianeta. E sì che l'Italia ha portato con successo all'ONU il problema dell'abolizione della pena capitale...
Tornando al problema iniziale al Governo irakeno resta una sola soluzione, quella della clemenza. Sennò cosa si é fatto fuori Saddam a fare?
a.f.
(x) Arabmonitor si presenta, fra l'altro, con questa posizione:
Si può stare col più forte o dalla parte della Giustizia. Arabmonitor starà da quest'ultima parte per evitare quello che scrisse Martin Niemoeller al termine della seconda guerra mondiale: "Prima, vennero a prendere i comunisti, e non dissi nulla perché non ero comunista. Poi, portarono via gli ebrei, e rimasi in silenzio perché non ero ebreo. Dopo, arrestarono i sindacalisti, ma tenni la bocca chiusa perché non ero sindacalista. Alla fine, vennero a prendere me, ma non c'era più nessuno che potesse dire qualcosa".
Indirizzo dell'appello
http://www.arabmonitor.info/dossier/dettaglio.php?idnews=4596&lang=it