SS 36 LA FRANA DI MONTE PIAZZO. UNA NOSTRA RICERCA HA TROVATO IMPORTANTI, LONTANI, PRECEDENTI FRA CUI, INTERESSANTI IL PARERE DI UN ESPERTO E ATTI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Facciamo gli scongiuri perché il guaio sulla Statale 36 potrebbe richiedere più tempo del previsto. Nessun allarmismo ma giusto porre sul tavolo gli elementi che si hanno a disposizione in modo da evitare i "si dice" che in queste vicende sono la peggiore delle cose
Gli elementi che portiamo sono:
- il parere di un esperto autorevolmente espresso una dozzina di anni fa
- un documento ufficiale, importante, di quel periodo desunto dagli Atti della Camera (citati 3 Ministri dei LL.PP.)
- un richiamo alla relazione geologica del Comune di Dorio,
- un richiamo di memoria storica che potrebbe servire in quanto non conosciuto per il tempo intercorso.
Il parere
L'intervista é stata pubblicata una dozzina di anni fa a pag. 54 di un giornale che aveva titolato "Quella galleria scivola verso il lago". Ne sarebbe utile la pubblicazione ma il copyright lo impedisce. Richiamiamo i punti essenziali.
Già il titolo é eloquente: "Quella galleria scivola verso il lago" perché é scavata dentro una frana che si muove. Sarebbe stato meglio, secondo l'esperto, costruirla più in profondità sotto lo strato che slitta a valle. in pratica, sopra la galleria la terra tende a scendere verso il lago creando delle spaccature, delle trincee che in superficie sono ben visibili. Niente di speciale dato che si tratta di fenomeni molto comuni in montagna . Qui durano da centinaia d' anni e sono occasione di studio dettagliato tanto, dice il docente che tuttora insegna all'Università, che "io porto qui i miei studenti per mostrare loro l' esempio classico di una zona franosa." Inevitabili i suoi sussulti periodici: non per niente i locali chiamano la zona "Garavina", ossia frana
Interviene anche un dirigente dell'ANAS che sottolinea come al momento della costruzione non sono state prese tutte le precauzioni del caso, anche perché allora la tecnologia non permetteva interventi radicali come invece, é possibile prevedere oggi ('oggi' vuol dire circa 11 anni e cinque mesi fa).
A giudizio dell'esperto per essere tranquilli - diceva allora - non c'é che fare una galleria più interna. Roba da rizzare le orecchie pensando ai tempi, posto che si trovino i soldi. Poi però aggiunge un'altra ipotesi: oggi, visto che la galleria esiste già, non resta che armarsi di pazienza e rifare, quando necessario, le centine che sostengono la volta. Non solo: é possibile anche monitorare le spaccature della terra in superficie. Esistono strumenti in grado di misurare con precisione millimetrica la distanza tra le due estremità di ogni frana, un modo per prevenire i movimenti più sensibili.
E' passato parecchio tempo da allora. Quel docente, come già ricordato, insegna tuttora all'Università. Potrebbe essere utile sentire il suo parere. Pensavamo di sentirlo come giornale ma forse, nell'interesse dei valtellinesi, é meglio che il giornale ceda il passo alle Istituzioni, con riserva di tornare dopo sull'argomento.
Dagli Atti della Camera
Interessante la documentazione che abbiamo trovato negli Atti della Camera dei Deputati e per una doppia ragione. Da un lato per i contenuti, dall'altro perché chi aveva posto il problema era l'on. Parolo la cui conoscenza del problema, da tempo, può essere elemento utile mentre si cercano soluzioni. Il testo (tal quale fatta salva l'aggiunta del nome del Ministro dei LL.PP. alla data della citazione):
"INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08488 presentata da PAROLO UGO (LEGA NORD PADANIA) in data 20001113
at OCD - Ontologia della Camera dei deputati
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic5_08488_13
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Al Ministro dei lavori pubblici (Nesi). - Per sapere - premesso che: con precedente atto ispettivo n. 4-14955 pubblicato sul resoconto del 19 gennaio 1998 si segnalava al Ministro dei lavori pubblici lo stato di evidente degrado delle gallerie nel tratto della strada statale 36 da Colico a Lecco ed in particolare si faceva riferimento alle numerose infiltrazioni d'acqua presenti ovunque ai cedimenti strutturali delle gallerie del Monte Piazzo e si chiedeva, altresi', di accertare eventuali responsabilita' a carico delle varie imprese e dei direttori lavori; il Ministro dei lavori pubblici (Burlando) in data 17 giugno 1998 rispondeva all'atto ispettivo n. 4-14955 riconoscendo che nelle gallerie del Monte Piazzo esistono cedimenti strutturali, imputando comunque gli stessi esclusivamente alla particolare "natura geologica" della montagna sovrastante. Ovviamente secondo la tesi sostenuta nessun cenno di riscontro veniva fornito in merito alla richiesta di accertare le responsabilita'; in data 23 marzo 2000 con l'atto ispettivo n. 5-07595 si segnalavano al Ministro dei lavori pubblici (Bordon) ulteriori situazioni di pericolo presenti sulla strada statale 36 ed in data 26 settembre 2000 l'interrogante, replicando al Ministro (Nesi) ricordava che con precedenti atti ispettivi erano state segnalate le problematiche connesse alla strada statale 36 quali in particolare: "i cedimenti strutturali e le infiltrazioni di acqua verificatesi nelle gallerie"; da notizie apparse sui giornali si apprende che l'ANAS intende chiudere la galleria del Monte Piazzo, direzione sud, per 40 giorni al fine di consentire l'esecuzione di opere di messa in sicurezza (palificazioni), interessanti un tratto di soli 40 metri, per un costo di circa lire 300 milioni -: se, ai sensi del comma 1, dell'articolo 1 della legge n. 109 del 1994, che testualmente recita "In attuazione dell'articolo 97 della Costituzione l'attivita' amministrativa in materia di opere e lavori pubblici deve garantirne la qualita' ed uniformarsi a criteri di efficienza e di efficacia, secondo procedure improntate a tempestivita', trasparenza e correttezza, nel rispetto del diritto comunitario e della libera concorrenza tra gli operatori", non intenda promuovere un'indagine tecnico-amministrativa mirante ad individuare con certezza le responsabilita', purtroppo evidenti, per lavori eseguiti non a regola d'arte e privi di qualsiasi requisito previsto dalla legge; se non intenda quantificare i costi necessari per la definitiva messa in sicurezza delle gallerie ed imputare gli stessi ai progettisti, direttori lavori, imprese e funzionari pubblici, ciascuno per le singole responsabilita' che dovessero emergere dalle indagini svolte; i tempi e le modalita' con le quali si intendono eseguire i suddetti lavori e le misure che si vogliono adottare per garantire comunque l'uso di una infrastruttura vitale per l'economia dell'intera provincia di Sondrio e del Lago di Como. (5-08488)".
La relazione geologica dell Comune di Dorio
La relazione si sofferma anche sulla frana del Monte Piazzo, con linguaggio molto tecnico. Riportiamo il punto centrale che é di comprensione comune: "...tutto il blocco roccioso costituente il Monte Piazzo é in lento movimento per fenomeni gravitativi".
Il treno
Ci affidiamo alla memoria storica, quindi con l'opportunità di verifica con le Ferrovie. Ci sono due ricordi di riduzione della velocità per cui, se dovesse servire é bene si faccia la verifica perché non vorremmo che le due cose intrecciandosi fra loro determinassero confusione. Dovremmo essere negli anni sessanta. Il servizio ferroviario é assicurato da carrozze tradizionali trainate da locomotori E 626, negli anni '30 fiore all'occhiello dell'ingeneria italiana. Si riduce nel tratto a lago la velocità massima per via delle sollecitazioni eccessive di quel locomotore sul binario (poi verrà sostituito con i 636 e i 646). La seconda riduzione, a 60 km/h se ricordiamo bene, riguarda proprio la galleria di Piona corrispondente come zona a quella del guaio per la strada. Si é trattato di interventi abbastanza lunghi e complessi dovuti proprio a ragioni di stabilità della galleria e quindi di sicurezza. Acquisire informazioni al riguardo dalle Ferrovie potrebbe risultare utile per quanti debbono trovare tecnicamente la migliore soluzione
GdS