Orso e cinghiali da cacciare, estranei da bandire

Festival del doppio senso ma con identico bersaglio

Pineta di Primolo, 12 aprile. Premessa: dove sono i pini, elemento indispensabile per fare una pineta? Da decine d'anni passiamo di lì e mai ci siamo posti il problema. Ci voleva questo 12 aprile, ed un incontro con ospiti, per scoprire, vedendo alberi splendidi ma senza foglie, qualcuna già spuntata, che si tratta di larici. Non cambieremo il nome in lariceto, sta bene quello che c'è.

Arrivano due ospiti domenicali della Valle. Ci siamo solo noi a fare il pic nic per cui la domanda la fanno a noi: “Dov'è l'orso?”. Rispondiamo che non lo sappiamo e non solo noi. Non lo sanno nemmeno gli addetti ai lavori. Si è svegliato dal letargo quasi due mesi fa, si è sbranato un'asina, ha fatto fuori arnie e poi si è eclissato. Meglio: quello che si è eclissato è il segnale del radiocollare per cui dai monti di Stazzona può essere andato ovunque e quindi ovunque, per improbabile che sia, lo si può incontrare. “Signora” - chiediamo - “e se lo vedesse che farebbe?”. La risposta è quella che danno in tanti: “scapperei a gambe levate!”, la più naturale e la più sbagliata. E lo facciamo presente: “signora, lei non riesce a correre a 50 km l'ora. Lui sì e gli esperti ci dicono di evitarlo assolutamente arretrando lentamente”. I sostenitori dell'orso, complici dell'eccidio di asini, capre, pecore e via dicendo, invitano a studiare le norme di comportamento in caso di incontro. Posto anche che qualcuno lo faccia – i più no – si tratta di vedere se poi capitando il caso si ha il sangue freddo di mettere in pratica la teoria che si è studiata. In ogni caso, poco che sia, un rischio può esserci. Un rischio di cui facevamo volentieri a meno e che può anche allontanare qualcuno dalle nostre montagne. Un rischio che ha nomi e cognomi, quelli che sono andati in Slovenia, in ben altro habitat, a prenderne alcuni per portarli nel Trentino. Adesso si lamentano che sono troppi. Affari loro.
PER NOI GLI ORSI SONO DA CACCIARE.

Due modi per cacciarli
Ci sono due modi per cacciarli.
-  Il più semplice è quello di imbracciare un fucile come hanno fatto gli svizzeri con l'orso battezzato “M13” suscitando la protesta di animalisti: “Così si rischia di spazzare via in pochi anni gli sforzi di conservazione messi in piedi dall’Unione Europea e dagli enti italiani per mantenere nelle nostre Alpi un gioiello prezioso come l’orso”. MANTENERE non significa estendere. Contenti i trentini? Affari loro. Si tengano i loro orsi. Qua non ne vogliamo.
-  Il secondo è quello che preferiamo. Usiamo sì il fucile ma con un particolare tipo di pallottole, quelle che lo addormentano. Una volta nel regno dei sogni lo si carichi in una gabbia e lo si porti alla sede della Provincia di Trento o comunque dove essa indicherà.

Passiamo ai cinghiali
Il Vicepresidente della Comunità Montana di Morbegno Borromini ha
proposto di affidare ai 250 cacciatori abilitati il compito di risolvere il problema cinghiali. VANNO CACCIATI. Non basta come dice la LAV il contenimento. Questa non è terra di cinghiali. Se si riesce ad evitare l'uccisione totale meglio, ma in un modo o nell'altro alla fine dell'operazione l'eradicazione deve essere completa.

Estranei da bandire
Gli uni e gli altri sono estranei e quindi da bandire. Non devono essere loro ad arrivare e bandire dai boschi e dai monti quelli che ci sono già, se locali o ospiti della Valle non importa.

 

Alberto Frizziero
Editoriali