Papa boxeur, 'pugno' da pesi ipermassimi.- I NO a Charlie
“Se insultano la mamma tiro un pugno| … “Naturale, no?”
Il pugno tirato da papa Francesco, con sorridente candore e convincente logica nella sua sintesi, è da pesi ipermassimi. Una battuta semplice ma ad un tempo un messaggio profondo e double face.
= La prima: “ma come? Il Papa mette in un canto il Vangelo, incrementando così le insofferenze all'interno della Curia da parte di qualche cardinale restio alle innovazioni che il Pontefice sta introducendo a gran velocità, quella che la situazione e le prospettive richiedono? Gesù infatti – annotano - disse ai suoi discepoli: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro…
(dal Vangelo di Luca 6,27-38). I dubbiosi dimenticano un aspetto elementare che i catechisti dell'Oratorio di San Rocco erano soliti a bene spiegare. Andiamo ai comandamenti, in particolare al V°, “non ammazzare”. Legge naturale, ci hanno insegnato. Ma non ammazzare vuol dire anche, addirittura prioritariamente, 'non farsi ammazzare', civilmente 'legittima difesa'. Ora dunque se qualcuno se la prende con una madre che deve fare il figlio? Se non è un Don Abbondio, come tanti cattolici ed anche laici, che deve fare se non reagire? “Naturale” dice il Papa. Naturale è la reazione.
La seconda. La madre. Per i credenti la religione è la grande madre. Lo è per i cristiani, per gli islamici (al maschile), per gli ebrei, per i buddisti, per gli animisti. Un insulto alla madre è un insulto per ciascuno che ne segue il magistero. Tra i cattolici troppi Don Abbondio che alle pratiche liturgiche abituali non fanno corrispondere atti conseguenti. 'Tiro un pugno', 'tirate un pugno'. Nè va esaurita la questione nell'ambito esclusivamente religioso. Il rispetto al sentire di tanti compete anche ai laici, si tratti di rispetto verso sentimenti religiosi ma vale in assoluto per qualsiasi manifestazione dell'essere umano.
No, non sono Charlie e ho spiegato il perchè
Dopo la strage di Parigi quando tanti portavano cartelli con scritto “Io sono Charlie” io scrivevo una nota con il titolo, in francese, No, non sono Charlie. Se qualcuno non lo avesse letto l'indirizzo é il seguente:
http://www.gazzettadisondrio.it/editoriali/13012015/je-suis-charlie-non-...
Poteva essere un azzardo a fronte del clima che si era determinato, molto carico di emotività e con rischio di poca attenzione alla riflessione. No. Abbiamo visto crescere nei giorni successivi posizioni analoghe alle nostre, in generale e anche, in piccolo, con riferimento alla citata nostra nota. Ha destato impressione la posizione assunta da uno dei fondatori della rivista, Deffeil de Ton che si è rivolto direttamente al direttore Charb, ucciso “Je vais être désagréable avec Charb. Il était le chef. Quel besoin a-t-il eu d’entrainer l’équipe dans la surenchère?” - che bisogno c'era di trascinare la redazione al massacro? -. E ancora “Charb qui préférait mourir et Wolin qui préférait vivre”. Si riferisce a un altro ucciso. Wolinski, il migliore fra i disegnatori, che commentava l'incendio subito dal giornale nel 2011 così “Je crois que nous sommes des inconscients et des imbéciles qui avons pris un risque inutile. C’est tout. On se croit invulnérables. Pendant des années, des dizaines d’années même, on fait de la provocation et puis un jour la provocation se retourne contre nous. Il fallait pas le faire”. Profetico o meramente realista? Incoscienti e imbecilli a prendere rischi inutili. Invulnerabili? Continua provocazione che poi si ritorcerà contro di noi.
Due indirizzi al riguardo:
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/01/15/parigi-il-fondatore-di-...
http://www.20minutes.fr/medias/1517631-20150115-delfeil-ancien-charlie-a...
3 milioni di copie, forse 5, della rivista
Enfasi anche nelle statistiche. Diciamo pure 5 milioni. 80 milioni di pagine. Molte di più le vignette. E per ogni vignetta un colpo al fegato per parte notevole dei 1600 milioni di musulmani. Avanti tutta con la cosiddetta satira, con la provocazione, col gettare benzina sul fuoco in nome – parole persino di Holland – della “libertà di blasfemia”.
Se poi si riempiono le strade di islamici che protestano, se qualcuno ne approfitta prendendo le vignette come alibi per passare dalle parole ai fatti, chi se ne frega? Siamo liberi di farlo, l'ha detto il Presidente dimenticandosi in questo modo del trio di cui i francesi vanno fieri, così zoppo quantomeno della 'fraternitè
(continuiamo domenica prossima 25 gennaio, AD 2015.