REFERENDUM DEL 25 E 26 GIUGNO: SE LASCIASSIMO DA PARTE LE POSIZIONI POLITICHE E GUARDASSIMO GLI INTERESSI DELLA NOSTRA PROVINCIA E DELLA NOSTRA GENTE DOVREBBE ESSERCI UN PLEBISCITO PER IL SI

ESAMINIAMO QUELLO CHE DOVREBBE CONTARE DI PIÙ E CIOÈ I PUNTI NODALI DELLE MODIFICHE ALLA COSTITUZIONE

Il dibattito sul prossimo referendum del 25 e 26 giugno sulle modifiche della Costituzione approvate dal Parlamento, così come previsto, con quattro solenni votazioni, due alla Camera e due al Senato, ha prevalentemente carattere politico. Dato però che la prevalenza del SI comporterebbe l’entrata in vigore delle modifiche votate con legge costituzionale dal Parlamento – il NO le cancellerebbe – appare opportuno esaminare i contenuti delle norme che domani potrebbero regolare la nostra vita.

SI PARLA DI (!) “DIFESA DELLA COSTITUZIONE” CI SI E’ MESSO MANO 33 VOLTE!!!

Premessa. Tanti parlano e scrivono di “difesa della Costituzione”, addirittura taluni tacciano le modifiche ora oggetto del referendum come di un “attentato alla Costituzione”.

In realtà il testo originario della Costituzione è stato modificato così come previsto dall'art. 138 della Costituzione 14 volte per modifiche vere e proprie, 11 volte con riferimento agli Statuti Regionali, 8 volte per carattere costituzionale, deroghe ecc. Rilevante in proposito la Legge.costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 – “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, approvata dall’Ulivo con quattro voti di maggioranza.

Bicameralismo.

Si è sempre detto e scritto che oggi entrambe le Camere svolgono la stessa funzione e lo stesso ruolo e che quindi bisognerebbe innovare.

Resterebbero le due Camere ma in modo del tutto diverso. Domani infatti ci sarebbe un Senato federale della Repubblica teso a rappresentare gli interessi del territorio e delle comunità locali. I senatori sarebbero eletti fra i residenti nella regione e già rappresentanti del popolo in enti territoriali. Un sistema che funziona in Francia, Germania, Inghilterra, USA.

Approvazione delle leggi

Si è sempre detto e scritto che l’iter di approvazione delle leggi è troppo macchinoso con tutte le conseguenze negative del caso. Senato federale o Camera possono approvare una legge, secondo la materia trattata senza bisogno di voto anche nell’altra (salvo casi specifici). Tempi necessari meno della metà..

Numero dei parlamentari.

Per quanto argomento non sostanziale si è sempre detto e scritto che sono troppi 630 deputati e 315 senatori più quelli a vita.

I deputati saranno 500 più 18 (estero) e max tre a vita. I senatori, federali, 252.

Parlamentari per la nostra provincia. Nella situazione attuale non vi sono certezze. Inoltre gioca a sfavore della provincia il meccanismo del voto senatoriale.

Certa la rappresentanza della nostra provincia a Roma

Definizione di dettaglio: da stabilire successivamente l’ambito di elezione ma sulla base degli stessi principi attuati con le modifiche costituzionali e sulla scorta dei dati demografici la provincia avrebbe certissimo un deputato, quasi certo un altro e quasi certo un senatore.

Presidente del Consiglio.

Si è sempre detto e scritto che non ha i poteri necessari (i poteri li hanno i Ministri, non il Presidente!). Si è sempre detto e scritto sulla positività del sistema dell’elezione diretta (vedasi l’ottimo risultato per Sindaci o Presidenti della Provincia).

Sarebbe previsto un Primo Ministro indicato dagli elettori, con maggiori poteri compreso quello, come in altri Paesi, di sciogliere le Camere. La fiducia solo alla Camera. Può essere sfiduciato dalla Camera se, come in Germania, contestualmente si presenta il successore della stessa parte politica.

Opposizione.

Si è sempre detto e scritto che nel discorso complessivo “delle regole” c’è l’esigenza di un raccordo tra maggioranza e opposizione, ma questo è lasciato oggi alla politica.

Verrebbero introdotti nei regolamenti parlamentari i diritti dell’opposizione evitando la casualità in funzione degli intendimenti della maggioranza di turno.

Regioni e autonomie locali.(1)

Si è sempre detto e scritto che la modernizzazione dello Stato passa attraverso il decentramento di poteri e funzioni a Regioni e autonomie locali.

Verrebbero attribuiti più poteri alle Regioni, avvicinando anche Lombardia (e altre a Statuto ordinario) alle Regioni a Statuto Speciale, che già di fatto si collocano in un quadro federale. Il confine con Trentino-Alto Adige è oggi il confine fra due ordinamenti, e ogni riduzione delle differenze sarebbe un vantaggio per la provincia.

Regioni e autonomie locali (2).

Le Regioni in particolare, d’ogni maggioranza politica, hanno da sempre avuto e tuttora hanno una rivendicazione permanente di poteri nei confronti dello Stato, addirittura con un ricco contenzioso di tantissimi procedimenti per conflitto di competenza o per legittimità costituzionale o per motivi similari avviati alla Corte Costituzionale.

Non “due Italie”

Con la riforma spetterebbe alle Regioni la potestà legislativa esclusiva in assistenza e organizzazione sanitaria - organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione - polizia amministrativa regionale e locale e ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.

C’è chi ritiene che questo sia in contrasto con l’art. 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…). Si inventa contrasto per queste materie dimenticando che allora dovrebbe esserci da tempo per le altre materie sulle quali le Regioni hanno competenza primaria! In secondo luogo a chi produce timori per le Regioni più disagiate è doveroso ricordare la norma che stabilisce prevalente l’interesse nazionale quale viene dall’art. 3 citato a sproposito, sulle legislazioni regionali.

Altro

Altre norme ridefinirebbero meglio il quadro complessivo. Per materie di grande interesse nazionale, e anche come limite della legislazione regionale, verrebbe giustamente reintrodotta la competenza statale; inoltre norme per Corte Costituzionale, norme per CSM, maggiore le garanzie per gli Enti periferici, dignità costituzionale infine per le Autorità garanti dei cittadini e dei consumatori.

Valtellina e Valchiavenna?

Conclusivamente: con la riforma ne avrebbero o no un vantaggio Valtellina e Valchiavenna?

Eppure tantissimi voteranno, o faranno lo sciopero del voto, non in base a quello che dovrebbe contare, i contenuti che abbiamo illustrato, ma per ragion politica. Astratta. Eppure i problemi che abbiamo in Valtellina e Valchiavenna sono concreti. Fra l’altro se dovesse passare il SI ci avvicineremmo alla condizione ormai ingiustamente privilegiata di oltre Stelvio o della Val d’Aosta.

Dovrebbe interessarci tutti, per il bene dei nostri figli. Ma si voterà per ragion politica…

GdS

GdS
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