9 10 13 A PROPOSITO DEL SUCCESSO TATTICO DI BERLUSCONI MA DEL CONTESTUALE ERRORE STRATEGICO

Avevamo scritto all'indomani della rottura fra Berlusconi e Fini che si trattava, da parte di Berlusconi, di un successo tattico ma di un errore strategico. Dopo la vittoria i problemi. Stupisce anzi che non fossero state valutate abbastanza le variabili della situazione. In primis il numero dei parlamentari al seguito di Fini che pare sia stato sottostimato con i conseguenti rischi nel versante dell'autosufficienza parlamentare. Non pare sia stata sufficientemente valutata la seconda variabile e cioè quella elettorale. L'equazione rottura nel PdL e scelta della maggioranza di andare al voto non è di primo grado con una sola soluzione. Il Presidente della Repubblica, ricevute le dimissioni di Berlusconi dovrebbe vedere se ci può essere un altro governo in grado di ottenere alla Camera e al Senato la fiducia. Sono in tanti ad essersi pronunciati verso questa soluzione anche se permangono dubbi sulla effettiva possibilità di una coesistenza, sia pure breve, dall'estrema sinistra sino ai Figiani passando per il blocco (per ora 'blocchetto') centrale. Un Governo elettorale difficilmente sarebbe guidato da Berlusconi. In terzo luogo dalle elezioni potrebbe uscire sì una Camera largamente di centro-destra ma anche un Senato alla Prodi con i senatori a vita - fra l'altro complessivamente non certo teneri con il centro destra - a fare la fortuna o la sfortuna di un provvedimento piuttosto che un altro.

Avevamo scritto non leggendo nella sfera di cristallo ma utilizzando la logica quello che poi a Roma ci hanno messo giorni per capirlo, che si trattava da parte di Berlusconi, di un successo tattico ma di un errore strategico.

Può darsi che a questo punto ci mettano una pezza perché, al di là delle dichiarazioni e di qualche dato dei sondaggisti, in questa situazione tutti hanno da temere in fatto di voti, eccettuati Lega e Vendola. In questi ultimi giorni sembra aperta la strada per la continuazione della Legislatura.

Suicidio?

Resta l'interrogativo che il nostro giornale aveva posto nel suo numero 22 del 10 agosto scorso, "Il centro-destra verso il suicidio politico?" La rottura intervenuta è tale da far ritenere che non sia possibile una ricomposizione. Il futuribile (= futuro possibile) massimo è l'appoggio al Governo da parte dei Finiani, oggi gruppo e domani partito del tutto autonomo. E' certo che il centro-destra aveva la possibilità di fare 'filotto' visto che nel 2013 coincidono il rinnovo del Parlamento e la nomina del successore di Napolitano. Se i litigi continuano anche in quest'ottica il suicidio resta la variante più gettonabile, fra l'altro in una situazione politica complessiva ove anche il costruire un'alternativa sembra, andando bene, la riedizione della tela di Penelope.

Nell'interesse del Paese ci sarebbe piaciuto di sbagliare le varie diagnosi pubblicate su queste colonne (virtuali). Ma evidentemente continuiamo a centrare le previsioni. Non per doti profetiche ma semplicemente usando la logica.

a.f.

a.f.
Editoriali