12 10 34 UN MINUTO DOPO IL VOTO ALLA CAMERA. Cvd, ovvero PAREGGIO. E ADESSO?

14.XII.2010 Come fanno 314 voti per Berlusconi a fronte di 311 ad essere considerati un pareggio?

Non diamo i numeri perché andiamo oltre i numeri come il precedente articolo, quello delle 9.40 di ieri. 13 dicembre, aveva indicato.

Berlusconi: pareggio

Berlusconi è rimasto in sella al termine di un braccio di ferro durissimo che ne hanno esaltato le caratteristiche di combattente già evidenziate nelle elezioni di due mandati fa, quelli che attribuirono una vittoria di Pirro a Prodi che cosò caro alla sinistra moderata e carissimo alla sinistra-sinistra. Avesse perso gli sarebbe rimasta una sola chanche, alquanto incerta visti gli ultimi sondaggi e l'evoluzione politica romana. Avendo 'vinto' il confronto numerico ne ha anche un'altra, precedente e prioritaria, quella di riuscire a riallargare l'area governativa.

Però…

Però alla Camera ci sono 630 deputati, 629 votanti. Premesso che per governare il Paese, vale a dire per spedire in Gazzetta Ufficiale provvedimenti con rango di legge, la storia dimostra che spesso non ne sono sufficienti, diciamo, 650, osserviamo che i 314 voti non solo non bastano a questo scopo ma sono persino sotto la maggioranza. Se sono 629 i votanti (anche se non sta scritto da nessuna parte è prassi che il Presidente della Camera, come del Senato, si astenga) la maggioranza la si ha infatti a quota 315. Berlusconi non c'è arrivato. Questione solo psicologica ma cartina di tornasole di una situazione che lascia due sole possibilità:

1) La maggioranza, attuale, cresce. Per crescere occorre che arrivino rinforzi. Da dove? Casini in primis. Solo o con Rutelli e soci? FLI? Improbabile, troppo profondo essendo il fossato scavato in questi mesi. Non da escludersi una ulteriore integrazione, magari anche di rientri individuali dal FLI di qualcuno che, onorato il suo leader di sempre nella battaglia di dicembre, ha già dimostrato di non gradire le posizioni barricadiere di cui in queste settimane è stato evidente interprete l'on. Bocchino, in controtendenza rispetto alla disponibilità più volte manifestata dal nostro con valligiano Della Vedova.

2) La maggioranza, attuale, non cresce. Come si governa se in Parlamento, aula e prima ancora commissioni, l'insidia può venire da e in ogni articolo, ogni comma, ogni emendamento? Elezioni inevitabili, con il giallo della mancata pensione per i parlamentari, che poi ha norme diverse per Camera e Senato. Berlusconi cita i sondaggi, ma non è così semplice. I rischi li corre, e come. Anzi, il rischio ingovernabilità è dietro l'angolo.

Per tutto questo parliamo di pareggio. Berlusconi cioè "vince ma non vince". Ancora ipotesi duale. Era stato infatti "successo tattico ma errore strategico", secondo la nostra analisi pubblicata allora, la rottura con Fini. Vince oggi ma rischia di non vincere domani.

Fini: sconfitta

"La vittoria numerica di Berlusconi è evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancor più dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla Via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Libertà". E' la dichiarazione di Fini che aggiunge "Che Berlusconi non possa dire di aver vinto anche in termini politici sarà chiaro in poche settimane". I commentatori non hanno colto il vero segno psicologico delle due dichiarazioni abbinate. E' la resa. Sconfitto. Non c'è un messaggio per i suoi del tipo "una battaglia, la lotta continua". C'è il ricorso, di fatto, al detto di Sansone. Traducendo: adesso è toccata a me. Domani toccherà a lui.

Centro-destra: sconfitta

Se Berlusconi vinve la tenzone a Montecitorio arrivando almeno al pareggio la sconfitta accomuna anche il centro-destra. Era uno schieramento egemone in Parlamento e quasi tale in giro per l'Italia delle Regioni e degli Enti Locali. Aveva come, quasi, una formalità le scadenze del 2013, Palazzo Chigi e Quirinale. Se anche una soluzione dovesse essere trovata a breve nulla sarebbe più come prima quando c'era in Parlamento la maggioranza più nutrita dal 1945 ad oggi. Sconfitta quindi di una linea con un autogol talmente clamoroso da far rivivere il Vesuvio.

PD: sconfitto

Il PD non è esistito. Nessuna ipotesi degna di questo nome. Unica strada quella di seguire (!) Fini, incalzato da Di Pietro e dai Grillini. Internamente una pluri-diaspora e un conflitto persino generazionale (anche se nel dibattito D'alema si è dimostrato sei spanne sopra a tutti gli altri personaggi, sia quelli di derivazione pidiessina che gli altri provenienti dalla Margherita)

E se?

E se fra un paio d'ore Berlusconi andasse a restituire il mandato al Presidente Napolitano per avere quindi, a quel punto, ipso facto, il reincarico?

Sarebbe far politica nel modo più nobile. Ma è fantapolitica…

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali