Mamme: cosa e come comprare per i figli, per i nostri e produttori e lavoratori

I prodotti esteri fanno felici i produttori esteri e la loro manodopera. Per i consumatori: una coscienza collettiva volta al risparmio. Etichette 'leggibili' e "NEGOZIO SOTTO CASA"

Invito alle mamme e ai figli
Abbiamo pubblicato 'un appello ( indirizzo:  http://www.gazzettadisondrio.it/speciali/18042017/appello-alle-mamme-ai-... ) che ha avuto tantissimi visitatori, segno d'interesse a firma “IL NEGOZIO SOTTO CASA”.
Ora con un invito che è comunque di interesse esclusivo dei consumatori, delle mamme che vanno a far la spesa ma anche dei papà, dei single e chi più ne ha ne metta.
Lo spunto viene dalla nuova norma su latte e latticini.

L'obbligo della provenienza
Da ieri 19 aprile (per yogurt e formaggi max 180 giorni per smaltire le scorte) è in vigore l'obbligo dell'etichetta d'origine per latte, formaggi, yogurt e altri derivati, come da decreto dei ministri delle Politiche Agricole Martina e dello Sviluppo Economico Calenda. Un provvedimento nato dalla reazione della Coldiretti, sostenuta trasversalmente, contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla. Chiarissima, e pienamente condivisibile la dichiarazione del Presidente della Coldiretti Moncalvo:
24 milioni di litri di latte al giorno!
"L'Italia è il più grande importatore mondiale di latte" e "fino ad ora dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di "latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare fino ad ora magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori".
Ora il latte austriaco, polacco, romeno, bavarese e proveniente da quant'altri Paesi dovranno tutti avere quello che alcuni prodotti già anno, ossia “l'etichetta d'origine”.

Bene le nuove norme ma occorre che...
Finalmente quello che si attendeva è arrivato ma siamo ancora se non a metà dell'opera in una situazione che richiede intervengano due altri soggetti:
-   gli acquirenti scelgano prodotti nazionali e segnalino segnalino  eventuali anomalie
-   le Forze dell'ordine che procedano contro chi la norma non rispetta, siano essi i produttori, siano essi i venditori.
Prodotti 'nostri' o esteri
E' evidente che ci sono prodotti che per forza arrivano da fuori come gli ananas i l'alternatore di un auto straniera, ma vediamo gli altri, quelli che in un supermercato coesistono nella stessa corsia. La mamma ha certamente la facoltà di scegliere in base a suoi criteri.
-   Aggiungiamo qualcosa sempre con un esempio, riprendendo dal precedente articolo il caso delle confetture prodotte in Belgio e scelte da una linea di prodotti nazionale per essere venduti in Italia dove c'è tanta frutta. Dispiace vedere che a goderne siano non i frutticoltori italiani, valtellinesi in primis, ma quelli belgi.
-   In Italia abbiamo tanta disoccupazione, Dispiace vedere che, pochi o tanti che siano, in conseguenza delle scelte nostre gli occupati siano operai e impiegati belgi quando potrebbero essere delle zone vocate alla frutticoltura nel nostro Paese. Forse anche figli di quelle mamme che scelgono cosa acquistare.
Non abbiamo niente contro le confetture di lassù che nella libertà di commercio chiunque può continuare a comprare. Avevamo bisogno di un esempio, ma il discorso vale per migliaia di prodotti. Bene l'aver introdotto l'obbligo di indicare sulla confezione la provenienza ma occorre a questo punto una maggiore sensibilità dei/delle cittadini/e verso i problemi che abbiamo sottolineato.

Etichette: i dati debbono essere devono essere chiari, leggibili e indelebili
L'invito a leggere sulle confezioni l'origine del prodotto ha bisogno che venga rispettato il precetto che i dati debbono essere devono essere chiari, leggibili e indelebili, (norma che vale in generale). Il punto fondamentale è il poter sapere da dove viene il prodotto acquistato o, meglio, che si vorrebbe acquistare.
E' evidente che ci sarà chi rimarrà del tutto indifferente non fregandogli niente il luogo di produzione e/o di confezionamento ma osiamo sperare che nel nostro Paese sia rimasto un minimo di sensibilità nazionale. Abbiamo citato il caso delle marmellate (tecnicamente 'confetture) in vistosa vendita, presentate sì dal marchio locale ma prodotte in Belgio! Viene da sussurrare che la materia prima, la frutta, ce l'abbiamo anche noi e magari, dato il clima, assai meglio di lassù. Viene ancora da sussurrare che la manodopera, qualificata,  ce l'abbiamo anche noi e magari per antica tradizione assai qualificata,

Negli Stati Uniti...
Se in Italia ci fosse come negli Stati Uniti una coscienza collettiva sparirebbero le miniature dalle confezioni. 'Miniature', che sono?  Sono le iscrizioni sui prodotti che indicano il luogo di produzione a servizio solo di chi ha occhi di falco. E non solo questione di dimensione ma anche di giochi cromatici, come ad esempio testo nero su fondo rosso, quindi sempre a servizio solo di chi ha occhi di falco. Ma come mai dà così fastidio a molti produttori tener conto, agendo di conseguenza per chiarezza e non solo, che “i dati debbono essere devono essere chiari, leggibili e indelebili”? Sia il lettore a dare risposta...
Se in Italia ci fosse come negli Stati Uniti una coscienza collettiva le 18 Associazioni dei consumatori riconosciute ufficialmente riuscirebbero a risolvere i problemi. Ma la coscienza collettiva non esiste. E le scritte in etichetta spesso presa in giro del compratore-

Il “negozio sotto casa”
*Torniamo al “negozio sotto casa” di cui al precedente articolo. Al bottegaio sotto casa si può dire, insieme con altri clienti, che quella confettura non ci va. Buona, da decenni italianissima, e poi, scritto in piccolissimo, che è distribuita sì dall'azienda storica, con sede italiana, ma “prodotto nello stabilimento ---- (GMBH (Germania)”. Dove? Ce ne sono altre di confetture, nazionali. E così per altri prodotti per, poco alla volta, far capire che i consumatori possono mettersi in scia con quelli dell'America dove le Associazioni svolgono di fatto il ruolo sindacale, riconosciuto, rispettato e persino temuto
Il “negozio sotto casa” ha anche questo atout nel quadro di un rapporto quasi familiare tra venditore e cliente ben diverso dal dominante commercio robotizzato.
a.f.

 

 

 

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