FINITA LA FASE ISTITUZIONALE CON TRE VOLTE “L’HABEMUS PAPAM”, ANDIAMO A VEDERE UN PO’ IN PROFONDITA’

Tutto è bene quel che finisce bene – DS al Quirinale - Margherita subito dopo - Anche Rifondazione sul podio - Comprimari lieti e in attesa - Casa delle Libertà – Morti e feriti (DS e D’Alema , Prodi, gli altri, Casa delle Libertà) - Pausa

Tutto è bene quel che finisce bene

Tutto è bene quel che finisce bene. E’ quello che debbono aver pensato in tanti, compreso qualcuno della CdL, ma soprattutto Prodi. Subito dopo Fassino.

DS al Quirinale

Il cerchio infatti si chiude con i DS, maggior Partito della coalizione, che non solo hanno portato al Quirinale un loro esponente ma in un certo senso hanno sdoganato gli ex comunisti, sia pure con chi al loro interno era “il meno comunista” di tutti e, pure in un certo senso, innovatore riformista, sintetizzato nel termine allora usato “migliorista”.

Margherita subito dopo

Il cerchio infatti si chiude con la Margherita, secondo Partito della coalizione, che ha piazzato Marini nella seconda Magistratura della Repubblica, per inciso superando le insidie di Palazzo Madama dove i voti sono quelli che sono per cui basteranno in futuro qualche mal di pancia o qualche bizza per causare guai seri a Prodi.

Anche Rifondazione sul podio

Il cerchio infatti si chiude con Rifondazione, terzo Partito della coalizione, cui tocca la terza Magistratura della Repubblica, e che vede semplificato il suo ruolo politico nei punti di maggior dissenso potendo far valere le esigenze istituzionali.

Comprimari lieti e in attesa

Il cerchio infine si chiude con le formazioni minori dell’Unione, chi per un verso chi per l’altro, soddisfatte della conclusione e in attesa, come peraltro giusto che sia, di qualche posto al sole nel futuro Governo.

Casa delle Libertà

Il cerchio si chiude anche per la Casa delle Libertà in modo alquanto soddisfacente. Napolitano Presidente garantirà, al minimo e se non di più, quanto avrebbe garantito Amato che dei quattro nomi indicati al centro-sinistra (Amato, Letta, Marini, Monti), era il vero candidato.

La CdL si è tenuta le mani libere e sappiamo tutti quale grande importanza abbia questo nella vita futura del Senato. Se Prodi si è dimostrato durissimo (“noi governeremo cinque anni” eccetera) da parte di autorevoli esponenti del centro-sinistra, anche verso l’estremità, ci sono stati accenti più avvertiti con esortazioni alla responsabilità comune e simili. Bisognerà vedere nel concreto come verrà affrontata la difficile contesa a palazzo Madama dove il coltello, salvo fughe o scissioni, lo ha la CdL. L’autosufficienza dell’Unione nelle tre votazioni istituzionali non c’è al Senato, salvo che non vi sia un’inflazione di voti di fiducia e la cartolina precetto per tutti i senatori, esteri e a vita compresi, compreso il divieto di assentarsi per ragioni fisiologiche per evitare verifiche imbarazzanti e penalizzanti del numero legale.

Infine campo libero nel Paese con facili slogans sul “prendittutto” del centro-sinistra “nonostante la sostanziale parità in voti col centro-destra”.

Morti e feriti

Tutto bene madama la marchesa dunque?

No affatto.

Finita la vicenda istituzionale, sbaraccati i tatticismi, si può tirare qualche conclusione, meno ottimista rispetto a quel che appare.

- DS e D’Alema. I DS hanno coronato l’inseguimento con il pieno titolo democratico. Dopo il Parlamento, a suo tempo, dopo i Ministri, e dopo Palazzo Chigi ora anche il Quirinale, il massimo. C’è però un altro Massimo, candidato alla Camera e ritirato, candidato, di fatto, al Quirinale, e ritirato. Non era un candidato qualsiasi, ma oltre al curriculum adeguato anche Presidente dei DS.

Al di là dell’oleografia ufficiale con i ringraziamenti e le sottolineature del valore delle rinunce di D’Alema, ci sono due elementi, almeno, che evidenziano come si sia proceduto in questo senso ma la cosa sia rimasta nel gozzo.

Da un lato il dubbio espresso da D’Alema che per la Camera preesistesse un accordo con e su Bertinotti, dubbio realistico per le ragioni esposte nel precedente numero con le dichiarazioni rilasciate al Corriere negativissime sulla possibilità di andare a fare il Ministro degli esteri. Un dubbio che l’elezione di Napolitano non caccia in cantina.

Dall’altro il tentativo di rilancio – è persino apparsa una mossa disperata con un tentativo di salvataggio in corner – della candidatura D’Alema da parte di Fassino con quella strana proposta di legare il Presidente della Repubblica a quattro punti programmatici, tutti e quattro di evidente interesse per la CdL.

- Prodi. Prodi ha raggiunto i suoi obiettivi attuali con la tri-ripartizione, il congelamento di Bertinotti e le mani libere con la CdL, nel senso di non aver concesso nulla e di non avere cambiale firmate a livello politico da onorare.

E’ possibile che faccia un duplice conto, da un lato di governare e se poi al Senato le cose non girano denunciare responsabilità altrui, magari anche nella stessa sua coalizione, dall’altro puntare, se le cose precipitano e si va a nuove elezioni, su un risultato pieno. Intanto deve fare il Governo e qui non può ulteriormente scontentare i DS, anzi!

- Gli altri. Dipende dalla composizione del Governo come si comporteranno gli altri. Il punto principale, il baricentro delle tensioni, sarà dalla parte della Margherita, in parte minore anche di Mastella, perché l’elettorato moderato, come da qualche sondaggio, sta già prendendo atto, anche quello che ha votato il centro-sinistra, dello spostamento a sinistra, più insomma sinistra-centro che centro-sinistra.

- Casa delle Libertà. Al di là dei tatticismi e delle dichiarazioni in pendenza delle votazioni, con Bertinotti alla Camera e superate le insidie al Senato tutto il resto aveva una logica conseguente. Un DS al Quirinale era inevitabile, e il ragionamento della multiproposta richiesta dal centro-destra al centro-sinistra un fiore con tanti petali e non un monopetalo) valido tatticamente non aveva alcuna possibilità di essere accolto dopo la doppia bastonata presa da D’Alema e DS. L’UDC avrebbe voluto che la CdL votasse Napolitano, c’erano possibilisti, ma la Lega è stata categorica non volendo cambiare atteggiamento, anche con riferimento ai discorsi fatti con gli elettori, dopo gli scontri serrati alla Camera e al Senato. E quelli, se il buongiorno si vede dal mattino, che si preannunciano a Palazzo Madama. Qualcuno infatti pensa di ottenere là, nei vari provvedimenti che arriveranno, quello che non è stato ottenuto ora, pena il blocco degli stessi.

- Ciampi. Lo avrebbero visto volentieri in tanti, noi compresi, e noi non solo per ragioni emotive e di affetto, ma per un fondamentale aspetto politico. E’ infatti evidente che l’accettazione di un secondo mandato sarebbe stata subordinata a precise garanzie da parte dei due schieramenti su un percorso da seguire. Ci riferiamo a DPEF, a Finanziaria, a Irak, a Europa, a conclusione del quale l’esito più probabile, da mettere in conto subito, l’evento elettorale nella primavera 2007. Questo avrebbe richiesto una forte pressione, di tutti, sul Presidente che a Livorno si era lasciato sfuggire, di fronte alle insistenze per un secondo mandato, un sintomatico “vedremo, vedremo…”. E’ apparso chiaro agli addetti ai lavori, al di là delle dichiarazioni formali, che un problema c’era, oggettivo. Il secondo mandato per Ciampi avrebbe sanzionato l’estromissione dei DS dalle prime tre Magistrature della Repubblica oltre che da Palazzo Chigi. Realisticamente inaccettabile da Fassino & C.

Pausa.

Ed ora una pausa. La formazione del Governo, il dibattito sulla fiducia, i soldati in Irak (entro il 30 giugno i provvedimenti, ma le mine politiche appaiono depotenziate), e poi inizio dei punti economici. Probabile quindi fino a dopo le ferie un andante mosso, ma mosso non più di tanto. Poi si vedrà.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali