MENTRE IL SOLE SI OSCURA…(PASQUA
I cristiani ripensano ai terribili momenti che Gesù patì in croce che prima di elevare il suo ultimo respiro gridò:- Padre, perché mi hai abbandonato?_
E' quanto molto dei nostri fratelli e sorelle nella terra d'Abruzzo avranno rivolto a Dio Padre, muto alle loro richieste d'aiuto.
Però- all'improvviso- la faccia allegra di Maria, non quella dei Vangeli che per prima vede il Signore Risorto, ma della nonnetta di 98 anni che ai soccorritori dichiara che si sentiva fiduciosa e- nel mentre lavorava a maglia- ci prospetta un futuro fecondo di solidarietà e pace. Era fiduciosa nelle persone che sentiva lavorare lì attorno per salvare la gente come lei sepolta dalle macerie.
Molti, a distanza di poche ore dal sisma, anzi ancora sotto la sua minaccia, hanno dichiarato che hanno tanta voglia di "risorgere", sebbene le macerie e la distruzione, oltre che la morte di tanti faccia scorrere sui nostri visi lacrime amare di impotenza e di dolore.
Dal modo in cui il mondo intero sta rispondendo a questo spaventoso evento che coincide con la "Settimana Santa" dei cristiani che in essa trovano il culmine della loro fede, c'è da dire che la fiducia portata come seme vivo in mezzo all'umanità, ha ragione di essere.
Sì, Cristo ha patito e sofferto come ora stanno patendo e soffrendo i nostri fratelli e sorelle dell'Abruzzo, ma è risorto, come è risorta in loro la voglia di "ricominciare" a vivere.
Pasqua, infatti, significa "vita nuova" con Gesù. Ma ci sono altri "segni" di questa voglia di "risorgere".
Gli incontri del G20, Barak Obama a Praga…
s. Paolo ha scritto: "Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4, 10) e dopo gli ultimi eventi internazionali, potremmo forse sperare che la storia prenda un indirizzo più rivolto alla pace. Tra le mille proposte nate dagli incontri internazionali, mi piace ricordare che Barak Obama ha scelto la città di Praga per lanciare una idea destinata a cambiare il corso della storia. A Praga, proprio lì che è stata anche la Patria di Jan Hus, che pur di non rinunciare alla sua libertà di coscienza si fece mandare al rogo dal Concilio di Costanza.
Ma torniamo al nostro Barak Obama che ha lanciato un appello ai leader europei per l'immediata riduzione degli arsenali nucleari.
Con un obiettivo finale: il totale azzeramento degli ordigni atomici su scala mondiale.
Nella piazza antistante il castello dove sorge il monumento a Jan Hus, il riformatore religioso del XIV secolo, alcune decine di migliaia di persone hanno ascoltato il presidente americano. L'atmosfera e l'entusiasmo sono stati quelli di una nuova primavera. Questa volta senza la cupa e minacciosa presenza dei carri armati sovietici pronti ad avanzare verso la folla.
UN FUTURO MIGLIORE
" Stiamo parlando di un argomento che riguarda da vicino i popoli del mondo intero - ha esordito Obama - oggi è arrivato il momento di onorare il nostro passato gettando le basi per un futuro migliore.
Il traguardo di un mondo denuclearizzato probabilmente non potrà essere raggiunto nell'arco di una generazione. Ma è nostra precisa responsabilità morale fare il primo passo nella direzione giusta."
In realtà la mano tesa di Obama va ben oltre gli equilibri bellici con l'ex blocco sovietico. Si tratta di un gesto di pace destinato a coinvolgere tutte le principali nazioni che dispongono di tecnologia nucleare per uso bellico, dalla Cina all'India, sino al Pakistan. Senza tralasciare i temi più scottanti dei Paesi emergenti che stanno attivamente lavorando - o sono sospettati di lavorare - alla costruzione di ordigni atomici, Iran e Corea del Nord in testa.
Un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche è pronto per essere messo nero su bianco. Basta che i russi smettano di utilizzare il supporto tecnico agli iraniani come arma di ricatto nei confronti degli Stati Uniti. Un canale diplomatico diretto è stato spalancato, basta la volontà di saperlo utilizzare.
IL VENTO sta cambiando e non solo in America.
Non ci sono dubbi che il vento e la maggioranza in America siano cambiati. E le parole di Obama a Praga non lasciano alibi a chi cerca facili pretesti per continuare a giocare con la strategia della tensione. Niente più guerre, ma solo pace, quella voluta e annunciata dal Cristo con il sacrificio della sua vita, in favore di tutti gli uomini e donne del pianeta.
Il tema della pace e della guerra ha accompagnato il pensiero politico della storia dall'antichità.
Dante lo scrittore delle tre Cantiche( Inferno, Purgatorio, Paradiso, tanto popolari oggi per la bella recitazione di Benigni)è stato anche autore appartenuto alla storia del pensiero politico. Egli , nell'imprecisato periodo tra il 1300 il 1317, considerando il periodo storico del 1200 europeo caratterizzato da una molteplicità di stati (regni e signorie) spesso in conflitto fra loro scrisse un'opera in latino intitolata De Monarchia. Attraverso quest'opera arriva alla conclusione che per ottenere la pace tra gli Stati occorre istituire una sorta di super Stato o meglio una monarchia universale la quale detenga i poteri conferiti ai singoli Stati sovrani. L'auspicio degli uomini i quali vogliono vivere senza guerre è di avere : "come patria il mondo come i pesci il mare".
Hobbes uno dei più grandi pensatori inglesi, non si era posto il problema di come gli Stati potessero coesistere pacificamente, ma si era interessato della " guerra di tutti contro tutti". Con tale espressione indicava gli uomini che vivendo all'interno dello stato di natura, si trovano in una situazione di lotta e di guerra. Per risolvere il quale è necessario creare una struttura statale regolata da una legislazione, la quale eviti gli scontri tra gli uomini appartenenti allo stesso Stato.
Emanuele Kant uno dei più giganteschi filosofi del '700, è anche stato un ampio pensatore politico. Egli valutò se fosse possibile realizzare non un periodo di pace ma una pace perpetua. Nel 1795 scrisse "Per la pace perpetua".
Egli era ben consapevole che l'obiettivo dell'opera (una pace perpetua) era particolarmente presuntuoso e quindi diede una spiegazione al titolo del saggio scrivendo che tale titolo derivava dal nome di una vecchia trattoria. In questo saggio non si deve considerare importante il titolo ma bensì gli articoli, nei quali egli spiega che per raggiungere la pace, gli Stati devono abbandonare parte della propria sovranità e costituire un unico Stato federale all'interno del quale si trovano insieme gli altri Stati. Il suo obiettivo era di creare uno Stato federale fra i 23 Stati che esistevano nel 1823.
Tra l'800 ed il '900 molti pensatori politici cercarono di realizzare strumenti giuridici in grado di realizzare l'obiettivo "pace universale". Oggi gli Stati Sovrani sono più di 300 e cercare di realizzare un sistema che riesca a farli convivere pacificamente e' stato ed e' tuttora assai difficile. Nei primi anni del '900 nel pieno della grande guerra l'allora presidente degli Stati Uniti Wilson propose di istituire la Società delle Nazioni un organismo internazionale che cercasse di evitare l'insorgere di nuovi conflitti di quelle dimensioni. Tale organismo fallì quando dopo 20 anni nel 1938/1940 scoppiò la seconda grande guerra. Durante la seconda guerra mondiale si creò la famosa proposta contenuta nella carta di San Francisco la quale sosteneva che occorreva dare vita ad un'altra società delle nazioni che prendeva il nome di ONU. L'esponente italiano di maggior rilievo nello studio della pace e' stato Ernesto Teodoro Moneta unico italiano insignito del premio Nobel.
La pace, il bene agognato dall'umanità.
Il termine pace indica, in senso psicologico, la pace interiore, uno stato di quiete o tranquillità dell'animo percepita come assenza di disturbo o agitazione.
In ambito strettamente sociologico, indica l'assenza di violenza diretta tra individui o organizzazioni collettive. In questa ultima percezione, la pace fra ed entro le nazioni è un obiettivo di molte persone ed organizzazioni, tra cui l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Più specificatamente, la pace viene considerata (o dovrebbe essere considerata, secondo l'opinione corrente) un valore universalmente riconosciuto che sia in grado di passare talvolta anche attraverso l'accettazione dell'altro da sé e comunque sempre indirizzato a superare ogni qualsiasi barriera sociale e/o religiosa ed ogni pregiudizio ideologico, in modo da evitare situazioni di conflitto fra più persone. Cristo, dopo la sua Risurrezione, quando è apparso agli apostoli ancora impauriti nel Cenacolo ha detto: Pace a voi! E pace auguriamo a tutti, al di là di ogni razza o religione.
Parole di pace
I BAMBINI GIOCANO(Bertold Brecht )
I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.
PROMEMORIA( Gianni Rodari)
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
HO DIPINTO LA PACE ( T. Sorek)
Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l'arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
LA PACE( Alberto Deodori)
Quando l'orizzonte si disperde tra cielo e mare
penso a tutte le cose belle che riflettono il cielo sereno,
è come avere l'azzurro in tasca
per quando il grigiore invernale ci assale.
Se potessimo scavalcare le nubi
troveremmo per sempre il sole.
Basta un po' d'azzurro in tasca e
cerchiamo di non barattare i nostri spiccioli di cielo
con qualche occasione di sconto.
Teniamo sempre in riserva il nostro azzurro in tasca,
ci potrebbe essere utile sempre.
Inseriamo nella nostra tasca oltre l'azzurro del mare e del cielo
l'arcobaleno e sicuri avremo per sempre la pace.
Canzoni di pace
- John Lennon: Imagine
- Guccini: Auschwitz
- Cat Stevens: Peace Train
- Bob Dylan: Blowin in the wind
- De Andrè: La guerra di Piero
- LigaJovaPelù: Il mio nome è mai
più
- U2: Peace on Earth
- Elton John: Give peace a chance
- Neil Young: Peace and love
- Eagles: I wish you peace
- Live: 10,000 Years (Peace
Is Now).
- Extreme: Rest in peace
- Stevie Wonder: Conversation Peace
La pace nelle opere di alcuni storici e filosofi
Tacito
"Auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant - Depredano, trucidano, rubano e questo lo chiamano col nome falso di impero; hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace(da: Vita di Agricola e riporta le parole di Calgax, capo dei Britanni nell'ultimo tentativo di questi di opporsi alla conquista romana).
Tale verso fu spesso usato dalle manifestazioni pacifiste contro l'America durante la guerra in Vietnam. Ma sono sempre attuali contro chiunque voglia invadere e depredare uno stato pacifico e povero di oggi.
CONCETTO CRISTIANO DELLA PACE
La pace nell'Antico Testamento
Nella religione cristiana, come scritto nell'Antico Testamento, la pace si esprime con la parola shalom . Essa va considerata e compresa in rapporto al contesto in cui viveva il popolo ebraico, che per la maggior parte della sua storia antica si è trovato in una sofferta lotta per la sopravvivenza, minacciato e minacciando continuamente di aggressione e schiavitù qualche popolo vicino.
Ciò avveniva nell'epoca più antica, quando gli ebrei erano un popolo nomade o seminomade, sia più tardi, quando, a partire dal XII secolo AC, essi si stanziarono in città e villaggi.
Quando nell'Antico Testamento si legge la parola pace, bisogna pensare a una situazione ideale dove il popolo può vivere in tranquillità, senza minacce esterne. La pace favorisce lo sviluppo delle attività umane, e il servizio di Yhwh.
I profeti che annunciano i tempi del messia (per esempio Isaia 11,6) amano descrivere la pace in termini paradisiaci, dove persino tra gli animali non ci sarà la lotta per la sopravvivenza.
La pace nella predicazione di Gesú
Gesù predica l'avvento del Regno di Dio: il Padre offre agli uomini la salvezza promessa dai profeti; è necessario decidersi e aderire alla sua persona , coinvolgendosi nell'annuncio della buona notizia.
Sebbene viva in un momento di dominazione straniera, Gesù non si schiera né con i patrioti né con i collaborazionisti. Piuttosto invita tutti a essere fedeli a Dio. Sembra che riguardo alla pace voglia dire: non importa la situazione esterna, quanto la fedeltà a Dio che chiama.
La pace nel resto del Nuovo Testamento
Cristo resuscitato si presenta agli apostoli la sera dello stesso giorno di Pasqua e dice loro: "La pace sia con voi" (Giovanni 20,21). Questa pace è la piena comunione con Dio, frutto del sacrificio redentore di Gesù.
San Paolo, scrivendo agli Efesini, dice che "Cristo è la nostra pace, perché ha fatto di due popoli uno solo" (2,14): vuol dire che l'annuncio del vangelo ai giudei e ai pagani ha messo in contatto due popoli che prima erano antagonisti.
La pace, figlia dello sviluppo e della giustizia nel pensiero di Paolo VI
Il papa Paolo VI ha esaminato nell'enciclica Populorum progressio (26 marzo 1967) che la pace è legata alla giustizia (n. 5). Per questo, dice, ha creato la Pontificia Commissione Giustizia e Pace:
"Infine, recentemente, nel desiderio di rispondere al voto del Concilio e di volgere in forma concreta l'apporto della Santa Sede a questa grande causa dei popoli in via di sviluppo, abbiamo ritenuto che facesse parte del Nostro dovere il creare presso gli organismi centrali della chiesa una commissione pontificia che avesse il compito di «suscitare in tutto il popolo di Dio la piena conoscenza del ruolo che i tempi attuali reclamano da lui, in modo da promuovere il progresso dei popoli più poveri, da favorire la giustizia sociale tra le nazioni, da offrire a quelle che sono meno sviluppate un aiuto tale che le metta in grado di provvedere esse stesse e per se stesse al loro progresso» (Lettera apostolica motu proprio Catholicam Christi Ecclesiam: AAS 59 (1967), p. 27). «Giustizia e pace» è il suo nome e il suo programma. Noi pensiamo che su tale programma possano e debbano convenire, assieme ai Nostri figli cattolici e ai fratelli cristiani, gli uomini di buona volontà. È dunque a tutti che Noi oggi rivolgiamo questo appello solenne a un'azione concertata per lo sviluppo integrale dell'uomo e lo sviluppo solidale dell'umanità.
La stessa enciclica aggiunge più avanti un altro importante elemento: "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace" (n. 76):
Le disuguaglianze economiche, sociali e culturali troppo grandi tra popolo e popolo provocano tensioni e discordie, e mettono in pericolo la pace. Come dicevamo ai padri conciliari al ritorno dal nostro viaggio di pace all'ONU: «La condizione delle popolazioni in via di sviluppo deve formare l'oggetto della nostra considerazione; diciamo meglio, la nostra carità per i poveri che si trovano nel mondo - e sono legione ìnfinita - deve divenire più attenta, più attiva, più generosa» (AAS 57 (1965), p. 896). Combattere la miseria e lottare contro l'ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita, il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell'umanità. La pace non si riduce a un'assenza di guerra, frutto dell'equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini. (Cf. papa Giovanni XXIII, enciclica Pacem in terris: AAS 55 (1963), p. 301)
Per Paolo VI è chiaro che non ci può essere pace finché non ci sia giustizia e possibilità di un sano sviluppo per tutti i popoli.
Gli altri interventi dei Papi sulla pace
Benedetto XV chiamò la guerra una "inutile strage" (1917).
Pio XII alzó la voce per affermare che "Tutto è perduto con la guerra, niente è perduto con la pace".
Giovanni XXIII scrisse l'enciclica Pacem in terris, dedicata al tema della pace.
Paolo VI gridò davanti all'assemblea dell'ONU: "Mai più la guerra!".
Giovanni Paolo II ha più volte alzato la voce sull'inutilità della guerra e sulla necessità del dialogo per risolvere i conflitti tra le nazioni. Lo ha fatto soprattutto in occasione della Guerra del Golfo (1991) e del conflitto irakeno (2003).
Riflessione teologica
Dopo Cristo la Pace è il dono offerto agli uomini dal Signore risorto ed è il frutto della vita nuova inaugurata dalla sua resurrezione. La pace, pertanto, si identifica come "novità" immessa nella storia dalla Pasqua di Cristo. Essa nasce da un profondo rinnovamento del cuore dell'uomo.
È un dono da accogliere con generosità, da custodire con cura, e da far fruttificare con maturità e responsabilità. Per quanto travagliate siano le situazioni e forti le tensioni e i conflitti, nulla può resistere all'efficace rinnovamento portato dal Cristo risorto.
Cristo è la pace di tutti gli uomini. Con la morte in croce, Cristo ha riconciliato l'umanità con Dio e ha posto le basi nel mondo di una fraterna convivenza fra tutti.
I credenti sperimentano la potenza rinnovatrice del suo perdono. La misericordia divina apre il cuore al perdono verso i fratelli, ed è con il perdono offerto e ricevuto che si costruisce la pace nelle famiglie e in ogni altro ambiente di vita.
La pace nel pensiero di Martin Luther King
Martin Luther King, in una lettera che inviò dalla prigione di Birmingham (USA) , scrisse che: "La vera pace non è solo la assenza di tensione: è la presenza della giustizia" (Cfr.: M.L.King - Lettere dal carcere)
Il pacifismo moderno
Nei tempi moderni si è sviluppata una coscienza più chiara del fatto che i problemi nazionali e internazionali possono essere risolti senza ricorrere alla violenza. Infatti, gli ultimissimi incontri del G20 e dei numerosi discorsi di Barak Obama sulla possibilità di una convivenza pacifica universale, inducono a sperare il "meglio" per tutta l'umanità dolente che ci è a tutti così vicina come in questi terribili giorni di "passione" dei nostri fratelli e sorelle abruzzesi. Bellissima, infatti, è stata la sua offerta immediata di aiuto. In fondo, anche lui desidera che il mondo intero non si senta più minacciato dalle guerre, ma pacificato nell'amore di Cristo.
Tutti insieme- appassionatamente- con la speranza di un futuro non sismico, ma costruttivo. Ma questo, non è solo il nostro augurio di Pasqua.
Maria De Falco Marotta