SIAMO NEL DOPO-BERLUSCONI. GLI SCENARI ATTUALI. I FUTURIBILI. PERDE ANCHE UN CERTO TIPO DI MAGISTRATURA. VINCE LA MAGISTRATURA PIU' CONSAPEVOLE 11 2 10 13

«Io non sono preoccupato per me, sono un ricco signore che può passare la sua vita a fare ospedali per i bambini del mondo...», il soliloquio di Berlusconi - Le guerre. Chi vince - Gli scenari - I tre futuribili - Magistrature, quella con la 'M' maius

Di Alberto Frizziero

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Se qualcuno avesse ancora dei dubbi l'uscita dell'on. Berlusconi durante la conferenza stampa sui provvedimenti economici è destinata a farli sparire tutti. Che ha voluto dire, in quel momento, mentre con tempismo eccezionale usciva dalla Procura di Milano il comunicato che annunciava la richiesta del rito abbreviato - cinque minuti esatti dopo l'inizio della conferenza-stampa -?

Il soliloquio di Berlusconi

Mi condannate? In galera non ci vado perché ho già 73 anni, quattro mesi e tredici giorni, per cui se alla fine riescono a condannarmi per qualcosa al momento della ultima sentenza, quella della Cassazione, non avrò più l'età per finire dietro alle sbarre. Cala l'entusiasmo per Palazzo Chigi, il Quirinale nel 2013 non c'è più come prospettiva. Soldi ne ho in abbondanza. Tornare nei Consigli di Amministrazione, avere a chi fare con il turbine della Finanza, essere ancora esposto agli strali di chi mi vuol male: a che pro? Non sono Andreotti che alla fine è uscito vincitore grazie al fatto di non essere morto durante i processi deludendo quindi i suoi accusatori che però un risultato l'hanno ottenuto, quello di toglierlo di mezzo dalla politica romana. Mi hanno rovinato la reputazione, il mondo intero ride di me, a torto ma ride. Adesso farò ricredere tutti: "«Io non sono preoccupato per me, sono un ricco signore che può passare la sua vita a fare ospedali per i bambini del mondo...». Perché nel mondo e non in Italia, dirà qualcuno. Non in Italia perché qualsiasi cosa facessi avrei gli avvoltoi, d'ogni specie, sopra la mia testa.

Partita chiusa anche se non alzo bandiera bianca e sarà lotta fino all'ultimo per non restare solo nella sconfitta. Sansone insegna come.

Realistico, ci pare, questo soliloquio da noi immaginato? Giudichino i lettori.

Le guerre. Chi vince

Siamo al quasi-epilogo di una guerra, su cui torneremo più avanti. Guerra? Chi vince? Nessuno. La storia non ci tramanda un solo esempio di qualcuno che abbia vinto. Perdono tutti. Chi meno, chi poco e chi di più, tanto, ma qualsiasi formale 'vittoria' è in ogni caso, in ogni dove, in ogni tempo di gran lunga meno produttiva della soluzione che si fosse trovata ragionando ad uno stesso tavolo. Sono queste considerazioni costantemente 'del dopo' eppure dovrebbero ciascuna di quelle passate insegnare alle situazioni in fieri! A dopo.

Gli scenari

Gli scenari oggi, assodato che siamo già nel 'dopo Berlusconi', sono tre.

- Il primo è la sopravvivenza del Governo Berlusconi. Può essere indicativa la posizione di Pannella. I radicali non entrano nella maggioranza ma Pannella dice NO alle dimissioni di Berlusconi e motiva il NO. Come, con cosa, con chi lo sostituiamo? Tutti uniti nella posizione 'contro' ma dopo?.

- Il secondo è l'insufficienza politico-numerica. L'allargamento della maggioranza non raggiunge quella quota di circa 320 deputati essenziale alla Camera e le difficoltà nelle Commissioni mandano ripetutamente sotto il Governo anche perché Ministri, Viceministri e Sottosegretari non possono dimorare stabilmente a Montecitorio. E questo se diamo invece per scontato il positivo passaggio parlamentare del Decreto sul Federalismo.

- Il terzo potrebbe essere rappresentato dall'impossibilità di reggere alla pressione esercitata dalle scadenza processuali delle prossime settimane.

Corrispondentemente i tre futuribili (=futuri possibili, non fantapolitica)

I tre futuribili

Graduati i tempi e variabile il momento dell'innesco del 'dopo-Berlusconi' tre le possibilità-.

- La prima: il Governo ce la fa. Dando per scontato il Federalismo - così non fosse la via delle elezioni sarebbe subito spalancata - non c'è dubbio che si farebbe sentire comunque l'ipoteca della via giudiziaria al potere non dimenticando che incalza anche una situazione economica dalle due facce. Da un lato oggettive necessità di trovare qualche via da percorrersi in tempi brevi per tonificare l'economia e dare risposte sul piano occupazionale. Dall'altro l'oggettiva rigidità, peraltro silenziosamente condivisa anche dai critici, impersonata da Tremonti che difende, e fa benissimo, il Paese da possibili assalti della speculazione che arriverebbe a razzo qualora lui cedesse mollando quella specie di linea del Piave condensata nella sua posizione "non finanzio nulla col debito' Ce la fa? Ma per quanto? Difficile pensare sino a fine legislatura anche, ma non solo, per le vicende giudiziarie, tenuto poi conto che dell'oggettivamente diminuito credito nel salotto buono della politica internazionale nel quale, magari più o meno ipocritamente, il gossip è normalmente ospite indesiderato.

- La seconda: il Governo non ce la fa. Se non ce la fa proprio difficile che possa spuntare un Berlusconi bis quando in altra ipotesi, qualunque sia, apparirebbe negoziabile una uscita-soft del Premier trovando il modo, probabilmente solo Di Pietro contrario, di garantire un futuro tranquillo, purché lontano da Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama. Centro-destra ancora in pista sempre che il PdL resti compatto e non sia tentato di prioritarie reazioni vendicative. Possibile in questa situazione il primo Governo Alfano. Se programmatico con allargamento della base parlamentare e, in ogni caso, con formule tipo l'astensione dei terzopolisti. Fantapolitica? No perché le elezioni oggi fanno paura a tutti, esclusi Di Pietro e, oggi in parte, la Lega.

- La terza: il Governo non ce la fa e il centro-destra, privato del carisma Berlusconiano, non riesce a subentrare in qualche modo. Elezioni? Si, ma con quale Governo? Con quale legge elettorale? Con quali prospettive di rating? Eccetera. Spunta l'ipotesi di un Governo di emergenza, alla Governo Amato o Ciampi di altri tempi. In questo quadro chi? Resta, con l'indispensabile appeal internazionale, solo Tremonti. Importantissimo il dato internazionale cui non potrebbe dare risposta un 'Governo del Presidente' guidato dal Presidente del Senato in quanto, con tutto il rispetto per la sua figura solida e anche adeguata se in campo nazionale fuori dai confini il sen. Schifani sarebbe abbastanza il signor nessuno, lusso che l'Italia non può permettersi. Ci auguriamo di no. Conosciamo Tremonti da quando ancora in calzoni corti giocava davanti a Bar Sport e casa sua. Ci piacerebbe tantissimo che il nostro illustre concittadino andasse a sedersi al tavolo rotondo al primo piano di Palazzo Chigi, in quella sala di cui ricordiamo un arazzo gigantesco (ma allora il tavolo a cui ci eravamo seduti non era circolare!), ma non come oggi bensì come e dove è seduto oggi Berlusconi. Ci piacerebbe ma non vorremmo che fosse per una sola stagione, con rischio cioè di essere poi stritolato dalle vicende politiche di un periodo che, comunque lo si riguardi, inevitabilmente sarebbe non di assestamento ma di ristrutturazione profonda sia nel centro-destra che nel centro-sinistra.

Magistrature, quella con la 'M' maiuscola e l'altra, quella con la 'm' minuscola

- La Magistratura con la 'M' maiuscola vince. Vediamo l'altra, quella con la 'm' minuscola che, senza accorgersene perde

- Quella con la 'm' minuscola apparentemente vince dopo sedici anni e qualche settimana, da quel 22 novembre del 1994, giorno nel quale, con tempestività quantomeno sospetta, fu fatto arrivare un avviso di garanzia a Berlusconi mentre presiedeva la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata, determinando, un mese dopo le dimissioni e il 'ribaltone'. Al di là degli aspetti giudiziari non c'è dubbio che per qualcuno Berlusconi fosse da mandare al rogo visto e considerato che il precedente 26 gennaio era entrato in politica sbarrando di fatto la strada al Governo del PCI, Occhetto in quel momento godendo i favori del pronostico dopo la castrazione avvenuta per DC (parte moderata) e PSI, ed essendosi persino recato alla City di Londra per una simbolica investitura.

Quella con la 'm' minuscola dunque apparentemente vince perché dopo mille tentativi, anche per dribblare i cosiddetti provvedimenti 'ad personam', finalmente riesce nel suo intento di mandare nella polvere il male assoluto.

Doverosa una distinzione rarissima a trovarsi nelle pagine di analisti e commentatori. Talora magistrati, o meglio PM, vengono accusati per loro indagini dimenticando che qualcuno può agire, diciamo motu proprio, ma può anche essere che a lui pervengano da fuori elementi tali da avviare indagini, e non andiamo a casaccio ma ci riferiamo, come avevamo scritto a suo tempo, alle sentenze che Carnevale rimandava al mittente in Sicilia, prendendosi colpe di contiguità mafiosa che non aveva. Solo una domanda per i lettori, lasciandola in sospeso: c'era allora e c'è ancora adesso, per caso naturalmente, qualcuno fuori dai Palazzi di Giustizia che avrebbe l'interesse a 'far fuori' politicamente l'attuale Premier?

- Quella con la 'm' minuscola dunque apparentemente vince ma in realtà , senza accorgersene perde, anzi ha già perso. Le coincidenze che abbiamo definito 'sospette', le posizioni di alcuni magistrati, i molti passaggi in politica e abbastanza a senso unico, le posizioni di una corrente 'movimentista', Magistratura Democratica volere o non volere costituiscono un tale insieme di elementi da portare a giudizi in equivoci perfino, paradosso, su casi che in realtà sono stati e sono caratterizzati da una assoluta linearità e da un corretta terzietà.

E' venuta da un avversario di Berlusconi, Casini, la valutazione che contro il Premier vi sia stato 'accanimento giudiziario. E' venuta da un iper-avversario di Berlusconi, Scalfaro, un'accusa pesantissima: uno scandalo in Italia è che non si proceda mai ad aprire indagini sulla violazione del segreto istruttorio. L'obbligatorietà dell'azione penale è dovere costituzionale. L'art. 112 della Costituzione: "Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale". A scanso di equivoci al Libro primo "soggetti", titolo 2° "azione penale" il codice di procedura penale ha fissato tre paletti:

1. Il pubblico ministero esercita l'azione penale quando non sussistono i presupposti per la richiesta di archiviazione.

2. Quando non è necessaria la querela, la richiesta, l'istanza o l'autorizzazione a procedere, l'azione penale è esercitata di ufficio.

3. L'esercizio dell'azione penale può essere sospeso o interrotto soltanto nei casi espressamente previsti dalla legge.

Volendo si aggiunga l'art. 114 del CPP che nel Libro Quinto, Titolo primo "Disposizioni generali" all'Art. 329 "Obbligo del segreto" recita:

1. Gli atti d'indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l'imputato non ne possa avere conoscenza e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari.

2. Quando è necessario per la prosecuzione delle indagini, il pubblico ministero può, in deroga a quanto previsto dall'articolo 114 (x), consentire, con decreto motivato, la pubblicazione di singoli atti o di parti di essi. In tal caso, gli atti pubblicati sono depositati presso la segreteria del pubblico ministero.

(x) Specificati in sette commi dell'art. 114 - "Divieto di pubblicazione di atti e di immagini"

Ci siamo dilungati su questo aspetto perché politicamente rilevantissimo, con esso chiudendosi il circuito e spostando quindi i processi, per le loro conseguenze di carattere generale, dalle aule giudiziarie in quelle, reali o virtuali, dei media, condizionando in un grado per cui occorre la valutazione latina: 'quam qui maxime'

Abbiamo sentito qualche settimana fa in TV il direttore de "Il Giornale" ricordare che il 21 novembre 1994 la notizia dell'invito a comparire per Berlusconi, invito consegnatoli in tutta fretta l'indomani mattina, pubblicato sul Corriere della Sera, venne al giornale, di cui lui era allora redattore, proprio da qualcuno del Palazzo di Giustizia. In TV reazione violentissima di Di Pietro. Vera la notizia, semivera, sta comunque il fatto che la notizia non poteva che venire da un ambiente ristrettissimo, dei pochissimi a conoscenza. Un colpo all'Italia, doloso perché cosa sarebbe cambiato se l'avviso fosse stato consegnato 24 ore dopo, una volta partiti i Grandi della terra da Napoli? Già, cosa sarebbe cambiato? Il dato politico. L'azione penale, abbiamo visto, è obbligatoria. Beh non tutto è perduto visto che in tanti anni almeno un caso lo abbiamo visto. Qualche settimana fa Il Giornale è uscito con una di quelle iniziative che non condividiamo nel modo più assoluto, ma in ogni caso fanno parte di un costume degenerato, da tutte le parti. Pubblicata la vicenda che riguardava tale signora Boccassini, PM del caso Berlusconim Ruby e quant'altro. Apriti cielo! Questa volta fulminee reazioni, sequestri, perquisizioni persino facendo denudare la giornalista. Ma che aveva combinato Sallusti? Aveva pubblicato gli atti di una vicenda giudiziaria della Boccassini innamorata di un 'Lotta Continua' (l'amore è cieco) e forse per questo, sempre nella sua privacy, dimentica che qualche effusione poteva farla in luoghi più discreti e non in una via attigua al Palazzo di Giustizia. Durissima la reprimenda del PM ma poi lei l'aveva spuntata per via della privacy, esatto contrario delle vicende Berlusconiane. Pensare quindi che erano stati pubblicati atti ufficiali. E perché sotto chiave? E perché due pesi e due misure?

Fine

Questo sistema è moribondo. Si sono accorti in tanti che lo Stato di diritto se è vero che non può andare avanti, come dicono gli oppositori, con leggi ad personam non può neppure andare avanti con una minoranza di magistrati divenuti casta onnipotente, soggetto politico improprio ma insidiosissimo. Accantonato Berlusconi la via maestra è a due passi.

Basta con questo sistema, spazio di nuovo a quella parte stramaggioritaria di magistrati che fa il suo dovere, che le sue idee politiche le tiene per sé e per il momento in cui va in cabina, che contribuisce allo sviluppo del Paese.

E ritorno nei Palazzi del potere a quella politica che troppi interessi hanno portato al tempo di tangentopoli a finire nel cestino. Avrebbero dovuto infilarvisi i politici, parte minoritaria fra l'altro i più nulla avendo da rimproverarsi sotto il profilo dell'onestà, non la politica.. E' ora di ritirarla fuori rispettando, quali che siano, i verdetti nelle urne.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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