TAV: IN ITALIA I PASTICCI E LA SVIZZERA NE APPROFITTA AL VOLO: NO IN VAL DI SUSA? PASSIAMO DA GINEVRA

L’asino di Buridano in versione moderna: fra chi vuole e chi non vuole mentre si bottega il terzo viene, prende, va e gode. Furbacchioni gli svizzeri? No, logici

Finalmente!

Cosa conta se l’Italia sarà isolata dall’asse strategico est-ovest, se dovremo dipendere ancora di più dalla Svizzera (non solo energia e in parte merci), se il Paese subirà un ulteriore degrado passando da sud d’Europa a nord dell’Africa. Conta che la TAV non si faccia!

Gli svizzeri ci risolvono il problema della TAV portandocela via.

Verdi, ambientalisti e quant’altro infatti non vogliono la Lione-Torino. Per essere esatti non vogliono la TAV e dicono che si può sopperire ritoccando qua e là la linea esistente. Qualcuno potrebbe pensare che magari con un Governo in cui i Verdi e le sinistre, tutti anti_TAV, sono l’ago della bilancia, questa sia la soluzione che prima o poi verrà fuori. Se fossimo solo noi a decidere, ma non siamo solo noi. C’è anche la Francia che a fatica è stata convinta a scegliere il percorso che non tagliava fuori l’Italia e a lei interessa la TAV.

Se non si riesce a farla in Val di Susa la si può fare altrove. Sta infatti venendo avanti un progetto alternativo che per la Francia cambierebbe poco mentre cambierebbe per l’Italia che si troverebbe tagliata fuori da un asse strategico. Gli svizzeri infatti, furbi di tre cotte, viste le difficoltà italiane stanno proponendo il collegamento ad alta velocità tra la galleria del Leutschberg, Ginevra e Lione. Dal tunnel si va a nord dove la linea intercetterebbe la Parigi-Strasburgo-Vienna-Budapest. La progettazione è in fase avanzata e per renderla operativa manca solo l'intesa con la Francia, la quale sa che con gli svizzeri tempi e realizzazione saranno da orologiai svizzeri mentre con gli italiani il metronomo è solito scandire l’andante mosso permanente e il decisionismo è sconosciuto ai Sor Tentenna di turno.

Il colmo è che rischia di andare avanti il progetto di chi non è in Europa e, opinione diffusa tra la gente, di entrare in Europa non ne vuol sentir parlare. Un progetto in parte finanziato dall’Europa e quindi anche da noi. Il danno dopo le beffe.

Il bello della faccenda è che chi si lamenta ad alta voce non è Berlusconi, non è il suo ex-Ministro Lunardi, non sono gli speculatori, non è la Confindustria, non sono questa volta i Partiti del centro-destra bensì la Presidente, di sinistra, della Regione Piemonte.

L’asino di Buridano in versione moderna: fra chi vuole e chi non vuole mentre si bottega il terzo viene, prende, va e gode.

GdS

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