10 20 19 SARAH: LASCIATEMI ANDARE A CAAASAAAAA….

La vicenda dell'uccisione della povera Sarah ha coinvolto tantissimi, chi per intima, sentita commozione, chi con accesa emotività, chi addirittura con rabbia. Giornali e TV hanno trasformato la vicenda in un enorme circo mediatico con una serie di ingredienti l'ultimo dei quali riguarda l'ultima pagina del giallo secondo le migliori tradizioni di questo genere di racconti, quella in cui viene chiarito definitivamente l'arcano.

La vicenda è stata scandagliata da ogni parte, rivoltata sopra e sotto, analizzata con il microscopio, letta da esperti, vivisezionata dai criminologi.

Noi ci fermeremo su un particolare che, se ci si riflette un momento, è lapidariamente sconvolgente.

Pensiamo là, lei, in balia dei torturatori che chiede, immaginiamo con un appello non conscio di come si stanno mettendo le cose, "lasciatemi andare a caaasaaaaa… Quasi a dire che la lezione gliel'hanno data, una lezione forse frutto di una passionale gelosia, e quindi la preghiera di piantarla lì.

Non si è probabilmente resa conto che stava diventando la protagonista di un reality al cui confronto i più truci films horror passano per cose da dilettanti.

Non l'hanno lasciata tornare a casa. E' quello che la Giustizia, se vuole essere Giusta in questo caso con espiazione senza la scappatoia della redenzione, deve fare nei confronti di chi ne ha colpa senza dare retta a qualche Azzeccagarbugli in SPE pronto a discettare, a invocare formalismi, a cercare di imitare i coniugi Behawi (certa la colpa ma non il colpevole, lui o lei, e quindi assolti).

Sarah non c'è più. Chi finirà in galera non deve esserci più, neanche per i familiari. Come Sarah non ha potuto tornare a casa, non deve tornarci, neppure tra 20 o 30 anni, il/la/i colpevole/i.

Pari.

Frizziero

Frizziero
Editoriali