12 20 4 GIANFRANCO FINI: Kleiner Mann, was nun?

Ci si chiede cosa farà Fini. Lo si chiede mutuando il titolo del più famoso romanzo di Rudolf Ditzen, noto con lo pseudonimo di Hans Fallada: "E adesso pover'uomo?"

Ha puntato all'autonomia da Berlusconi anche se è questi che di fatto lo ha espulso dal PdL il 29 luglio (ma ricordiamo tutti il televisivo "che fai, mi cacci?"). Per 5 anni, 2001/2006 Vicepresidente del Consiglio. Ministro degli Esteri dal 2004 al 2006. Presidente della Camera dal 2008. E' pure vero che Berlusconi nel 2007 lo aveva indicato come "suo successore" ma è anche vero che come tale veste Fini continuava a restare, fremendo, in frigorifero. Le fiamme covavano sotto. La coesistenza dei due aveva una prospettiva nel 2013, ovvero l'accoppiata Palazzo Chigi - Quirinale, ma questo presupponeva la definizione di un modus vivendi strategico fra i due, reso più difficoltoso dall'eccessivo 'muscolarismo' presente in entrambi gli staff. Era cioè più facile che un cammello passasse nella cruna di un ago che i due potessero protrarre la coesistenza per il triennio mancante. L'uno, Berlusconi, non sopportava il dissenso. L'altro, Fini, non sopportava la subordinazione. Il centro-destra aveva portato in Parlamento una maggioranza bulgara, mai avuta in precedenza da nessun Governo, nonostante che una parte di centro-destra, guidato da Casini, fosse rimasto fuori. Il Governo cavalcava l'onda di due straordinari successi anche di immagine internazionale, come la politica di Tremonti - osannato all'estero, come da ultima conferma dei giorni scorsi proveniente da Bruxelles ma con impolitiche critiche in casa! - e come la micidiale razzia di boss mafiosi da parte di Maroni. La Gelmini, dimostrando notevole autorevolezza, stava portando avanti una riforma che ha visto nei decenni, ogni volta, guerre di religione persino quando la stava portando avanti un Ministro postcomunista come Berlinguer. I privilegi sono duri a morire e non riguardano solo i baroli, e solo la scuola. Alfano stava tenendo bene il passo in quel settore, la Giustizia di cui tutti vogliono la riforma a partire dai magistrati ma che vede costantemente l'ANM a mettere il bastone fra le ruote se non si fa quel che vogliono loro. Brunetta metteva del suo a falcidiare il burosaurismo mentre Calderoni mandava al rogo decine di migliaia di ormai obsoleti provvedimenti legislativi e normativi E il lavoro continua. Ce ne sono anche nella Gazzetta Ufficiale di questi giorni (n. 292 del 15.12) che riporta il D.L. 13.12.2010 n. 212. che ne fa sparire una grande quantità, dal Regio Decreto 28.4.1861 alla legge 22.12.1969 n. 965!

Bastava dunque che i due andassero d'accordo.

Dall'opposizione viene una analisi diversa. Non è questione Fini-Berlusconi; é - dicono - l'incapacità del Governo a far venire i nodi al pettine e quindi a determinare i problemi. No. Se fosse stato veramente così i rimedi, pragmaticamente, non sarebbero mancati. Il deficit era ed è di natura politica, in parte notevole rimasto sotto la cenere, in parte emerso. Vale la pena di ricordare che ha lasciato di stucco anche i suoi più diretti collaboratori l'improvviso mutamento di posizione di Fini rispetto non solo alle posizioni del PdL ma persino alle sue stesse posizioni personali su temi di grande rilievo. Bossi-Fini sull'emigrazione di fatto ripudiata, fecondazione assistita, coppie omosessuali. Un cambio di rotta solitario non conseguente ad una rivisitazione collegiale e ad una revisione di linea politica. Un ruolo può averlo giocato la forte componente personale forse anche influenzata in qualche misura dalla nuova situazione familiare, certo intensamente vissuta vista la nuova duplice paternità, e la stessa comprensibile e condivisibile tenerezza paterna di comportamento. Ne avevamo scritto a suo tempo (abbiamo del resto visto poi altri convergere su questa nostra tesi).

Indipendentemente comunque dall'analisi delle cause il punto resta quello del domani. Per Fini l'interrogativo di Hans Fallada: "E adesso pover'uomo?"

Nel pieno della bagarre con Berlusconi c'era stata un'affermazione di Fini relativa alla questione anagrafica. Lui è nato l'anno della prima bomba all'idrogeno che il giorno dei Santi esplode a Bikini, il 1952 (il 3 gennaio per la precisione). Berlusconi è nato l'anno dell'Impero italiano, il 1936 (il 29 settembre per la precisione). Ha cioè sedici anni, otto mesi, ventisei giorni di vantaggio. Ha tempo davanti.

Avrebbe.

Il suo lancio era avvenuto da parte di Almirante. Pare che avesse pensato sin dal 1980 a individuare una persona «giovane, non fascista, non nostalgica, che creda, come ormai credo anch'io, in queste Istituzioni, in questa Costituzione. Perché solo così il Msi può avere un futuro. io non voglio morire da fascista. Tanto che sto lavorando per individuare e far crescere chi dovrà prendere le redini del Msi dopo di me». Giovane dunque, nato dopo la fine della guerra, sette anni per la precisione. Non fascista. Non nostalgico. Che creda in queste Istituzioni, in questa Costituzione." Gianfranco Fini. (x).

Pur essendo solo il quinto eletto Almirante lo aveva portato alla guida del Fronte della Gioventù. E' stato l'inizio di una carriera che lo ha portato al capolavoro politico di smarcare la destra, di tirarla fuori da quello che poteva essere un ghetto, nel migliore dei casi un limbo, introducendola nell'agone politico. Con coraggio, interpretando il ruolo e assumendo posizioni per molti sorprendenti al punto, ad esempio, di diventare riferimento importante del mondo ebreo e degli israeliani, di arrivare persino ad una revisione critica del fascismo.

Nessuno, del resto, pochi anni fa lo avrebbe pensato interlocutore e possibile alleato della sinistra, Vendola escluso. E' vero che se gli sfiduciatori fossero rimasti 317 come annunciato alla vigilia dallo stesso Fini, il fronte determinatosi in questa votazione per una comune posizione "contro" avrebbe avuto mille difficoltà a ritrovarsi in una posizione "per" ma il discorso avrebbe potuto cambiare nella logica, non di un Governo cosiddetto tecnico che non sarebbe stato gradito alla maggioranza del Senato, ma di un Governo elettorale sic et simpliciter. In ogni caso nello scacchiere politico a suo supporto avrebbe potuto esserci l'esito positivo di una iniziativa politica e l'indebolimento, forse decisivo, di Berlusconi. In ogni caso sicuramente ha perso molte simpatie anche di avversari che obiettivamente ragionando ne avevano apprezzato l'iniziativa politica.

Oggi è d'attualità Hans Fallada nonostante il gap anagrafico del Premier per ogni ipotesi di futuro che si possa delineare.

- Se resta solo è isolato e quindi marginalizzato.

- Se va con Casini e Rutelli non può che essere il numero due. Rutelli è debole ma Casini non può cedergli il passo.

- Se torna con Berlusconi - in politica mai dire mai - diventa emulo di Spurius Postumius Albinus, il console romano che dovette subire la cocente umiliazione di passare, lui e romani, sotto le forche caudine. Improbabile.

Esercitiamo la fantasia spremendo le meningi ma, in base - almeno per ora - al principio del mai dire mai, l'unica risposta che l'analisi fornisce è, appunto, quella dello scrittore tedesco: E adesso pover'uomo?

Da una posizione distaccata, non di parte, da un osservatorio che cerca di essere il più obiettivo possibile un commento: dispiace. Dispiace che ad uno che aveva saputo interpretare al meglio la scienza della polis sia venuta meno la vis Rei Publicae senza che nemmeno i suoi fidati amici abbiano saputo spiegare l'evoluzione o involuzione - dipende dalla posizione di chi osserva - figiana di quest'ultimo paio d'anni.

Dispiace in ogni caso la diaspora, sia che si guardi nel recinto della maggioranza sia, pur di minore valenza politica, quella che agita il PD nel quale si sta assistendo ad un rientro in campo di D'Alema e ad un certo fervore sostanzialmente degli ex DC, quantomeno di quelli rimasti chi con Letta chi con Fioroni.

Ogni diaspora eleva la temperatura, quello cioè di cui il Paese oggi ha meno bisogno.

Voti augurali e non solo, dunque, per le Festività natalizie.

a.f.

(x) Corriere della Sera, 3 marzo 2009 - http://www.corriere.it/europeo/politica/2009/03/protti-intervista-almira...

a.f.
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