CALCIO-SOZZURA: TRE CORNERS RIGORE. IL PALLONE E’ ROTONDO, ANZI LO ERA

Tre corners rigore.

Un tempo, da ragazzini, quando si giocava su spazi di risulta, piazzali, prati, cortili, i corners non si tiravano. C’era una regola, valida dalle Alpi al Lilibeo, costantemente applicata: tre corners rigore.

Tre corners, tre calci d’angolo che arrivano da Torino, Roma e Napoli, da Procure che evidentemente hanno preso sul serio la cosa se è vero come è vero che indagano da oltre un anno e, a quanto pare, a 360 gradi. Tre calci d’angolo per far rientrare in tutto il mondo calcistico italiano – e anche nel mondo senza la pedo-specificazione – appunto IL RIGORE. Cominciando a fare piazza pulita di tutti quelli che sono stati trovati in fuori gioco, sia vistoso che marginale.

Tre corners rigore. Tre corners metaforici necessari per ottenere l’indispensabile rigore.

1) Le dimissioni, date, del Presidente della Federazione Italiana Gioco calcio;

2) Le dimissioni, attese, del Presidente degli arbitri

3) Le dimissioni, auspicate, del Presidente della Lega Galliani (le cui dimissioni, se estraneo come si dichiara, potrebbero essere respinte, togliendo però così la parziale ipoteca derivante dal tipo di consenso che aveva avuto dopo un lungo braccio di ferro con le società minori, quelle che pare si stiano rivelando le danneggiate)

Tre corners rigore, anche sul versante economico.

1) Chi ha sbagliato – società – paghi. Anche a costo di fallimenti.

2) Chi ha sbagliato – persone – paghi.

3) Chi è stato danneggiato chieda i danni (ma venga tutelato adeguatamente, anche al di fuori del settore sportivo)

Il pallone è rotondo, anzi lo era

Il pallone, si diceva, “é rotondo”. Nelle tre dimensioni il detto individua una sfera. O meglio: individuava.

La sfera infatti ha una caratteristica unica. Qualsiasi sia la sua posizione il risultato non cambia. Se scriviamo sulla sua superficie N, diciamo, in alto, S in basso, E da una parte a metà, W dall’altra, il pallone che abbia il nord (N) sopra, di fianco, di sotto, non cambia comportamenti. La sua posizione, intrinseca o estrinseca come dicono i fisici teorici, è un’invariante sia che prenda un calcio in un punto che in un altro.

Scopriamo che il pallone non era, come si pensava, rotondo. Meglio, lo era inizialmente, ma poi schiaccia di qua, spingi di là, sgonfia di sopra, gonfia di sotto, alla fine questo povero pallone non era più lo stesso. Era diventato per alcuni una specie di esacisottaedro che, come si sa (non è vero che lo si sa; lo dicono i docenti di geometria ma in realtà quasi nessuno sa di cosa si tratti) è un poliedro, ossia un solido, che ha 48 facce. Per altri il pallone era diventato un dodecaedro, ossia solido a 12 facce. Per altri ancora un tetraedro, solido formato da soli 4 triangoli equilateri. Poi i privilegiati, quelli per cui il pallone continuava ad essere rigorosamente sferico, a rotolare senza sobbalzi strani e comportamenti perlomeno altalenanti. Tutta la nostra simpatia infine a quelle società e a quelle persone, a vario titolo impegnate nel calcio, dai comportamenti “eustorgici”, altro termine di tutt’altro che facile comprensione. Ci spieghiamo ricorrendo all’origine del termine, da Eustorgio, il santo che fu nono Vescovo di Milano, ricordato come uno dei più fermi e illustri avversari dell'eresia ariana. In questo caso gli eretici del pallone, certo più di quelli che compaiono per non parlare poi di quelli secondo cui “un bel tacer non fu mai scritto” all’insegna del “non c’ero e se c’ero dormivo” perché guai a porre lo sguardo e il resto sulla gallina dalle uova d’oro.

Sta dunque per cominciare la partita, ma una partita diversa

In ogni caso sta dunque per cominciare la partita, ma una partita diversa. Palla al centro? No. Nessun pallone sul campo ma solo rudi e forzuti montanari con gli scarponi che si usavano una volta con tanto di puntali. Al fischio dell’arbitro, estratto a sorte tra i non intercettati, calcio d’inizio e poi calci a tutto spiano. Non al pallone ma nelle parti che non vedono il sole di chi, di fatto, ha truffato decine di milioni di italiani che si appassionavano genuinamente per spettacoli ahimé invece in qualche misura taroccati

GdS

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