MOLTO DA RIFLETTERE DOPO LE POLEMICHE CONTRO IL PAPA

Inutile far finta di niente: siamo diversi e senza reciprocità è molto meglio che ognuno resti a casa propria. Braccia aperte a tanti altri stranieri - Dibattito aperto

C’è da riflettere molto dopo le polemiche seguite alla lezione del Papa all’Università di Ratisbona dove aveva insegnato, e sotto diversi profili. E vogliamo riflettere anche noi non senza prefigurare la linea di riflessione.

Al Papa sono venute solidarietà impensabili, prima in assoluta quella del Premier iraniano Ahmadinejad: "C'è chi diffonde informazioni scorrette" e via sino a dire che il papa è un uomo di pace. Ha fatto sensazione anche quella di Zapatero non cero in rapporti idilliaci con la Santa Sede e con la Chiesa spagnola "Piena comprensione e appoggio" al papa”. In compenso assordanti silenzi, europei ma anche, ahimé, italiani, anzi con un realista più realista del re. Il Ministro Di Pietro si è infatti ricordato di quand’era magistrato, accusava e di fatto giudicava, quantomeno per quello che appariva. Detto fatto, e ce n’era anche per Sua Santità: “Il Papa deve scusarsi” Fondamentalista islamico ad honorem.

Lo stesso mondo cattolico militante è parso inesistente o quasi.

Tutto questo potrebbe non importare a molti se la cosa restasse su un piano meramente religioso ma non è così visto che in molti Stati c’è la commistione fra religione ed esercizio del potere.

C’è da riflettere, ma il ronzio è fortissimo intorno ad un tema delicato: siamo diversi, nonostante tutti gli sforzi che in Occidente – seppure non tutti – fanno per avvicinarci. Lo siamo e continueremo ad esserlo. Senza venir meno in fatto di rispetto, di tolleranza, di reciproco aiuto dove possibile, occorre cominciare a porre il problema della reciprocità.

Se questa non c’è, ribadiamo, fermi rispetto ecc. ecc., ognuno a casa propria.

L’economia, si dice, ha bisogno di braccia. Ponti d’oro a lituani, lettoni, estoni, polacchi, cechi, slavi, ungheresi, romeni, bulgari, kossovari, sloveni, ma anche senegalesi piuttosto che altri africani o filippini. Con gli islamici andiamoci piano. Discriminazione? Può esserlo, ma in ogni caso molto, molto meno di quella che loro praticano già nei confronti degli occidentali e dei loro valori.

Ragionamoci su.

Frizziero

Frizziero
Editoriali