Risse alla Camera mentre lo spettro della guerra (!) incombe

E dal terrorismo all'orrorismo di quelli che vogliono lanciare i missili contro l'Italia con l'Occidente che dorme

Date

Il 22 dicembre del 1947, fausta giornata, pur in tempi di forti contrapposizioni ideologiche e di lotta politica – il successivo 18 aprile ci fu la svolta con la Democrazia Cristiana che per fortuna degli italiani, e anche degli stessi comunisti, sconfisse il Fronte Popolare – con 458 voti favorevoli e soli 62 contrari fu approvata la Costituzione

Nella notte tra il 13 e il 14 febbraio A.D. 2015, infausta giornata, la Camera, svegliati i tanti che avevano ceduto al sonno, ha votato in aula tristemente semivuota le "Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione".

Non di parte
Non prendiamo posizione politica. Non seguiamo né gli uni né gli altri, non quelli che motivando sono usciti dall'aula, non quelli che, motivando ci sono rimasti. Rileviamo la stridente contraddizione con il voto del 22 dicembre di 68 anni fa quando grandi personaggi seppero trovare una via per il percorso che la giovane Repubblica avrebbe dovuto affrontare. Non si può non concludere che a grandi personaggi di allora si sono affiancati oggi piccoli personaggi incapaci di trovare a loro volta una strada per il nuovo percorso da tracciare. Lo diciamo perchè ci sono due precedenti. Al tempo del governo Prodi la sinistra approvò le modifiche costituzionali a ristretta maggioranza. Al tempo del governo Berlusconi il centrodestra approvò le modifiche costituzionali a  maggioranza.
Concorde il giudizio sugli errori allora commessi volendo riscrivere le regole fondamentali dello Stato a maggioranza come se si trattasse di approvare qualche leggina. Addirittura poi con sedute notturne, assai rare e in genere in occasioni nelle quali occorre rispettare qualche scadenza.

Malinconia profonda. Questo il sentimento, queste le sensazioni, questa in un certo senso la rabbia nel vedere quell'aula semivuota, quasi da Basso Impero, ulteriore contraddizione stridente con quella stessa aula di qualche giorno fa quasi unanime nell'applauso al nuovo Capo dello Stato, guarda caso anch'egli di formazione democristiana

Ferita istituzionale
Malinconia. E ci ritroviamo nella dichiarazione dell'on. Ettore Rosato, Vicecapogruppo vicario del PD alla Camera, non a caso di formazione DC e quindi sensibile ai problemi istituzionali (è anche membro della Commissione Affari Costituzionali). “QUELLA CONSUMATASI LA NOTTE SCORSA È UNA VERA E PROPRIA FERITA ISTITUZIONALE”.

La cura
Di fronte a questa “ferita” provveda alla cura quello che per andare a Palermo, pur avendo a disposizione l'aereo di servizio, è salito su un normale aereo di linea dell'Alitalia. Viene in mente il nostro sen. Athos Valsecchi quando, Ministro delle Finanze, pur avendo a disposizione gli elicotteri che lui stesso aveva fornito alla Guardia di Finanza, pur avendo le offerte – testimone chi scrive – da ENI, IRI e qualche azienda di passaggi sui loro executives privati si prendeva il treno che allora al minimo da Milano a Roma ci metteva 6 ore “per non dover dire grazie a nessuno”.
Il Presidente Mattarella non può non intervenire a fronte di una modifica sostanziale della Legge fondamentale dello Stato, una riscrittura della regola delle regole che viene approvata da un ramo del Parlamento – che di fatto per competenze ed elezione sopprime l'altro ramo – con soli 309 voti, neanche il 50%, i 309 rappresentando solo il 49,04% rispetto all'82,37% dei favorevoli al varo della Costituzione.
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Mala tempora currunt
I nodi vengono al pettine, dice la saggezza popolare. Per la verità dice anche che chi rompe paga e i cocci sono suoi. Chi ha rotto fa pagare agli altri, in prima fila noi. Ci riferiamo alle perniciose idiozie della politica estera occidentale dal secondo conflitto irakeno ad oggi. Non facciamo parte della squadra dei profeti del giorno dopo perchè le cose siamo abituati a dirle, anzi scriverle per farle restare, “prima” e non dopo. C'è un sistema molto semplice di verifica. Nella finestrina in altro a destra per la ricerca nella prima pagina del giornale basta digitare “Irak” e “primavera araba” per avere un saggio di quanto da noi scritto prima degli eventi. Sintetizziamo.

L'orrore delle bombe
Premessa: ferocemente contrari alla guerra per esperienze vissute una bomba scoppiata a 4-5 metri da dove dormivo, polverizzando tre sorelle; sotto bombardamento di 30 spezzoni come possono testimoniare altri valtellinesi allora in un cantiere della Falk; mitragliato da 7 caccia P51 Mustang; una bomba a Ponte, intelligente perchè aveva scelto un prato incolto vicino al camposanto; nelle orecchie ancora il sibilo, poi il silenzio che dura chissà quanto eppure si trattava di pochi secondi, poi lo scoppio, e allora, salvi! E poi le preghiere per chi è rimasto vittima; il gas dell'esplosione che penetra giù per la gola; anche il pane del prestinaio di Ponte nell'aprile del 1945 fatto anche con patate e un po' di segatura perchè non c'era quasi più farina. Mille altri ricordi incancellabili.

La Guerra del Golfo
Premessa per validare la valutazione che segue relativa alla guerra del Golfo, alla prima contro Saddam. Guerra inevitabile e lo dice – ecco perchè di quanto sopra – chi è ferocemente contrario alla guerra. Non era il petrolio, come quasi tutti dicevano, la ragione scatenante il conflitto bensì l'annessione del Kuwait da parte dell'Irak, del suo PIL, dell'enorme quantità di risorse della locale banca centrale, l'alterazione, in definitiva, dei rapporti di forza in quello scacchiere, la rottura di un equilibrio, precario se si vuole ma sempre equilibrio tra Israele, Siria, Irak, Iran.

La seconda
Siamo stati contro la seconda guerra irakena spiegandone, prima, i motivi e prevedendone gli sviluppi, ahimè avendone poi conferma visto il successivo andazzo. Responsabilità storica di Bush, Blair, Rumsfeld,

La Primavera araba
Siamo stati contro la cosiddetta “primavera” araba, invenzione propagandistica per giustificare l'intervento armato dopo “i 10.000 morti di Bengasi” che noi la sera stessa dimostravamo con l'eloquenza delle immagini essere una bufala colossale cui però avevano prestato fede in tanti, Presidente Napolitano compreso – che nel suo ultimo discorso ha ricordato come in proposito siano stati “fatti errori”.  Responsabilità storica di Sarcozy, Cameron e della Clinton presa alla sprovvista mentre era in visita nell'America Latina e che solo dopo ha sconfessato la decisione che la guida militare fosse di un statunitense.

Il club dei  guerrafondai
Questo club, in minuscolo, di guerrafondai con le armi cosiddette “intelligenti”, e sempre più costose per la felicità dei consigli di amministrazione delle società che le costruiscono è riuscita, come scrivevamo il primo marzo del 2006, a far rivivere la Spectre, quella di Fleming e del James Bond. Fra l'indifferenza colpevole è cresciuto un Califfato il cui fondamento non è affatto, come si legge di questi tempi, il terrorismo ma, come si scriveva sul numero 20 del 20 luglio 205, L'ORRORISMO eretto a sistema. Ormai quasi ogni giorno ne abbiamo documentazione e per fortuna le emittenti TV ne censurano gran parte.

Da terrorismo a orrorismo
Da terrorismo a orrorismo e, ora, guerra, nella sua ultima evoluzione. Pearl Harbor aveva rappresentato una svolta. Non più l'ambasciatore che viene ricevuto e che consegna la dichiarazione di guerra, ma inizio delle operazioni militari in anticipo. Poi nuovo cambio. Si spara e stop. Infine l'ultima evoluzione lo scoppio della guerra in diretta. Si era arrivati qui. Ora la guerra a tutto campo associata ad una territorializzazione come il Califfato di Mossul e i tentativi di crearne altri in Africa centrale e in quella mediterranea. Oggi la Libia ma guardando la Tunisia e domani anche l'Algeria.

Gli Scud possono colpire l'Italia, non lorsignori
I guerrafondai, o loro successori - il che fa lo stesso per ragioni di responsabilità oggettiva – non sono così solleciti come quando lo sono stati allorchè si è trattato di mandare gli aerei a bombardare la Libia (scongiurando così quello che Sarcozy considerava un pericolo per il suo Ministero dell'Economia ossia la riunione dei 42 i 43 Paesi africani che pochi giorni dopo stavano per siglare una grande intesa finanziaria, 12% Algeria, 9% Libia e così via in base al PIL di ciascuno). Sono tranquilli. Gli Scud, ha dichiarato l'Iis, possono raggiungere l'Italia. Poco meno di 300 km per Lampedusa, circa 450 Pantelleria o le prime propaggini siciliane. Sin qui missili non ultima generazione, di scarsa precisione, sempre della famiglia derivata dalle V2 tedesche dell'ultima guerra, con il vantaggio di avere un lanciatore mobile che si nuove anche fuori strada. Non dovrebbero disporne di altri, di quelli più moderni, anche nordcoreani. Li avessero sarebbero sotto tiro l'intera Sicilia e la Calabria sino a Catanzaro. E allora? In Francia, Germania e via dicendo i missili non possono arrivarci. E che devono preoccuparsi lorsignori? Interessa l'Ucraina, interessa prendersela – altro errore clamoroso della politica occidentale come sosteniamo non ora ma da una ventina d'anni dopo l'incontro ristretto con Gorbaciov al Gallia di Milano – con la Russia come vogliono gli Stati Uniti, tanto loro con le sanzioni non ci rimettono niente contrariamente all'Italia che anche qui paga un prezzo salatissimo.

Ministri e parole col contagocce
I ministri degli esteri Gentiloni e della Difesa Pinotti avevano parlato chiaro. La seconda:  "L'Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di Paesi dell'area, europei e dell'Africa del Nord, per fermare l'avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste". In altri termini pronti all'intervento militare, urgente, con 5000 uomini ovviamente come iniziativa ONU per superare l'art. 11 della Costituzione che recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. C'è stata una correzione di rotta rispetto a dichiarazioni aventi il pregio della chiarezza ma frutto di una certa inesperienza dovendosi tener conto delle opportunità ed anche delle risposte possibili a dichiarazioni di questo tipo che sicuramente non sono piaciute ai nostri servizi segreti aumentandone il già pesante carico di questi tempi...
Intervento infatti assai prudente di Renzi che ha spostato il tiro del tutto sull'azione diplomatica anche perchè – speriamo di sbagliarci – girovagando su commenti internazionali ci pare di cogliere una certa riluttanza non solo dell'ONU ma anche nei Paesi occidentali con, addirittura, ogni assenza della NATO. In linea d'altronde con il menefreghismo europeo per le tragedie del Mediterraneo.

Guerra di nuovo tipo
Siamo in guerra. Una guerra contro cui le 'ricette' tradizionali non seguono. Non ci sono battaglie a campo aperto. C'è l'orrorismo, ben oltre il terrorismo, usato come deterrente, come minaccia, come scelte operative. Le superarmi elettroniche, i missili di precisione e quant'altro non servono o quantomeno non sono risolutive. L'offensiva aerea non ha mai portato a questi esiti risolutivi. Si veda quella contro Londra nell'ultima guerra, si veda il Vietnam, si veda lo stesso Irak. Occorrono soldati a terra contro un nemico che può essere invisibile, che ha una molla eccezionale, il fanatismo e che ha il vantaggio di avere contro da un lato tanti Don Abbondio e dall'altro troppi cincischiamenti politici tra questo o quel Paese, in assenza di un minimo comun denominatore strategico.

Tempi duri con un costo alto da pagare e purtroppo non solo in soldi, tanti.

( Lampada a led dell'immagine realizzata con le "fascere" da Floriana Palmieri esposta in varie Mostre e Rassegne )

Alberto Frizziero
Editoriali