Via le Province. Come può salvarsi l'Italia? Una fantasia dei burosauri fuori di testa, Altro che realtà romanzesca!
Proponiamo ai lettori un saggio di quali vertici possono essere raggiunti dalla burocrazia, quantomeno conniventi i deputati che hanno approvato norme o senza conoscerle o, se le hanno studiate, da mandare a casa per evitare, stando a Montecitorio, che facciano altri danni al Paese.
Tutto parte dalla decisione politica, di motivazione reale assolutamente inespressa, di eliminare per le Province il massimo strumento di democrazia ovvero l'elezione degli amministratori da parte dei cittadini. Il Presidente della Provincia lo farà un Sindaco in un primo momento, si diceva, eletto dagli altri Sindaci. Poi ci hanno aggiunto anche i consiglieri comunali. Lo stesso per eleggere il Consiglio Provinciale (e poi ci sarà ancora l'Assemblea dei Sindaci per approvare Statuto, bilanci ecc. 78 per noi, 244 per Bergamo, 206 per Brescia, 190 per Pavia e così via... Potrebbero volerci giorni e giorni di discussione per arrivare all'approvazione!).
Avendo aggiunto i consiglieri le cose si complicano perchè evidentemente non si può dare lo stesso peso al consigliere di Pedesina e a quello di Sondrio. E allora ecco lo sforzo di fantasia dei burosauri per far concorrere al Premio Nobel il loro organismo, l'UCAS, Ufficio Complicazione Affari Semplici.
Infatti.
Infatti si legga l'allegato A al Disegno di Legge n. 1542 AC “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” approvato prima di Natale dalla Camera e destinato a diventare legge se il Senato confermerà questo obbrobrio.
Allegato «A»
Criteri ed operazioni per la determinazione dell’indice ponderato cui è commisurato il voto per l’elezione degli organi elettivi delle Città metropolitane e delle Province.
Per la determinazione degli indici di ponderazione relativi a ciascuna Città metropolitana e a ciascuna Provincia si procede secondo le seguenti operazioni:
a) con riferimento alla popolazione legale accertata e alle fasce demografiche in cui sono ripartiti i comuni ai sensi dell’articolo 5, comma 8, si determina il totale della popolazione di ciascuna delle fasce demografiche cui appartengono i comuni della città metropolitana o della provincia, la cui somma costituisce il totale della popolazione della città metropolitana o della provincia;
b) per ciascuna delle suddette fasce demografiche, si determina il valore percentuale, calcolato sino alla terza cifra decimale, del rapporto fra la popolazione di ciascuna fascia demografica e la popolazione dell’intera città metropolitana o provincia;
c) qualora il valore percentuale del rapporto fra la popolazione di un la popolazione dell’intera città metropolitana o provincia, sia maggiore di 45, il valore percentuale del comune è ridotto a detta cifra; il valore percentuale eccedente è assegnato in aumento al valore percentuale delle fasce demografiche cui non appartiene il comune, ripartendolo fra queste in misura proporzionale alla rispettiva popolazione;
d) qualora per una o più fasce demografiche il valore percentuale di cui alla lettera b), eventualmente rideterminato ai sensi della lettera c), sia maggiore di 35, il valore percentuale della fascia demografica è ridotto a detta cifra; è esclusa da tale riduzione la fascia demografica cui appartiene il comune di cui alla lettera c); il valore percentuale eccedente è assegnato in aumento al valore percentuale delle altre fasce demografiche della medesima città metropolitana, ovvero della provincia, ripartendolo fra queste in misura
proporzionale alla rispettiva popolazione, in modo tale che il valore percentuale di nessuna di esse superi comunque la cifra 35; è esclusa da tale operazione la fascia demografica cui appartiene il comune di cui alla lettera c);
e) si determina infine l’indice di ponderazione del voto degli elettori dei comuni di ciascuna fascia demografica; tale indice è dato, con approssimazione alla terza cifra decimale, dal risultato della divisione del valore percentuale determinato per ciascuna fascia demografica, secondo quanto stabilito dalla lettera c), ovvero d), per il numero complessivo dei sindaci e dei consiglieri appartenenti alla medesima fascia demografica, moltiplicato per 1000.
Follia pura
Questo concentrato di insipienza democratica, di follia statistica, di mancato rispetto per i cittadini che hanno il diritto di chiedere leggi e norme comprensibili rischia di essere la cartina di tornasole di una situazione che solo a parole si combatte. Che senso ha sentire ogni giorno che fra le ragioni della crisi un posto di vertice lo ha di diritto la complicazione burocratica se poi si alza la mano, o si schiaccia il bottone elettronico del si, per l'orrore di cui sopra?
Alternativa?
Non non siamo del clan del 'tutto sbagliato tutto da rifare”, clan con tantissimi soci quotidianamente impegnati a scovare le cose che non vanno, cosa molto facile, ma dimenticando di produrre alternative possibili, cosa molto difficile.
Noi apparteniamo, per antica formazione, a quel piccolo clan abituato a guardare la realtà non a 180 ma a 360 gradi, alla critica per qualcosa che non va aggiungendo ipotesi di soluzione.
Se non ci fosse di mezzo il citato UCAS, se si pensasse di fare le cose come in genere le si pensano a Sondrio, quale sia il colore che chi se ne occupa, la soluzione per l'elezione del Presidente sarebbe semplicissima sia pure ricordando che l'eliminazione della elezione diretta da parte dei cittadini, eliminazione divenuta una sorte di barriere del Piave in quel di Roma, fa tornare al periodo anteguerra in cui Preside (oggi Presidente) della Provincia, Rettori (e cioè gli assessori), Consulta (e cioè Consiglio Provinciale) non erano i cittadini a nominarli. Provocazione forte? No. Semplice constatazione. I valtellinesi negli anni '29 '31 '33 '38 '42 '43 '44 il nome del Presidente del Rettorato Provinciale non l'hanno trovato sulla scheda elettorale, visto che di schede non ce n'erano, ma l'hanno letto sui giornali. Nel 2014 ci sarà una differenza. E' vero che il Presidente della Provincia non lo troveranno sulla scheda elettorale, visto che di schede non ce ne saranno, ma una differenza rispetto all'epoca fascista ci sarà: la notizia non l'apprenderemo solo dai giornali ma anche dalla TV, dalla radio e dal web. Unica differenza.
Dall'UCAS all'USAC
Vogliamo passare dall'altra parte sulla testa dell'UCAS, il richiamato Ufficio Complicazioni Affari Semplici da parte del a noi più familiare USAC (Ufficio semplificazione Affari complicati).
SEMPLICISSIMO SUPERARE IL PROBLEMA DELLA 'PONDERABILITÀ' OSSIA DEL DIVERSO PESO FRA I CONSIGLIERI DI QUESTO O QUEL COMUNE. IN LOMBARDIA È GIÀ STATO FATTO VERSO LA FINE DEGLI ANNI SETTANTA QUANDO SI TRATTÒ DI NOMINARE GLI ORGANI DEI COMITATI SANITARI DI ZONA PER I QUALI VOTAVANO GLI AMMINISTRATORI COMUNALI. OGNI CONSIGLIERE PORTAVA TANTI VOTI QUANTI NE RAPPRESENTAVA. SONDRIO, ALLORA CIRCA 22.000 ABITANTI. 40 CONSIGLIERI COMUNALI. OGNI CONSIGLIERE PORTAVA I CIRCA 22.000 DIVISO 40. PEDESINA NE AVEVA 36 CON 12 CONSIGLIERI? OGNI CONSIGLIERE AVEVA 36/12 OVVERO TRE VOTI. SEMPLICISSIMO, EQUO, DEMOCRATICAMENTE RAPPRESENTATIVO ANCHE SOTTO IL PROFILO POLITICO.
TROPPO SEMPLICE EVIDENTEMENTE PER ESSERE CAPITO LAGGIÙ.
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Chicca finale.
Il quinto comma dell'art. 12bis del DdL prescrive: ”L’elezione avviene in unica giornata presso un unico seggio”. Fissate anche le ore: dalle 8.00 alle 20.
A quelli là non passa neanche per l'anticamera del cervello che in Italia esistano situazioni geografiche come la nostra e simili come ad esempio Brescia con gente che deve arrivare quasi dal Tonale o da Corteno Golgi. Il consigliere di Livigno che debba usare servizi pubblici ha una sola opportunità, quella di partire in bus alle 9.40, a Bormio prendere quello per Tirano e qui il treno per Sondrio dove l'arrivo è previsto per le 13.37. Di corsa al seggio, il voto, di corsa in stazione e partenza per Tirano alle 14.22. Sempre sul filo dei minuti cambio a Bormio e rientro a Livigno alle 1720. In auto con due passi a 2291 metri e a 2208, Via Michelin valuta il tempo necessario in 2.29. Se poi quel giorno nevica o c'è ghiaccio anche 3,4,5...
Un po' meglio la situazione all'altro estremo, Madesimo con servizi pubblici raggiungibile mediante bus sino a Chiavenna, poi treno con cambio a Colico.
Studiata la situazione si è però visto che un pullman facendo la Val dei Giusti e la Bregaglia recupera 42 amministratori. Un altro che parte da Chiavenna e andando a zig.zag fra SS36 e Trivulzia riesce a imbarcarne, chiudendo un occhio 59, salvo cedere i 14 di Mese e Gordona all'altro. Situazione analoga per le provenienze dall'Alta Valle mentre per il terziere di mezzo non si può zigzagare e occorre studiare soluzioni ad hoc. E Valli del Bitto, Valmasino e Valmalenco? Taxi
Ma i soldi?
S'intende che ciascuno si paga il biglietto e il pasto visto che la legge stabilisce che chi fa il Presidente della Provincia lo deve fare a titolo gratuito (bisogna pur risparmiare per consentire laute prebende a parlamentari, dipendenti di Camera e Senato, manager pubblici e via dicendo...). Consequenzialmente così per tutti. Dato che la legge è tassativa al riguardo ha da essere ricordato che neppure contempla il rimborso-spese.
Se la burocrazia, come abbiamo visto, tocca vette abissali si trova in felice compagnia con le vette abissali della demagogia, vicinissima al limite del prendere gli italiani per i fondelli. Italiani distolti quasi quotidianamente dall'essenza dei problemi con un rincorrere continuo di quello che un tempo era considerato pettegolezzo mentre ora è manna per i talk-show e per i titolisti di giornali che ne vorrebbero ridurre, ma in realtà così facendo l'accentuano. il loro pauroso declino.
Aspettiamo
Aspettiamo il Senato. Vediamo se hanno senso del pudore e il coraggio delle proprie azioni prendendo l'allegato A e facendolo ingoiare – metaforicamente s'intende – a chi tale inaudita, per dirla in efficace vernacolo, 'ciunada' aveva concepito.