9 10 15 IRAK: CVD, PURTROPPO AVEVAMO RAGIONE. BUSH/RUMSFELD/BLAIR CON SADDAM SOPPIANTANO PIRRO. L'IRAK FORSE IL PEGGIORE ERRORE STRATEGICO DEGLI USA. IL PREZZO LO STIAMO PAGANDO TUTTI

Pirro, re dell'Epiro

A Eraclea, oggi Poliporo in provincia di Matera un certo re dell'Epiro forte di oltre 25.000 soldati ma soprattutto di un'arma nuovissima sconosciuta ai Romani (gli elefanti, ben 25) sconfisse il primo luglio del 280 avanti Cristo il console di Roma repubblicana Publio Valerio Levino. L'anno dopo, questa volta a Ascoli Satriano (Foggia) altra batosta, sconfitto, e ucciso ma per scelta sua ('devotio romana'), il console Publio Decio Mure. Erano 40.000 per parte ma i romani non avevano gli elefanti per cui la vittoria arrise a Pirro e alleati. Vittoria però insignificante, senza sviluppi e con un carissimo prezzo pagato al punto da far dire al re epirota che se ci fosse stata un'altra battaglia così avrebbe dovuto tornarsene in patria da solo.

Da allora si parla di "Vittoria di Pirro" quando il risultato è peggio di una sconfitta.

Gorge W. Bush, Presidente USA

Bush, in un momento nel quale nel mondo gli USA avevano un clima favorevole mai avuto prima per via dell'11 settembre, decise di mostrare i muscoli come teorizzava il suo Segretario di Stato alla Difesa, Donald Rumsfeld, sulla base di relazioni di gente che sarebbe stato meglio si occupassero delle pulizie, come 'operatori ecologici' s'intende, della Casa Bianca e non di cose troppo, troppo, troppo più importanti di loro. Saddam impiccato. Circa 4.500 soldati USA uccisi e quasi 50.000 feriti. Tutte le previsioni della vigilia saltate. Altro che Pirro!

Rumsfeld 'Ministro' della difesa USA

Rumsfeld, mente della guerra per il pericolo rappresentato dalle armi irakene di distruzione di massi, rivelatisi poi inesistenti e quindi la scusa per potere dare il via alla guerra. Basterebbe dire che decise nonostante i comandi militari sostenessero che non c'erano forze abbastanza per quello che si voleva fare, una sorta di guerra-lampo. Sarà per l'origine tedesca della sua famiglia che viene l'accostamento al blitz. La seconda guerra mondiale avrebbe dovuto chiudersi in pochi giorni; fu questa l'illusione di Mussolini che lo spinse a entrare in guerra 'per potersi sedere al tavolo della pace'. Qui convinsero gli inglesi perché tanto la guerra sarebbe durata pochi giorni. Per illustrare la supponenza di questo personaggio, ma soprattutto le sue responsabilità storiche, va ricordato il suo commento alle posizioni, e pressioni, di tutti i governi europei e del Papa "E' la vecchia Europa che parla", commento che provocò una fierissima risposta di Prodi, allora al vertice europeo e uomo non certo fertile in fatto di battute: "No, è la saggia Europa che parla".

La saggezza era al di qua dell'Atlantico come si è visto.

Le sue certezze della vigilia saltate. Altro che Pirro!

Blair, Premier inglese

Ce n'è anche per Tony Blair che con la sua scelta ha compromesso il suo prestigio, allora altissimo. Appena chiamato da Bush si è dimenticato di essere nell'Europa politica. Ha subito indossato 'l'abito inglese', quello da "nebbia sulla Manica, il continente è isolato", dimenticandosi fra l'altro che non è neppur vero questo, visto che il tempo è andato avanti e la Manica la sia attraversa anche sotto dove la nebbia non c'é. Se fosse stato nella logica europea la guerra probabilmente sarebbe stata evitata trovando soluzioni politiche.

Il 20 marzo 2003 il via ai bombardamenti e al resto. Il 1 maggio Bush proclamò la fine della guerra.

Scrivevamo il 20.8.2008 (http://www.gazzettadisondrio.it/17684-la_crisi_finanziaria_mondiale_e_i_... )

"La guerra irakena

Abbiamo a suo tempo pubblicato una serie di articoli sulla guerra irakena, prima che scoppiasse. Avremmo preferito dover chiedere scusa ai lettori per avere sbagliato le previsioni. Invece quelle le hanno sbagliate oltre Atlantico, principale responsabile non tanto Bush quanto il Segretario di Stato alla Difesa Rumsfeld (quello che agli inviti alla cautela di molti, Papa compreso, rispondeva "E' la vecchia Europa che parla" con la risposta di Prodi "No, è invece la saggia Europa che parla". Le hanno sbagliate perché hanno dimenticato che nei momenti che contano occorre fare attenzione a quel che pensano e dicono gli amici e non basarsi solo su qualcuno, com'è stato nella fattispecie quando Blair dimenticò d'essere anche lui in Europa correndo al fianco di Bush e ponendo così solidissime basi alla fine della sua carriera politica fin allora brillantissima.

Fra i terribili sbagli di allora va annoverata la stima dei costi della guerra, allora previsti in circa 80 miliardi di dollari (che qualche economista gradito alla Casa Bianca pensava, non si sa in base a quale criterio, di recuperare poi con il petrolio irakeno. Recentemente c'è stato negli Stati Uniti chi ha fatto i conti arrivando alla conclusione che, in un bilancio reale omnicomprensivo, siamo a dieci volte tanto. Solo quest'anno, come abbiamo scritto, traducendo in vecchie lire lo stanziamento del Congresso per Irak ed Afghanistan ha superato i 250.000 miliardi di vecchie lire. Nelle macro-cifre tutti si perdono e pertanto traduciamo in termini comprensibili a chiunque la portata di questa colossale cifra. La spendesse l'Italia essa graverebbe quest'anno su una famiglia di quattro persone per oltre 17 milioni di vecchie lire.

Al salasso economico va aggiunta la perdita di consenso. Dopo l'11 settembre gli Stati Uniti erano giunti forse al punto più alto della loro giovane storia in termini di simpatia e di solidarietà in tutto il mondo.

L'aver voluto usare "i muscoli" a tutti i costi e contro il parere di tutti, meno quello di Londra, è stato uno sfacelo. A nostro avviso non ha complicato le cose solo dal punto di vista politico, con il dilagare per giunta del terrorismo e delle psicosi alimentate di conseguenza (l'allucinante tesi che correva e corre nei Paesi arabi secondo cui sono stati gli americani a compiere l'attentato alle Torri Gemelle per dare la colpa agli arabi!!!) ma anche sotto il profilo economico sino ai giorni nostri. 2008: le lunghe code agli sportelli snidandosi anche fuori dalle banche lungo le strade finitime di gente che correva a cercare di salvare i propri risparmi non sono solo l'immagine tristissima di una crisi profonda ma rappresentano il fallimento di teorie prive di anima fondate sulla creduta nuova divinità: non il libero mercato ma il liberissimo mercato".

DA 80 MILARDI DI $ PREVISTI AI 3.000, SE BASTANO

Il libro di Joseph E. Stiglitz (x) - Linda J. Bilmes (xx) "La guerra da 3000 miliardi di dollari " edito da Einaudi , (pagg.279, Euro 19,00) documenta lo spaventoso errore dei signori di cui sopra, errore che tutto il mondo sta pagando con l'unica consolazione, si fa per dire, che 'almeno Saddam è stato impiccato". In realtà se non ci fosse stata l'ostinata e becera convinzione di fare la guerra per due o tre giorni al massimo per poter, dopo, trasformare quel Paese in una democrazia modello, staremmo cento volte meglio sotto ogni profilo, non avremmo dilapidato cifre enormi ma soprattutto non ci sarebbe stato un bilancio in vite umane e in feriti come c'è stato. Per giunta Saddam sarebbe stata una pedina importante contro il terrorismo internazionale, altro che essere lui di quella parte!

Nel loro libro Joseph E. Stiglitz - Linda J. Bilmes stimano in 3.000 miliardi di $ il costo della sballata scelta dei signori di cui sopra, quasi 40 volte il preventivato. Gente di estrema periferia come noi ha piena, totale conferma delle valutazioni, specifiche e approfondite, allora fatte.

Con una domanda aggiuntiva: siamo sicuri che non ne occorrano ancora tanti di dollari? E che l'Irak riesca a tenere a bada, da solo, gli estremisti islamici?

Alberto Frizziero

(x) Joseph E. Stiglitz, vincitore nel 2001 del Premio Nobel per l'Economia, è nato nel 1943 nell'Indiana. Professore di Economia presso la Columbia University, è stato consigliere di Bill Clinton durante il primo mandato e, dal 1997 al 2000, senior vice president e Chief Economist della Banca mondiale. Tra le sue opere pubblicate in Italia: Economia del settore pubblico (Hoepli, 1989); Il ruolo economico dello Stato (il Mulino, 1992); Principi di microeconomia (Bollati Boringhieri, 1999); Principi di macroeconomia (Bollati Boringhieri, 2001); In un mondo imperfetto (Donzelli, 2001). Einaudi ha pubblicato il saggio La globalizzazione e i suoi oppositori nei «Saggi» nel 2002 e in «Einaudi Tascabili» nel 2003; I ruggenti anni Novanta («Gli struzzi», 2004 ed «ET Saggi», 2005); La globalizzazione che funziona («Gli struzzi», 2006 ed «ET Saggi», 2007), La guerra da 3000 miliardi di dollari («Passaggi Einaudi», 2009).

(xx) Linda J. Bilmes, tra le più autorevoli studiose statunitensi di finanza pubblica, insegna alla Kennedy School of Government della Harvard University e ha ricoperto numerosi incarichi di governo. Per Einaudi ha pubblicato, con Joseph Stiglitz, La guerra da 3000 miliardi di dollari («Passaggi Einaudi», 2009)

Alberto Frizziero
Editoriali