Il mito di J.F. Kennedy.- 22.XI.1963 – 22.XI.2003

Il 22 novembre ricorre il 50 .mo anniversario della tragica fine di J.F. Kennedy, forse uno dei presidenti americani più amato e detestato non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo intero di quegli anni che si aprivano a nuove speranze di un mondo migliore. Per celebrarlo, RAI3 trasmetterà il film Parkland ( Venezia ’70)  del regista Peter Landesman che narra quello che successe all'ospedale di Austin, subito dopo la sparatoria.
Opera prima di un giornalista d’inchiesta e corrispondente di guerra – è stato inviato in Kosovo, Pakistan, Afghanistan e Ruanda – il film, prodotto da Tom Hanks, è tratto dal libro Four Days in November di Vincent Bugliosi e si condensa sulle storie umane che ruotano attorno al terribile week in cui il presidente degli Stati Uniti venne ucciso in un attentato a Dallas, il suo assassino Lee Harvey Oswald venne a sua volta colpito a morte e Abraham Zapruder (Paul Giamatti), un sarto ebreo che aveva filmato quei drammatici momenti con la sua Super8, dovette decidere cosa fare di quelle cruciali immagini. Ma tra i protagonisti di questa storia corale c’è anche l’agente dell’Fbi Jim Hosty, che non aveva dato peso a una lettera di minacce scritta da Oswald due settimane prima dell’attentato, o il giovane medico (Zac Efron) che cerca di rianimare il presidente colpito a morte nel pronto soccorso del Parkland Memorial Hospital. Ed è proprio dall’ospedale texano che prende il titolo il film: “Parkland – dice Landesman – è diventato per noi uno stato mentale, come Chinatown per Polanski, un luogo dove si va a morire, dove le speranze e i sogni vanno a infrangersi”.
Parkland evita volutamente di addentrarsi nell’inchiesta, anche perché con Jfk di Oliver Stone (1991) sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy è stato detto praticamente tutto. Quell’assassinio fa parte della mitologia americana ed è stato esposto alla speculazione politica e alle congetture di ogni tipo, crediamo di sapere tutto anche se forse non sappiamo niente. Io mi sono concentrato sul caos e l’anarchia di quelle ore frenetiche, che possono farci pensare al clima di New York l’11 settembre 2001. Ero lì e ho toccato con mano cosa vuol dire sopravvivere alla paura e affrontare il fuoco nemico, in questi casi ci sono due reazioni possibili: il panico e la fuga o una qualche forma di quotidiano eroismo fatto di piccoli gesti”.
La sceneggiatura di Landesman cerca di mettere il pubblico nei panni di queste persone ordinarie,  come l’infermiera che gestiva l’emergenza di una sala operatoria dove il sangue scorreva a fiumi. O il fratello di Lee Oswald, Robert, un tranquillo impiegato padre di due bambini  che  improvvisamente capisce che suo fratello è il diavolo. Oppure di Zapruder , l’altro protagonista di Parkland. Landesman ha avuto la piena fiducia della famiglia di Abraham, “per la prima volta i suoi nipoti ci hanno aperto le porte e sono anche stati persino con noi sul set”.
Quel filmato di 26 secondi, che oggi in tempi di I-phone e videocamere, sarebbe inconcepibile, assunse all’epoca, nel 1963, un significato simbolico. “Girato con un Super8 allora appena messo in commercio, tanto che si temeva di distruggere la pellicola nello sviluppo, ha una valenza metaforica, tutti sanno che esiste anche se non l’hanno mai visto, si trova su youtube, noi l’abbiamo mostrato in modo obliquo, indiretto, proprio per restituire questa aura della sua prima proiezione”. Quel filmato fu venduto a Life Magazine per 50mila dollari e poi al governo federale per 16 milioni. “Ma non credo che Abraham l’abbia fatto per avidità, penso che le sue motivazioni fossero più complesse. La sua vita, come quella delle altre persone coinvolte, venne distrutta. È quello che è accaduto anche l’11 settembre nel 2001 o in Siria in queste settimane”.
Gli viene chiesto di  spiegare meglio il parallelo tra l’attentato alle Twin Towers e la morte di JFK:  se ha  a che fare con la perdita del senso di invulnerabilità degli Stati Uniti, allora come oggi. “L’America non era mai stata attaccata sul suo territorio fino all’11 settembre e il trauma di questo attacco spiega gli abusi di potere che ne sono derivati. L’analogia finisce qui.

Naturalmente  della morte di John Fitzgerald Kennedy, 35esimo presidente degli Stati Uniti, si è detto e scritto tutto e anche di più e periodicamente spuntano nuove teorie e nuovi complotti che sostengono di svelare cosa accadde a Dallas quel 22 novembre del 1963. L’ultimo in ordine di tempo a cavalcare l’onda del 50esimo anniversario dell’omicidio di JFK è lo scrittore James L. Swanson, che nel suo libro End of Days: The Assassination of John F. Kennedy, scrive che il cervello di John F. Kennedy, o meglio ciò che restava della sua materia cerebrale, non fu fatto sparire dai servizi segreti statunitensi per eliminare ogni possibile traccia di complotto, ma fu preso in consegna dal fratello del Presidente, il procuratore generale Robert “Bob” Kennedy, per paura che si scoprisse la verità sulla malattia di John o la quantità di farmaci che stava assumendo in quel periodo.

Biografia di J.F. Kennedy
John F. Kennedy nasce a Brooklin, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917. Partecipa alla Seconda guerra mondiale come volontario; in marina, dopo essere stato ferito alla schiena, torna a Boston dove intraprende la carriera politica. Milita nel Partito Democratico come deputato e, successivamente, come senatore.  Il suo discorso pronunciato in Senato nel 1957 agita parecchi:  Kennedy critica l'appoggio che l'amministrazione Repubblicana offre al dominio coloniale francese in Algeria. In seguito, viene eletto presidente della Sottocommissione per l'Africa dalla commissione estera del Senato.  Il 2 gennaio 1960, annuncia la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Johnson; nel discorso di accettazione della candidatura enuncia la dottrina della "Nuova Frontiera". Come in passato, infatti, la Nuova Frontiera aveva indotto i pionieri ad estendere verso ovest i confini degli Stati Uniti, in modo da conquistare nuovi traguardi per la Democrazia Americana, ad esempio combattere il problema della disoccupazione, migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli; infine, in politica estera, intervenire economicamente in favore dei Paesi sottosviluppati. In campagna elettorale, assume una posizione riformista e si assicura i voti dei cittadini di colore, oltre all'appoggio degli ambienti intellettuali: in novembre vince le elezioni, battendo il repubblicano Nixon. Al momento della sua investitura, avvenuta il 20 gennaio 1961 a Washington, annuncia la decisione di varare un programma Food For Peace e di stabilire una "Alleanza per il progresso" con i Paesi latino-americani.  Alla fine di maggio parte per un notevole viaggio in Europa, nel corso del quale incontra De Gaulle a Parigi, Krusciov a Vienna e Mac Millan a Londra. Al centro dei colloqui sono i rapporti di coesistenza tra USA e URSS, il disarmo, la questione di Berlino, la crisi del Laos, le relazioni politiche, economiche e militari tra gli Stati Uniti e gli alleati europei. Dopo le esplosioni nucleari sovietiche causate dal alcuni esperimenti,  autorizza a sua volta la ripresa degli esperimenti nucleari americani. Sul piano della politica internazionale, l'obiettivo strategico di Kennedy nei confronti dell'Unione Sovietica è quello di un'intesa mondiale basata sulla supremazia delle due massime potenze, garanti della pace e della guerra. Per quanto riguarda l'America Latina, invece, il suo progetto consiste nell'emarginazione e nella liquidazione del Castrismo cubano. Viene stipulata la "Alleanza per il progresso", cioè un grande programma finanziario offerto all'organizzazione collettiva degli Stati Sudamericani. Nella campagna elettorale per la presidenza, la questione dei neri aveva rivestito una grande importanza e il loro voto, confluito sulla scheda democratica, era stato decisivo per aprire al candidato della "Nuova Frontiera" le porte della Casa Bianca. Con l'andare del tempo, comunque, Kennedy non riesce a mantenere le sue promesse e in alcune zone del Paese si verificano delle vere e proprie discriminazioni razziali e gravi episodi di razzismo. I neri si ribellano e danno vita a grandi rivolte guidati da Martin Luther King. Più di duecentocinquantamila neri e bianchi, organizzati in un'imponente corteo, marciano su Washington per rivendicare i diritti legislativi ed appoggiare le decisioni di Kennedy. Il Presidente pronuncia dei discorsi nei quali invita al rispetto e alla tolleranza tra bianchi e neri. La situazione sembra risolversi e decide di partire per un viaggio a Dallas, dove viene accolto con applausi e grida di incitamento. Improvvisamente, però, mentre saluta la folla dalla sua auto scoperta, viene assassinato a distanza con alcuni colpi di fucile. A tutt'oggi, malgrado sia stato arrestato l'esecutore materiale dell'assassinio (il noto Lee Oswald), nessuno sa ancora con precisione chi siano stati i suoi probabili mandanti occulti. Le ragioni- forse- si possono ricercare nei tanti suoi discorsi della New Frontier di cui riportiamo un breve stralcio. Egli- infatti- parlò di "associazioni segrete che minacciano la democrazia -:
- Signore e signori, la parola "segretezza" è ripugnante, in una società aperta e libera. E noi come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere la sua sfera d'influenza, sull'infiltrazione anziché sull'invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull'intimidazione anziché sulla libera scelta. E' un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, operazioni economiche, scientifiche e politiche. Le sue azioni non sono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma nascosti, i suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata, nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto, nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano.
John F. Kennedy

Alcune note
-Kennedy definiva sé stesso "liberal", poiché la sua candidatura si appoggiò alle sinistre democratiche; tuttavia alcuni politologi, come William E. Leuchtenburg, "The Shadow of FDR: From Harry Truman to Ronald Reagan" (2001) pp 63-120 , Lanfranco Palazzolo in Kennedy shock e Alonzo Hamby, in Liberalism and Its Challengers: From F.D.R. to Bush (1992) considerano Kennedy un moderato, se non un conservatore su molti temi, quali la sua diffidenza sui diritti civili, il suo voto a favore del finanziamento delle scuole confessionali, la sua amicizia con il senatore anticomunista di destra Joseph McCarthy.
-Nella tradizione politica degli Stati Uniti, il termine "liberal" indica un liberalismo progressista molto attento alle questioni sociali, ma nel contempo geloso custode del rispetto dei diritti individuali. (Liberal, 1º novembre 2008). Secondo alcuni, i liberal americani sono l'equivalente dei socialdemocratici europei, o, secondo un'accezione diffusa, dei liberali sociali .
Kennedy, pur essendo un vorace uomo delle più belle donne, compresa la povera Marilyn Monroe, ha stimolato moltissimi film e serial, oltre che videogames. Ne presentiamo solamente alcuni:
La figura di Kennedy ha creato il personaggio di James Shea nei romanzi Il ritorno del padrino e La vendetta del padrino, entrambi firmati da Mark Winegardner.
Il film Thirteen Days è incentrato sulle scelte del presidente americano nei giorni della crisi dei missili di Cuba.
La serie televisiva I Kennedy.
Il film di Oliver Stone JFK - Un caso ancora aperto.
Il film di Tonino Valerii Il prezzo del potere interpreta l'omicidio di Kennedy in chiave western.
Il film di Lee Daniels The Butler.
Appare nel videogioco Call of Duty Black Ops dove si ipotizza sia stato ucciso per volere dei sovietici.
Il romanzo di fantascienza 22/11/'63 di Stephen King (2012) esamina l'affascinante ipotesi di come sarebbe cambiata la storia se Kennedy non fosse stato assassinato.
L'episodio "Dallas, 14 novembre 1963" della versione del 1985 della serie Ai confini della realtà narra di uno storico, antenato del presidente, che viaggia nel tempo per salvargli la vita però deve affrontare le conseguenze del cambiamento della storia del mondo dopo il salvataggio (tra le varie ipotesi, si parla di un ipotetico assassinio del premier sovietico Nikita Kruscev nello stesso giorno, di una possibile guerra nucleare tra Stati Uniti ed Unione Sovietica e di un'Europa dominata dal regime sovietico).

A lui è dedicato il John F. Kennedy Library a Boston. Fu inaugurato il 20 ottobre 1979 alla presenza del presidente Jimmy Carter.
A lui è dedicato l'Aeroporto Internazionale John F. Kennedy di New York.
Kennedy compare anche nel videogioco Call of Duty: Black Ops nella mappa Zombi "Five" come personaggio giocabile
Da lui prende il nome la struttura per il lancio di veicoli spaziali della NASA situata a Cape Canaveral
La data dell'assassinio, 22/11/63, è il titolo di un romanzo di Stephen King che si ispira alla vicenda
La campagna elettorale di Kennedy contro Nixon viene raccontata nella prima stagione della serie televisiva Mad Men.
Bibliografia brevissima
John F. Kennedy, Ritratti del coraggio, Alberto Gaffi Editore con Fondazione Italia USA, Roma, 2008
Lanfranco Palazzolo, Kennedy shock, Kaos edizioni, Milano, settembre 2010
 

Maria & Antonio De falco
Editoriali