NUOVE REGOLE PER STRADE E PARCHEGGI. E LA VALTELLINA BANCO SPERIMENTALE

Per il Ministro abbassare i limiti – Secondo logica articolare i limiti – Introdurre dappertutto i limiti minimi – Rivedere gli attuali limiti – Rivedere i passi carrai – Introdurre i piani-parcheggio obbligatori – Istituire un’Authority pr

Per il Ministro abbassare i limiti

Il Ministro dei Trasporti ha perso una splendida occasione di stare zitto annunciando il suo futuro grande provvedimento: la riduzione della velocità in autostrada da 130 a 120 km/h. Un autentico non senso e se ne deve essere accorto anche il sign. Ministro visto che qualche giorno dopo ha parlato di differenziare secondo le situazioni. Per esemplificare i 120 km/h sono eccessivi sulla Salerno-Reggio Calabria almeno finché resterà l’attuale colabrodo di cantieri (e anche altrove, soprattutto in zone montane e per i tracciati sinuosi) in condizioni metereologiche avverse, per giunta inoperosi, e sono non solo pochi ma anche un intralcio alla circolazione sulle tratte a tre corsie.

Secondo logica articolare i limiti

La logica, e la tecnica, suggeriscono un’altra soluzione, quella di articolare i limiti in funzione delle caratteristiche dei tratti autostradali e stradali considerando fra le caratteristiche anche, per esempio, lo stato del manto stradale, la frequenza degli accessi ecc. Limiti notevolmente inferiori alle potenzialità della strada invogliano a superarli gran parte degli automobilisti e a viaggiare quindi a velocità sensibilmente superiori a quelle che sarebbero state consentite se si fossero usati logica, tecnica e buon senso. Un caso è rappresentato dalla Statale 36 a lago fra Lecco e Colico. Mentre i 100 km/h sono giustificati per l’attraversamento sotterraneo di Lecco date, appunto, le sue caratteristiche, i 100 sono un non senso per la quarantina di km di tipo autostradale e quindi un limite non rispettato ma sanzionato quando interviene il radar.

Altra serie di casi è quella dei 50 km/h, in genere posti dall’ANAS, legati ai cosiddetti “tratti urbani”, essendo inseriti nel centro abitato dei diversi Comuni ma assolutamente fuori posto. Vale l’esempio di Colico nel tratto oltre la stazione ferroviaria di Piona e verso Colico. Vale l’esempio di Traona sulla Valeriana, recentemente passata dall’ANAS alla Provincia con quel lungo rettilineo inutilmente limitato, quantomeno nella direzione ovest-est. Tale esempio fornisce occasione per altra soluzione, in genere non applicata, cioè quella delle prescrizioni diverse secondo le direzioni seguite, e questo sia per i limiti di velocità che per i sorpassi.

Introdurre dappertutto i limiti minimi

In teoria ci sarebbe la possibilità di disporre anche limiti minimi di velocità. In pratica non succede e ove succedesse nessuno si curerebbe di farli rispettare. Si tratta di un provvedimento generalizzato per le autostrade, salvo, ma come eccezione, eventuali tratte ove non vi sia alternativa razionale. Ovvio che in questo caso andrebbe segnalato vistosamente che non vige il limite minimo come vistosamente dovrebbe essere segnalata, anche in modo luminoso intermittente, l’andatura sotto i limiti di taluni mezzi speciali non in grado di raggiungere il limite. In questo modo appare razionale introdurre i 60 e forse anche i 70 km/h come limite minimo di velocità. Chi non se la sente vada per strada ordinaria. Si obietterà che in questo modo si trasferisce il problema sulla rete normale. No, perché anche qui occorre affrontare il problema. Detto dei segnalatori luminosi intermittenti a una certa altezza dei veicoli lenti, come ad esempio i trattori agricoli, il problema dovrebbe avere altro tipo di soluzione. Stabilita la velocità minima nei tratti interurbani, dovendosi assicurare l’agibilità della strada anche a chi va piana non è possibile la misura cogente. E’ possibile invece introdurre una norma precisa, con relativa sanzione elevata per “intralcio alla circolazione” per chi non rispetta la prescrizione. Si tratta cioè di introdurre l’obbligo di sosta nel primo spazio utile per lasciare defluire la coda formatasi. Competerebbe ai gestori stradali in un certo arco di tempo formare ad hoc idonee piazzole laterali anche ad una certa distanza (3/4 km).

Rivedere gli attuali limiti

Gli attuali limiti sono un’eredità storica che ha mille ragioni. Alcuni hanno ancora senso, altri meno. E’ obiettivamente difficile che vi pongano mano i gestori delle strade, anche per la comprensibile riluttanza dei funzionari responsabili a intervenire con rischio domani di essere chiamati a risponderne. Occorre una generale revisione, a parte le autostrade, perlomeno di strade statali e provinciali. Lo può fare l’Authority provinciale di cui parleremo dopo.

Rivedere i passi carrai

Uno dei punti di pericolosità nelle strade ordinarie è rappresentato dalla serie di passi carrai e accessi vari. Andrebbero rivisti. Certo, in situazioni ad esempio di pianura e dove la concentrazione di passi e accessi è notevole la soluzione sta nelle complanari ma non è facile né generalizzabile.

La revisione è delicata in quanto i titolari hanno acquisito diritti non eliminabili. Il diritto è però collegabile all’uso. C’è chi ha avuto a suo tempo l’autorizzazione per accedere a un fondo agricolo con, quindi, un uso sporadico dello stesso e pertanto con scarsa incidenza sui flussi di traffico. Se il fondo subisce trasformazioni urbanistiche e su di esso viene edificata una discoteca non è pensabile che il diritto all’accesso al fondo agricolo venga utilizzato per l’accesso alla nuova struttura con uso pertanto non sporadico ma ingentissimo e costante (la sera almeno). Anche questo lo può fare l’Authority provinciale di cui parleremo dopo.

Introdurre i piani-parcheggio obbligatori

Tutti gli oltre 8100 Comuni italiani dovrebbero predisporre i piani-parcheggio. Intendiamoci: non si dovrebbe trattare dell’ennesimo piano che rende felici intere coorti di tecnici ma di documenti molto semplici sulla base di alcuni schemi forniti dal Ministero, da quelli semplicissimi per i Comuni piccoli o per i Comuni articolati per frazioni piccole sino a quelli per le città maggiori. Dalla rilevazione del numero dei posti-auto a disposizione, zona per zona o frazione per frazione, valutare quello che potrebbe essere il fabbisogno e vedere quello che realisticamente è possibile ottenere. Attenzione particolare ai Comuni turistici e introduzione di una norma speciale per questi Comuni e per le grosse città concernente i parcheggi privati. Convenzionamento cioè con i Comuni di lunga durata per la realizzazione di parcheggi in aree aperte debitamente attrezzate con tariffazione convenzionata senza oneri tranne una IVA agevolata. Introduzione infine in quegli strumenti urbanistici che non la prevedono di una norma che obblighi per le nuove costruzioni a destinare una adeguata quota di parcheggi pubblici con relativo atto di asservimento, oltre ai box o agli spazi aperti privati, in trasformabili, nella misura di mq 50 per unità residenziale standard.

Istituire un’Authority provinciale

Delle strade si occupano in tanti. Gestori sono le concessionarie, l’ANAS, le Regioni, le Province, i Comuni, i Consorzi, privati. Controllano in tanti: Stradale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Polizia Locale. Decidono in tanti: Stato, Regioni, Province, Comunità Montane, Comuni.

Coordinamento? Non c’é. Ci potrebbe essere: basterebbe (e non è semplice) istituire un’Authority provinciale, d’intesa fra Provincia e Prefettura. Per fare cosa? Quello che dovrebbe essere indicato nel provvedimento istitutivo secondo linee che ripercorrano i temi sommariamente trattati in precedenza, cominciando proprio dalle cose più semplici. Valga l’esempio delle indicazioni in galleria. Ci sono voluti due o tre anni perché nelle gallerie della Strada della Rinascita, ma in particolare sull’ultima di quasi otto km, con i due tratti circa simili, per vedere collocati avvisi estremamente semplici ma fondamentali nel caso di qualche guaio. Ci riferiamo all’indicazione della distanza dai due imbocchi. Se infatti succede ad esempio un incendio il sapere che da una parte l’imbocco è a 800 metri e dall’altra a 3 km può essere la discriminante tra il potere andare a raccontare agli amici cosa è successo e il vedere quegli amici sfilare dietro la bara.

Ofelée, fa el tò meste

Questo vecchio proverbio va sempre tenuto presente quando viene la pretesa di insegnare agli altri come si devono fare le cose. La voce è dialettale ma l’antenato è nobilmente storico, visto che il riferimento è quello del grande pittore Apelle cui il ciabattino indicò l’errore fatto nel dipingere i calzari. Provveduto in merito ci fu un’altra critica cui l’artista, a questo punto seccato, rispose appunto, “ciabattino fa il tuo mestiere”. Per l’osservazione relativa ai calzari ma sul resto, lasciamo perdere.

Gli addetti ai lavori potrebbero quindi indirizzare lo stesso messaggio a noi per la pretesa di andare a insegnare cosa devono fare. Giusto rispondere, preventivamente, che non è affatto così. Sul piano tecnico tocca a loro. Sul piano politico abbiamo noi il diritto di dire la nostra (per piano politico non si intende quello relativo ai Partiti ma quello relativo alle scelte). Opinabile certamente, come tutte le scelte, ma comunque base per un confronto. Inutile magari? Non crediamo proprio. La situazione è sotto gli occhi di tutti, con oltre 30 milioni di auto in circolazione più alcuni milioni di mezzi pesanti, sempre più grossi e ingombranti, e con una rete stradale che non era stata certo fatta per una situazione di questo tipo. Discuterne non pare un male.

a.f.

a.f.
Editoriali