Occorrerebbero dighe – E il Mortirolo – Legge elettorale V – No allo sciopero

Terza 'Predica (laica) della domenica'.  Cominciamo dalle dighe e in particolare dal perchè ne occorrono. Qualche anno fa, non molti, alcuni meteorologi predissero, in base a loro studi e non tramite la sfera di cristallo, un aumento della desertificazione nelle zone del Sael e un intensificarsi di intenso fenomeni temporaleschi. Non furono per la verità seguiti molto e dobbiamo dire che quasi tutti pensarono alla solita drammatizzazione degli organi di stampa. Ci è venuta in mente questa 'previsione' dopo avere visto quello che abbiamo visto. Un anno senza estate, 'bombe d'acqua', termine sino a ieri sconosciuto (ma non solo il termine!), diffusione dei fenomeni a macchia di leopardo. Quello che ha impressionato è stata l'escalation delle precipitazioni. Durante la calamità del 1987 vi era stata una punta allora considerata 'stratosferica', 305 mm di acqua nelle 24 ore, valore registrato a Scais, quasi la metà di quant'acqua mediamente è stata registrata in un anno a Sondrio (777 mm la media poliennale). Cosa vogliono dire 305 mm d'acqua è presto detto. Se entrasse in casa chi ha un appartamento da 100 mq la soletta dovrebbe resistere a 30,5 tonnellate.

Stratosferica? E allora quel che sta succedendo adesso? Seguendo le vicende di questi giorni abbiamo saputo in diretta con Genova di cos'era venuto dal cielo a Pontedecimo dalle 7 alle 17.30: 354 mm di cui 148 in una sola ora!!! Pazzesco. Anche il suolo più assorbente non ce la può fare di fronte a simili intensità che credevamo lontanissime da noi come ad esempio le piogge monsoniche viste in TV o gli uragani con le trombe d'aria e via dicendo.
Il problema è che diventa complicato lo smaltimento. Dove ci sono le golene queste funzionano come casse di espansione, ricevono l'acqua, ne diminuiscono l'impeto. Il problema è che in molte zone golene non ce ne sono più o meglio ci sono ma non sono più aree con esclusiva funzione di laminazione delle piene. L'acqua pensa da sola a trovarsi il percorso, in genere con fango in quantità. Cosa di meglio se non le strade urbane che di fatto diventano canali con gli edifici sui due lati che improvvisamente diventano argini? Per non parlare dei tombini che invece di smaltire l'acqua contribuiscono ad aumentarla per la pressione da vasi comunicanti che spinge su l'acqua.
I fiumi con ampio alveo o con ampie golene si ingrossano, poi passa la punta di piena ed è finita l'emergenza. Vale, per fare un esempio – anche questo con le solite eccezioni alla regola per quanto rare – il caso del Taro, 40 mc di portata media a Fornovo (con un ponte che è lungo oltre 400 metri), e che può arrivare quasi a 2000 mc/sec, quanti ne arrivavano portati dall'Adda nel Lago di Como durante la calamità del 1987.
Scolmatori per poter portare via parte della portata? Le vicende di quelli dell'Arno o del Milanese la dicono tutta per non parlare di Genova. E allora? Per gli ambientalisti suonerà come bestemmia ma in assenza di altre possibilità restano solo le dighe, impianti ad accumulo con possibilità di utilizzo idroelettrico. Dove ci sono – e ci riferiamo all'Appennino – oltre all'utilizzazione idroelettrica svolgerebbero anche un ruolo per così dire di protezione civile. L'abbiamo visto in Valtellina nel 1987. La capacità complessiva di invaso in provincia si aggira sui 700 milioni di mc. Al 18 luglio 1987 i bacini erano abbastanza vuoti il che ha permesso di trattenere in quota una parte rilevante di acqua semplificando la situazione a valle. Un esempio chiarificatore: a Sondrio al ponte di Piazza Garibaldi fu combattuta una lotta formidabile, vinta, fra una trentina di cucchiai ed escavatori ininterrotta notte e giorno e il Mallero. Un paio di volte verso la mezzanotte un rivoletto cominciò a passare sul marciapiede ma i ruspisti fecero il miracolo. Bene, ma se le dighe di Campo Moro e Alpe Gera non fossero state anche loro al lavoro intercettando l'acqua ed evitando che si avviasse lungo il Mallero Sondrio sarebbe stata, al minimo, inondata. Discorso delicato dunque quello del dire che occorrono dighe ma realistico.
Abbiamo a che fare con condizioni climatiche diverse. Vogliamo partire da questo punto?

Mortirolo
L'ex on. Paolo Oberti ha risollevato la questione Mortitolo. Prima di andare oltre giusto ricordare quanto aveva fatto suo padre Aldo, prima Sindaco di Tirano, poi cpnsigliere regionale, Presidente della Commissione Turismo e anche Presidente della Società de Trafori dello Stelvio e dello Spluga. In questa veste era riuscito a convincere il potentissimo leader bavarese, poi Cancelliere, Strauss, alla causa del Traforo dello Stelvio. Purtroppo se ne andò troppo presto, ancora nel vigore degli anni come purtroppo c'è da dire che l'argomento non era molto sentito in provincia. Era sentito in Valchiavenna dove ad ogni passo che faceva lo Stelvio si scatenava una reazione pro-Spluga, impensabile se stradale avendo gli svizzeri scelto di stare a casa loro costruendo il San Bernardino, fuori di testa se ferroviario ai più di 50 km di tunnel dovendosi aggiungere il raccordo con la zona di Colico e, di fatto, almeno altri 40 km di tunnel via Lago.
Peggio è andata per il Mortirolo. Là eravamo nel “condendo”, nel da farsi insomma. Per il Mortirolo eravamo nel “condito”, nel concreto. Abbiamo avuto in una occasione modo di puntualizzare documentalmente (atti amministrativi, dati, decisioni ecc.) come fossimo a centimetri dal traguardo (30 miliardi per il pre-foro, 200 per la realizzazione, bando già emesso) senza alcuna opposizione all'allora Ministro dei LL.PP. Prandini. Con una eccezione: le opposizioni qui in provincia. Chi ne ha voglia si legga i seguenti articoli:

Il bresciano Ministro dei LL.PP. Prandini l'aveva inserito nel piano triennale ANAS 1991/93. C'erano i soldi (tanti, quelli che bastavano). Il bando era stato pubblicato. Occasione follemente persa. I dati (copiare e utilizzare i due indirizzi)
http://www.gazzettadisondrio.it/editoriali/01082014/cosi-abbiamo-perso-t...

Traforo del Mortirolo: un'occasione d'oro follemente buttata via

http://www.gazzettadisondrio.it/editoriali/22062013/traforo-del-mortirol...

L'idea di allora
La società dei Trafori, allora a guida valtellinese, aveva progettato una soluzione originale con un mix stradale-ferroviario per cui a carico della parte ferroviaria sarebbero rimasti solo i raccordi con le stazioni di Tirano di qua e di Edolo di là nonché le parti elettriche e di segnalamento. Di fatto sarebbe stato il prolungamento della Retica, ovviamente a scartamento metrico. A Edolo in attesa, chissà che nel futuro non ci sia, del collegamento su ferro con la Trento Malè ci sarebbe stato quello con bus mentre verso la pianura ci avrebbe pensato la rinnovata linea della Valcamonica.

Oggi
L'idea del mix ferro-gomma è il massimo possibile. Il traforo ferroviario è utopia. Basti pesare che ci sono voluti 20 anni dopo la frana di Olginate con la linea riattivata su un ponte Bayley e un mare di soldi per realizzare il collegamento tra le stazioni di Airuno e Calolzio. Di sei, diconsi sei, km.
Possibilità ridottissime per il tunnel stradale nonostante abbiano ragione quelli che lo sostengono ora Oberti, Crosio, Volpi e qualche tiranese. Da un lato per i costi. Dall'altro lato perchè c'era stata non solo freddezza ma addirittura opposizione frontale quando erano disponibili i soldi e le cose si stavano mettendo non bene ma benissimo all'interno di una logica di penetrazione in Europa quando, non a caso, Strauss aveva parlato di Garmisch Partenkirken e di strada europea E533. L'aveva capito Strauss ma non lo si era capito in Valtellina. Arduo pensare che gli errori siano serviti a capirlo.
A capire che il Mortirolo occorrerebbe. E lo Stelvio? Verrebbe di conseguenza.

Valtellina: presenza a Roma in bilico V
Accordo raggiunto fra Renzi e Berlusconi per la legge elettorale. Vediamo le cose che possono interessare la Valle. Le circoscrizioni diventano 100. I seggi in Parlamento 500. I capilista saranno eletti comunque, ovviamente per i Partiti che supereranno il quorum indispensabile per entrare a Montecitorio e in relazione alle percentuali di voto. Gli altri in base alle preferenze riportate, se ci sono posti disponibili 100 circoscrizioni significa che ognuna mediamente riguardi 600.000 abitanti. La nostra è presto fatta, in cifre tonde: Sondrio (182mila abitanti) e Lecco (340mila) insieme con la sponda occidentale del Lago aggregata per quadrare i conti. Si torna indietro di diversi lustri quando era guerra delle preferenze fra valtellinesi, comaschi, varesini. A noi è sempre andata bene perchè sapevamo organizzarci e facevamo squadra concentrando le preferenze su due candidati.
I lecchesi sono quasi il doppio di noi per cui il rischio è che la rappresentanza nostra si riduca al minimo.
Certo, quando si parla di queste cose non manca il solone di turno che sentenzia in genere dicendo peste e corna a chi va a Roma, e che cavolo fanno e via dicendo. Forse a questi Soloni c'è da consigliare di informarsi meglio, in particolare confrontando il nostro sviluppo e quello di tante altre zone d'Italia simili, con la sola eccezione dei privilegiatissimi giardini delle Regioni Speciali, lussureggianti certo, con i nostri soldi.

Lo sciopero
Il 5 dicembre vogliono fare lo sciopero generale.
Speriamo che si cambi idea. Possono esserci ragioni ma in questo momento vediamo, più in alto di tutto il resto, l'interesse del Paese. Lo sciopero vuol dire un qualche per cento, sia pure dopo la virgola, portato via ad un PIL in difficoltà continua. Sciopero inoltre di chi il lavoro ce l'ha. Almeno nel settore produttivo non si perda fatturato!

 

Alberto Frizziero
Editoriali