In tempo reale: 20 aprile ore 18.14 NAPOLITANO ULTIMO PRESIDENTE DELLA SECONDA REPUBBLICA, PRIMO PRESIDENTE DELLA TERZA

E' nata la Terza Repubblica. senza rimpianti per la seconda che invece ha fatto rimpiangere la prima

Il PD si guarda in casa cercando di vedere nei cassetti del mobile buono, quello che tiene le cose più care, che cosa scegliere. Non c'é moltissimo. La ruota del PD, e delle formazioni politiche precedenti rispetto l'ultima versione, é una macina impressionante. Mentre altrove gli avvicendamenti sono di lungo periodo l'agenda qui indica sette segretari da Occhetto a D'Alema, Veltroni, Fassino , ancora Veltroni, Franceschini, Bersani. Per giunta le difficoltà di dare una soluzione più lungimirante per la guida delle Camere ha portato il PD a non avere un 'suo' uomo in quei ruoli. Camera a persona indicata da Vendola. Senato a degnissima persona eletta con il PD ma sino all'altroieri magistrato e basta.

Che passa il convento? Marini. Non é il massimo ma, dicono al centro-destra, si può fare: Presidente del Senato, Ministro del Lavoro, Eurodeputato, Segretario del Partito Popolare Italiano e Parlamentare europeo, Segretario generale della CISL, 80 anni compiuti lo scorso martedì 9 aprile. Doppia esigenza, interna ed esterna per la Presidenza della Repubblica, di rappresentanza 'moderata'.

E così per la seconda volta D'Alema, che i numeri (quelli politici ma forse anche quelli alle urne), li avrebbe resta a piedi.

Fatta?

Ma neanche per sogno. Che mancassero dei voti era scontato visto che i Renziani lo avevano esplicitamente dichiarato e quindi 50 voti più o meno non avrebbero influito.

Cispeta! Mamma mia!

Franchi tiratori ovunque. Parentesi: FRANCO tiratore dovrebbe essere considerato chi, come Renzi, si alza e dice coram populi, (che sarebbe come dire davanti a tutti), che si comporta diversamente. Più franchezza di così! Quelli invece che non lo dicono, che ti sorridono in faccia, ti fanno pensare che sono dalla tua parte e poi quando solo Dio vede lo scritto, o il non scritto nella scheda, zacchete, affondano quell'arma micidiale che veniva chiamata, forse per contrappasso, misericordia, nel costato. Com'é possibile chiamarli 'franchi' questi seguaci della nobilissima masnada dei figli dell'Iscariota, avvezza ai baci di Giuda incapsulati nella mano che stringe l'altrui invece leale, inpossibilitati certamente, mentre si fanno la barba, a reggere lo sguardo che dallo specchio un rimasuglio di coscienza ritorna a loro?

Sono 200 sberle che immeritatamente si prende in faccia Marini ma dividendo il trattamento con Bersani.

Un disastro politico. Un disastro che richiede una reazione, possibilmente anche di orgoglio. Qui non si tratta più di accordarsi con gli altri ma mettersi d'accordo all'interno. La notte porta consiglio per cui il venerdì mattina la sorpresa. Cielo azzurro, tempo splendido dentro il Capranica: unità ritrovata nel nome di Prodi, sia con l'applauso che per alzata di mano. Si schiera nientepopodimeno che il fondatore di cui non riportiamo le note biografiche, troppo lungo essendone l'elenco. Carta di identità politica certamente invisa a Berlusconi e soci ma altrettanto certamente gradita a sinistra e non solo lì visto che Prodi figura perfino fra i candidati del M5S.

Siamo soliti da sempre a fare le proiezioni (nel 1972 senza strumenti elettronici il risultato finale del voto per la Camera in provincia lo esponemmo dopo lo spoglio di appena un migliaio di voti centrando il risultato finale per meno di mezzo punto). Che si debba aspettare il risultato? Giammai. proiezioni. Le prime 100 schede scrutinate. Un decimo. Qualcosa non va. Aspettiamo le 168, circa un sesto del totale. Eccome se non va, Prodi é sotto. Il trend é costante, non occorre aspettare la fine per capire che l'esito é catastrofico perché non solo non c'é l'elezione ma addirittura i voti sono meno di 400. Ne mancano più di un centinaio, "i traditori" come li chiamerà Bersani. 1 su 4, dice, quelli che hanno tradito. Temperatura da rottura del termometro.

Bersani a casa, PD allo sbando, come dicono gli stessi protagonisti principali del Partito. Dal 1945 ad oggi non s'era mai vista una situazione simile. Preoccupante per i riflessi sulle Istituzioni.

Prodi si trova come si trovò, Idi di marzo, Giulio Cesare. Il "Tu quoque, Brute, fili mi!" esce inevitabilmente dalla bocca di Prodi. Era in Africa. Alla notizia che era stato candidato alla unanimità da parte del PD, aveva risposto che sarebbe rientrato subito. Lui sta lavorando per la pace inel continente nero con il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa. La sberla da Montecitorio sorvola il Mediterraneo e piomba con la furia di uno tsunami, anche su terraferma, su di lui, che reagisce come umanamente e politicamente é giusto oltre che comprensibile: "Mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni".

Meno male che c'é Napolitano a in alcuni passaggi fondamentali troppo dimenticati.

La discesa in campo di Monti é stato il primo tassello della catastrofe, con una responsabilità che ha lui ma che ancor di più hanno quelli che lo hanno convinto a venir meno alla parola data e quindi a scendere in campo. E non sono solo Casini e Fini, ridimensionato a comparsa il primo, liquefatto il secondo con tutta una serie di altri personaggini che per mesi prima delle elezioni abbiamo dovuto sorbirci ogni sera da questa o quella TV. Un concentrato di poteri forti, di grande stampa, di correnti internazionali aveva preparato il terreno. L'astro nascente Luca di Montezemolo, che comunque il voto suo, della moglie e forse anche quello di un figlio li ha portati. Non votano, non vanno ai seggi i poteri forti, la stampa ecc., salvo le schede individuali che ciascuno di noi riceve presentando il certificato elettorale. E, saggezza popolare, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Niente Monti al Quirinale, niente Luca a Palazzo Chigi a guidare un governo di centro-sinistra ma a parti invertite. E quindi i guai che abbiamo visto.

Monti, senza rompere di fatto con i due partiti che lo sostenevano, cioé mantenendo la sua posizione fuori dalla politica aveva un destino quasi segnato, indicato del resto con la sua nomina a senatore a vita.

Saggio Napolitano nel nominare quei 'saggi' che consentivano e di prendere tempo e di passare ai contenuti. Non tutti, anzi pochi, lo vedevano allora; lo si vede adesso, e lo si vedrà quando il lavoro da loro compiuto servirà a loro nel ruolo che dovranno svolgere come componenti del futuro governo.

Terza Repubblica, dopo una seconda che ha fatto rimpiangere a molti la prima che non era solo quello sconquasso che é stato comodo per molti disegnare amplificando a dismisura quelle patologie da taglio delle mani e del resto. Grillo vanta di avere mandato a casa 5 partiti, ed é vero. All'assalto, già iniziato, del sesto pensando poi all'ineluttabilità conseguente del settimo, anche per la non più fresca età di Berlusconi.

Politologi in attesa dunque del redde rationem in casa PD. Gli incroci sono parecchi. Non é più questione di soli ex PC con ex DC. La situazione é articolata, tale da ipotizzare reali possibilità di secessioni, per carità magari utili se finalizzate a ridare robustezza e credibilità al Partito, dopo avere rimarginato le ferite, almeno quelle che possono consentire una guarigione.

Grillo e i suoi

Non é un delitto copiare gli altri se serve a fare andare meglio le cose. Hanno la rete come strumento al pari di una biro, di un panino, di una bicicletta o di un'auto. Strumenti. Bisogna saperli usare come si impara ad andare in macchina, a usare più lingue, ad accrescere le proprie capacità. Sono in tanti che addirittura vedono ancora il computer con diffidenza, anche se poi magari usano 32 variabili del loro telefonino. Pensare a quelli che si affidano alla rete é cosa che non risulta comprensibile a molti. A molti che non hanno capito una cosa fondamentale: che non si tratta del nuovo che avanza. Quello che taluni prendono per il 'nuovo' é in realtà già acquisito ieri. E il linguaggio da usare, anche nella concretizzazione delle politiche, non é più quello che é diventato obsoleto, salvo valori e principi che vanno ben oltre con una loro interpretazione che portarà qualche problema a quelli delle 5 stelle.

Due esempi. Quattro anni fa con alcuni amici organizzammo "Le miniconferenze del Vittoria", elenco a http://www.gazzettadisondrio.it/vittoria/ riuscitissime e trasmesse in streaming con interventi telefonici nel dibattito da Helsinky, Pechino, località italiane varie. Oltre i contenuti si dimostrò quali possibilità 'il nuovo' che non é già più nuovo, offre. Si dimostrò la validità di quella scritta che un tempo si trovava dappertutto "chi si ferma é perduto".

Si vuole un altro esempio? Su questo numero del giornale pubblichiamo le notizie sulle elezioni di Sondrio. Non andiamo a cercarle. Abbiamo messo a disposizione gli spazi, gratuitamente. Tre liste si sono presentate ai giornali cartacei. Giustissimo. Si sono dimenticate non di noi, ma di tanti lettori che hanno preso l'abitudine di consultare gratuitamente un giornale come il nostro che in 16 anni ha accumulato in archivio quasi 18.900 testri, diconsi diciottomilanovecento. Si potrebbe continuare con aspetti apparentemente marginali ma che tali non sono. Valga l'esempio di comunicati che vengono fatti in formato immagine. E' il sistema più semplice perché basta il copia-incolla. E tutti quelli che ricevono il comunicato anziché a loro volta fare il copia-incolla debbono invece riscrivere il tutto. E non sempre se ne ha voglia...

Lasciamo perdere dunque il malinteso "nuovo" che rischia di essere già vecchio. Penso ai miei figli, al primo che prima di iniziare le elementari già si faceva i primi programmini in basic usando uno Spectrum che su certi tasti aveva sei funzioni per le quali occorrevano in contemporanea sei dita. Non era Einstein, come non lo erano tanti compagni e amici. Erano figli del loro tempo sincronizzati sul nuovo che andava avanti, e che oggi, sempre cavalcando quel nuovo, vero e non malinteso nuovo, sono riusciti, seppur senza averne l'esclusiva, a chiudere con una pagina e aprirne un'altra.

Napolitano

Ecco così che vediamo Giorgio Napolitano, ultimo Presidente delle Seconda Repubblica, passare il testimone a Giorgio Napolitano, Presidente della Terza Repubblica, questa volta sì con un nuovo, pur oggi non prevedibile, che avanza

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali