4 10 LA CRISI DELLA CHIESA. FEDE E GERARCHIA

"Ma Pietro cominciò a giurare e a spergiurare che non era vero: "Io neppure lo conosco quell'uomo che voi dite!"( Cfr.Mc14,71; Mt26,69-75; Lc 22,56-72; Gv18,25-27)

La crisi che travaglia la Chiesa ad opera dei suoi ministri, specialmente della Gerarchia e persino del Papa, quando non è infallibilmente assistito, è profonda..

Ultimamente, di fronte ad alcune affermazioni di Benedetto XVI, dei fedeli si sono sentiti ancor maggiormente smarriti per l'enorme scandalo dei preti, dei vescovi pedofili. Qualcuno si lascia tentare persino dalla sfiducia nella Chiesa, come se fosse morta, e propone perfino il libero pensiero o la terza era gioachimita dello Spirito Santo, che dovrebbe rimpiazzare il Papa e la Chiesa petrina. Ma non diciamo sciocchezze. Una cosa è la fede in Gesù Cristo, da cui il cristianesimo che ha più di due miliardi di fedeli e un'altra è la sua gerarchia che con il Papato è diventata una potenza multinazionale, tanto che un avvocato americano vuole citarlo in giudizio a rispondere delle malefatte dei preti e prelati pedofili. Il guaio è che non si conoscono i Vangeli. Lì è già tutto scritto: il tradimento, la sete del potere, la simonia. Soprattutto che Gesù ha sempre perdonato i suoi apostoli, specie Pietro che lo ha rinnegato apertamente e che nei secoli a venire, spesso ha continuato a farlo, sebbene le opere grandi dei cristiani superino in abbondanza le loro pessime azioni. E sul quotidiano La Stampa, è stata pubblicata un' indagine dell'Istituto Piepoli realizzata da www.agcom.it che afferma che il 62% degli intervistati non approva l'operato della Chiesa, perché sta cercando di insabbiare i casi di pedofilia coprendo i colpevoli.

La domanda è stata posta non correttamente, ma si sa che la maggioranza della gente non ha molta conoscenza della "chiesa", in quanto "corpo mistico di Cristo", quindi gerarchia e fedeli, vengono facilmente confusi e per Chiesa, stavolta si sarebbe dovuto usare il termine Gerarchia( papa, vescovi, cardinali, preti…). Cerchiamo di capire meglio.

Pedofilia e crisi del sacerdozio

«Quella attuale è una crisi tremenda per la Chiesa… È molto più che la crisi delle violenze sessuali perpetrate su dei minori da parte di alcuni sacerdoti e religiosi. È la crisi di tutta la concezione del sacerdozio e della vita religiosa» nella Chiesa: sono chiare le parole che Timothy Radcliffe, già maestro generale dei domenicani, utilizza per rileggere i recenti avvenimenti che hanno colpito la Chiesa, quella irlandese in particolare (in il Regno - documenti, n. 7, p. 201). Lo fa rivolgendosi ai sacerdoti della diocesi di Dublino durante un ritiro spirituale dello scorso dicembre. «È una crisi tremenda per la Chiesa, ma reca con sé una promessa e una benedizione». Infatti, i tanti e complessi fattori in gioco sono riconducibili a un modello di «potere che si trova alla radice della crisi delle violenze sessuali: la violenza del potere esercitata ai danni dei piccoli e dei vulnerabili». Ma questo non è «il potere di Gesù, che era mite e umile di cuore». Pertanto, conclude il domenicano, «non avremo una Chiesa sicura per i giovani finché non… diventeremo di nuovo una Chiesa umile in cui siamo tutti pari, figli dello stesso Padre». Figuriamoci! E' considerevole il realismo di non scaricare tutto sulle spalle dei colpevoli, che vanno naturalmente messi in condizione di non nuocere più, denunciati e giudicati. Se certi episodi si sono verificati, non è stato solo per un fatto statistico (tra i preti ci sono i pedofili così come tra altri categorie civili), ma anche per un modo di concepire il sacerdozio che può averli in qualche modo resi possibili. E' l'esigenza non dell'apologia, ma della continua revisione di vita che vale per tutti.

Il "mistero" di Cristo, della Chiesa e del Papa

Più di 2000 anni fa, i Giudei fecero rotolare una pietra tombale sul Sepolcro di Gesù e vi misero a guardia dei soldati, ma la pietra fu rovesciata dagli Angeli quando Cristo risuscitò da morte e vinse il male attraverso la sua apparente sconfitta in croce. Il Cristianesimo è la religione della vittoria tramite la perdita anche, e soprattutto, della propria vita. Quindi non c'è pietra che tenga. La storia - se non il catechismo - dovrebbe avercelo insegnato: la Chiesa è cresciuta e si è rafforzata proprio quando sembrava essere annientata. Le "gaffes" e, peggio ancora, gli errori del clero e della Gerarchia, sono la prova provata della sua indefettibilità, come diceva il cardinal Consalvi a Napoleone: "Maestà, lasci perdere, neanche noi preti siamo riusciti in milleottocento anni a distruggere la Chiesa romana, non è cosa da uomo, neppure lei ci riuscirà", e Napoleone non vi riuscì… Ciò dovrebbe insegnare qualcosa anche a noi.

Certamente noi cristiani siamo devoti del papa, giacché Cristo la sua Chiesa l'ha fondata su Pietro e i suoi successori (i Papi) e per questo ci distinguiamo dai protestanti e dalle varie denominazioni eretiche o scismatiche, le quali - contro il volere di Cristo - non ritengono Pietro come loro principio e fondamento con un vero primato di giurisdizione( tali questioni si stanno appianando). E ciò senza negare terribili eventi che alcuni Papi possono aver commesso come uomini o le ambiguità ed errori che possono sussistere nell' insegnamento non normativo - e quindi non infallibilmente assistito - del Papa, ad esempio il concilio "pastorale" Vaticano II. Non occorre, perciò, cambiar religione o Chiesa davanti allo sfacelo spirituale del mondo cattolico. Il rimedio non è Buddha, né Maometto e neppure il "Libero Pensiero" o il gioachimismo. Basta attenersi a quanto si é sempre insegnato circa il mistero di Cristo, della Chiesa e del Papa.

La nostra Fede, compendiata nel Credo e spiegata nel Catechismo, ci insegna che il Papa è il Vicario in terra di Gesù Cristo. Egli è la Pietra sulla quale Cristo ha costruito la Sua Chiesa e contro la quale "le porte degli inferi non prevarranno".

In quanto a Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è un mistero che si definisce come "Unione Ipostatica". Tale mistero ci disorienta spesso perché durante la sua vita e specialmente durante la sua Passione, quando la sua "Natura divina si nascondeva e lasciava trasparire solo quella umana, che soffriva terribilmente" (S. Ignazio da Loyola) ci annienta la ragione. Gli Apostoli si scandalizzarono, smarrirono il principio immateriale della Fede, rinnegarono o abbandonarono Gesù, non riuscendo a capire e ad ammettere che il Messia potesse essere sconfitto e umiliato.

In quanto alla Chiesa, nella sua totalità( gerarchia e fedeli), dai suoi inizi a Gerusalemme, dopo la Pentecoste, ha continuato il suo cammino nel corso della storia. Anch'essa ha un duplice elemento; quello divino (il principio che l'ha fondata e la vivifica, ossia Cristo e la Sua grazia, e il fine a cui tende, vale a dire il Cielo e Dio visto "faccia a faccia") ed uno umano (le membra di cui è composta, gli uomini, sia i fedeli che la gerarchia). Nel corso della sua storia vi sono pagine gloriose e pagine tremende(crociate, inquisizione, potere temporale dei papi…). Se non avessimo la virtù teologale della Fede nella origine divina della Chiesa e nella protezione di cui la ammanta Gesù "ogni giorno, sino alla fine del mondo", rischieremmo di scandalizzarci e perdere proprio quella Fede "senza la quale è impossibile piacere a Dio" (San Paolo).

In quanto al Papa, è un uomo, ma assistito da Dio; però solo a certe specifiche condizioni, che non tolgono o aggiungono nulla alla sua natura umana debole e caduca. San Pietro stesso rinnegò Gesù non una, ma ben tre volte ("non conosco quest'uomo").

E' necessario, allora, riguardo a Gesù, alla Chiesa e al Papa sempre aver presente il loro duplice elemento: umano, e dunque fallibile e divino, e quindi irreprensibile. Se ci si attiene solo al primo, si cade nel razionalismo naturalista e si rinnega la Fede teologale; se si evidenzia solo al secondo, si scivola verso un angelismo rigorista e o pneumatismo cataro, che porta egualmente alla rovina ("ogni eccesso è un difetto"). Così possiamo anche sorridere che il Papa ha detto che i preti sono angeli in una delle sue ultime omelie!

Nel caso di Benedetto XVI, non si può negare la sua forma mentis filosoficamente e dogmaticamente modernistica, acquisita sin dai primi anni di seminario. Egli stesso ce ne dà conferma nella sua autobiografia. Questa forma mentis traspare dai suoi scritti ed è apparsa anche nel viaggio in Terra Santa, durante le riunioni interreligiose con islamici e israeliti.

Non si può confutare la formazione immanentistico- kantiana di Ratzinger, ma neppure si può lapidarlo - in odio al Papato - ad ogni parola che dice o omette di dire. Come Cristo è la "pietra d'angolo, rigettata dal costruttore, ma che schiaccia tutti coloro i quali inciampano contro di essa", così il Papa è il Vicario in terra della "pietra d'angolo" e "chi tocca il Papa in quanto tale muore", così diceva Pio XI. Ma lui, poveretto, non aveva intuito l'evoluzione sociale e tecnologica dei nostri tempi. Oggi si ritiene del tutto lecito mostrare storicamente le eventuali lacune (anche dottrinali) di alcuni Papi, purché lo si faccia come San Paolo: "Ho resistito in faccia a Pietro, poiché era reprensibile"; è reprensibile ed è Pietro ovvero il Papa.

Ci auguriamo tantissimo che l'alta gerarchia si ricordi che: «In questioni teologiche difficili e non definite, occorre dare il proprio parere con umiltà e pace, conformandosi alla istruzione e capacità degli ascoltatori, insistendo maggiormente sulla pratica della Chiesa, esortando a seguire i buoni costumi; invece di lasciarsi coinvolgere da controversie che non hanno una conclusione certa e che sono quindi pericolose sia per chi le spiega [abuso di potere, orgoglio spirituale e intellettuale] e sia per chi le ascolta [se non ha la capacità e la preparazione per comprenderle e metterle in pratica correttamente]» (s. Ignazio da Loyola, Obras Completas, Madrid, BAC, 1982, pp. 289-290).

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Editoriali