12 10 32 DAL SENATO, 13.XII, ORE 9.40. GOVERNO: DOMANI UN BRUTTO PAREGGIO. GdS AVEVA VISTO GIUSTO

I due casi - Berlusconi - Fini - Pareggio. Perché 'brutto' - L'avevamo previsto - PdL e Pd - Il rating - Ce la faremo?

I due casi

Sono le 9.40 di lunedì 13. Un lungo applauso della sua maggioranza sta applaudendo il Presidente del Consiglio a conclusione del suo (ultimo?) discorso a Palazzo Madama. Sarà proprio l'ultimo (replica a parte)? E' quello che si chiedono tutti alla vigilia del voto alla Camera, quello del bilancino, quello dell'uno, pari, due.

Nella realtà politica non ci saranno, salvo sorprese clamorose, né l'uno, né il due ma solo la ics, solo il pareggio, un brutto pareggio. Non ci riferiamo a quello numerico, che pure non sarebbe da scartare, ma alla sostanza politica.

Vediamo i due casi:

Berlusconi

1) Berlusconi non ce la fa. Passa la sfiducia. La palla in mano a Napolitano che non può sic et simpliciter sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. Un reincarico a Berlusconi non è possibile essendo appena stato sfiduciato. E così per il rinvio alla Camere, dato che si sono appena pronunciate. L'incarico a una personalità esterna non regge perché nessuno è in grado di assicurare una maggioranza. Ove una, eterogenea a dir poco, fosse possibile alla Camera verrebbe il no del Senato. Resta l'ipotesi dell'incarico esplorativo a Schifani in quanto Presidente del Senato. Pur di evitare il voto potrebbe esserci l'OK da parte degli sfiduciatori avendo ottenuto lo sfratto di Berlusconi da Palazzo Chigi ma a questo punto sarebbe il Senato a negare la fiducia. Quindi elezioni, come vuole Berlusconi ma con un Governo diverso. Pareggio.

2) Berlusconi la spunta, la Camera vota la fiducia. I problemi restano aperti. Fini ha dichiarato che in questo caso è opposizione, dura. La singolar tenzone si sposta nelle commissioni parlamentari e nell'aula dove la situazione e i contenuti dei provvedimenti si prestano a colpi di mano, in ogni caso a votazioni negative. In altri termini viene a mancare la certezza che i provvedimenti decisi dal Consiglio dei Ministri possano avere la ratifica parlamentare. Pareggio.

L'alternativa di un accordo con Casini è pesante per Berlusconi perché il prezzo da pagare sarebbe ingente (e non ci riferiamo solo a incarichi di governo, quanti e quali, ma in termini di linea politica, sino al limite di accettabilità da parte della Lega).

Fini

1) Se manda a casa Berlusconi ha vinto. Vittoria di Pirro perché dopo dovrebbe agganciarsi al 'Polo di centro" il che a questo punto non conviene per nulla a Casini. E se va da solo, come la storia della Repubblica insegna, rischia la sorte sempre avuta da movimenti secessionisti.

2) Se non ce la fa a mandare a casa Berlusconi è in un angolo perché l'esito elettorale non sarebbe quello degli attuali sondaggi che gli danno un 6% perché bisogna tener presente il voto degli indecisi - chi si sente con Fini si è già pronunciato - e gli effetti di una campagna elettorale del PdL che sarebbe centrata su questo unico obiettivo.

Pareggio. Perché 'brutto'

Brutto pareggio perché soluzioni a breve non se ne vedono, salvo la oggi improbabile intesa con Casini nell'ipotesi di una fiducia alla Camera. Le elezioni sarebbero una sberla per tutti, centro destra e centro sinistra per effetto del frazionamento del corpo elettorale (emorragia del PdL per la diaspora, leggero il peso di Rutelli,alla grande Di Pietro e Vendola) con successivi contraccolpi nelle Regioni e negli Enti Locali. Quale fosse il risultato la formazione e poi la navigazione del Governo sarebbero assai difficoltose con il rischio di ripercussioni di carattere finanziario.

Terza Repubblica forse alle viste, ma qualche osservatore neutrale sta accorgendosi che la Prima (porcherie criminali a parte, che poi erano prerogativa di pochi e non dei tanti che, in tutti i Partiti, intendevano la politica come servizio), forse era meglio della Seconda…

L'avevamo previsto

Ancora una volta dobbiamo ricordare che questa situazione l'avevamo prevista come i lettori abituali ricorderanno e come si può andare a leggere in precedenti commenti. All'indomani del divorzio Berlusconi-Fini parlammo, nel titolo, di successo tattico di Berlusconi ma suo errore strategico. In precedenti commenti abbiamo inoltre ricordato le analogie fra l'attuale situazione e quella del Governo Prodi. Ora (Fini) come allora (Bertinotti) se ne è andata una componente della maggioranza. Entrambi i Presidenti hanno ripetutamente dichiarato la loro certezza di arrivare alla fine della Legislatura. Ora (previsione del seguito che avrebbe avuto Fini) come allora (previsione di quanti avrebbero votato la fiducia) gli esperti - si fa per dire - di entrambi i Presidenti del Consiglio hanno clamorosamente sbagliato i conti determinando conseguenti scelte politiche sbagliate. Si riusciva dunque a guardare dietro l'angolo dall'estrema periferia in cima all'Italia. C'è da chiedersi come mai non si riusciva a fare lo stesso nel Palazzo romano?

PdL e Pd

Quanto al PdL da tempo scriviamo che la cosa più importante, oggi urgente, che Berlusconi dovrebbe fare sarebbe quella di un cambio di strategia: da "Partito del leader" a "Leader di un Partito", da movimento a partito con una articolazione territoriale, una presenza diffusa, un dibattito interno, decisioni collegiali.

Quanto al PD, da tempo scriviamo che la cosa più importante, oggi urgente, che il PD dovrebbe fare è quella di darsi una mossa. A Berlusconi, Fini, Bossi, Casini saldi negli anni nei loro scranni il PD in pari tempo ha contrapposto ben otto segretari. A fronte della vistosa crisi del centro-destra c'è la linea Bersani, quella di Veltroni, quella di D'Alema, quella di Vendola, quella di Chiamparino, quella di Renzi (che va a trovare Berlusconi ad Arcore suscitando proteste).

Il rating

Da lassù, in Europa e non solo, ci guardano. Per fortuna, prescindendo dalle alchimie politiche, c'è Tremonti, e lo sanno anche quelli che nel dibattito di piazza lo attaccano. Il rating per ora dunque non cambia evitando quei prezzi pesanti che stanno già pagando Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo. E per fortuna c'è Maroni, in una con Forze dell'ordine e Magistratura, che sta facendo vedere al mondo che la mafia non è invincibile. Anche questo serve a mantenere il rating.

Ce la faremo?

In TV abbiamo sentito dire da diplomatici che le vicende politiche italiane sono tali da non annoiare mai. Non c'è dubbio. Soccorre però, anche in momenti duri come l'attuale, la certezza che la fantasia italica è tale da indurre, con un pizzico di incoscienza ma anche nella consapevolezza di quello che c'è nei nostri cromosomi, ad un sobrio, moderato ottimismo.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali