Sondrio-Bruxelles.Chi deve dire 'mea culpa'

Due immagini-simbolo, due immagini che danno la tragica dimensione di quest'altro delitto contro l'umanità. Una riguarda riguarda l'eccidio delle 13 studentesse Erasmus, l'altra l'eccidio all'aeroporto di Bruxelles
Spagna
Papà e mamma di una delle 13 ragazze morte, una delle sette italiane. Un dolore profondo, raccolto. Silenzioso. Un soffio del padre, con grandissima dignità “era la nostra unica figlia”.
Belgio
In un'unica sequenza. Un soccorritore tiene in braccio una bimba forse di un 2 o  3 anni, sangue nel volto e nell'abitino. La stringe a sé, l'avvolge, l'accarezza teneramente, la consola. Poco più in là i soccorritori caricano sulla barella un giovane. Dal bordo un braccio vien giù, con il poeta “come corpo morto cade”. Poi una grande tela bianca che ricopre barellA e sfortunato giovane.

Enorme il dibattito, ovunque e anche nelle più desolate terre del pianeta per un duplice eccidio in luoghi entrambi di agevole accesso per i terroristi, di chi sta partendo per mete lontane e di altri che si avviano, a quell'ora, al lavoro o a scuola. Una girandola di valutazioni, di sentimenti, di reazioni. La fortissima emozione per come sono andate le cose, per come sono state programmate, per l'accoppiamento con l'altro eccidio, quello recente di Parigi ha la meglio di qualsiasi tentativo di approfondimento. Umano. Scontato.
A scuola, un tempo, insegnavano che per i grandi fatti della storia c'erano da valutare cause prossime e cause remote. Siamo nell'era Twitter per cui anche cose della massima importanza hanno un inderogabile limite che è quello dei 140 caratteri. Cause remote, di conseguenza, fuori causa.
Non bisogna rassegnarsi perchè i fatti di oggi hanno la loro radice ieri se non addirittura l'altro ieri. Oggi piangendo dobbiamo guardare indietro, riconoscere gli errori, una montagna, e battersi il petto. Non per una sorta di rigenerazione  che metta l'animo in pace e la coscienza tranquilla. Gli errori non sono tali da rientrare in quota fisiologica, sapendosi che è solo chi non fa che non sbaglia. La quantità, e il peso, e le conseguenze sono tali da non dover dimenticarsele, da capirne le ragioni, dall'attribuire responsabilità.
Oggi, piangendo, vediamo chi e perchè, battendosi il petto, dovrebbe recitare quella parte del Confiteor che recita “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”.

Il primo “mea..”: 2a guerra irakena con la fandonia delle armi di distruzione di massa. Il primo a doverlo  recitare è Blair che dimenticandosi di far parte dell'Europa, di far parte della Nato, di essere nel Consiglio di sicurezza dell'ONU era corso a dar man forte a Bush. Questi senza l'intesa inglese, che dava parvenza di coalizione, non avrebbe potuto premere i bottoni dei missili, delle bombe stupidamente chiamate 'intelligenti'  e di quant'altro. Con Blair, che ha da poco ammesso “l'errore”, a recitare il “mea...” Bush e Rumsfeld.
Errore catastrofico come i nostri articoli hanno documentato, ancora prima degli eventi. Decine di migliaia di morti con il solo scopo di far fuori Saddam ostacolo alle attività commerciali americane. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e si è visto cosa è successo in Irak. Inciso, i costi: gli 80 miliardi di $ previsti fin quando ce ne siamo occupati erano già saliti a 1000...

Il secondo “mea..”; la cosiddetta 'primavera araba', altra fandonia costruita tavolino per interessi francesi, in particolare quelli finanziari di cui si è più volte scritto. Abbiamo allora dimostrato subito l'inganno dei 10.000 morti a Bengasi – schema armi distruzione di massa – e a quale disastro si andava incontro, e non ne è esente Napolitano subito corso ad abbracciate la causa apparentemente primaverile in realtà ciclonica. Nicolas Sarkosy dovrebbe recitare non uno ma decine di “mea..”

Il terzo “mea..” a Obama – che comunque ha riconosciuto l'enorme errore della seconda guerra irakena -  per la folle politica USA in Estremo Oriente e,in connessione, verso la Russia. Ricordiamoci del G8:  Il G7 (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada),e dal 1998 con la Russia diventato G8. Russia allora debole con parecchi problemi, persino in quello che era stato un granitico blocco per il potere ovvero l'Armata Rossa. Fin che era debole andava bene, dopo no. Ed ecco gli aiuti ai ribelli rispetto ad Assad, inconcludenti militarmente nonostante i robusti rifornimenti e persino politicamente incapaci di andare d'accordo fra loro. Folle rottura con la Russia, che oltre a tutto sarebbe stata fattore di garanzia per Israele, continuazione della guerra siriana, morti in quantità, migrazioni bibliche. E poi il colmo: Il generale Wesley Clark, ex capo supremo della NATO, informa che l'ISIS è stata creata dagli "alleati americani nella regione" per combattere Hezbollah: “Our friends and allies funded ISIS to destroy Hezbollah".

Un altro “mea..” è collettivo e riguarda l'Europa. Erano sei Stati, efficientissimi nel parlare europeo, nell'operare europeo, nel 1957.  Nel 73 salgono a 10. L'81. 12 l'86. 15 nel 95. 25 nel 2004. 27 nel 2007 e infine 28 nel 2013. Guardare le immagini a riunioni in corso è impressionante. 28 posti minimo ai tavoli. Poi i collaboratori e quel consesso dovrebbe prendere decisioni rapide, magari unanimi? L'economia, cui faceva comodo avere tanti commensali al tavolo, ha schiacciato la politica a cui però sono rimasti i cocci.  Il “mea..” in questo caso dovrebbe esserci anche perchè nessuno dei vari decisori dimostra di avere letto “ Parkinson’s Law” di Cyril Northcote Parkinson. L'avesse letto avrebbe capito che aumentare a dismisura il numero dei soci, senza prima stabilire dei paletti politici, faceva, come ha fatto, solo la gioia degli ambienti economic0-finanziari complicando a dismisura tutto il resto (un esempio ai amministrazione patologica: i piselli che secondo l'Europa devono avere 5 bacelli e i profilattici che devono avere un determinato spessore, come denuncia Tremonti nel suo libro sull'Europa)

E in casa nostra? Beh, pensando al passato, dal casi dei marò alla legge Fornero, è facile individuare chi debba, rivolgendosi agli italiani tutti, recitare: “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”. 

 

Alberto Frizziero
Editoriali