DALL’INEFFABILE COMPORTAMENTO DELLA DIRIGENZA DEL NOSTRO CALCIO DOPO IL MONDIALE COREANO AL CAPOLINEA CON UN PROCESSO ALL’INSEGNA DELLA PULIZIA

Rileggiamo quanto scritto allora, confrontiamo con la situazione attuale, traiamo le conseguenze

Il 18 giugno del 2002…

Il 18 giugno del 2002 la Gazzetta di Sondrio pubblicava l’articolo che segue (leggibile anche ora nella sezione “Italia e Mondo”:


“UN ALTRO SCHIAFFO ALL'ITALIA

Dopo l'arbitraggio determinante (per l'eliminazione dell'Italia e la qualificazione dei padroni di casa) del sign. Moreno si é aggiunto un ulteriore schiaffo all'Italia: i complimenti all'arbitro da parte della FIFA, la Federazione Mondiale, che ha definito ineccepibile il comportamento in campo dell'uomo in giacchetta nera e cipiglio prussiano. E' vero che ha subito la stessa sorte degli azzurri, rimandato a casa, dato che é stato escluso dalla rosa dei 16 arbitri per le ulteriori fasi ma questo non certo per una soluzione "all'italiana", da "taja e medega" o per tener conto anche dei torti subiti dall'Italia bensì probabilmente per il fatto che ciascuna federazione rimasta in lizza temeva di vederselo a dirigere una partita della propria nazionale...

Comprensibile che la FIFA non se la sia sentita di censurare il suo operato, ma poteva quantomeno glissare facendo quello che hanno fatto i due principali quotidiani coreani che hanno, con serietà e professionalità, deciso di non dedicare neppure una riga all'arbitraggio, significativa ammissione dei favori ricevuti dalla propria nazionale.

(Aggiunta del 20 VI: Il Presidente della FIFA Blatter é intervenuto affermando che l'Italia é stata penalizzata da una serie di coincidenze, che Totti non doveva essere espulso e che il gol, golden-gol, di Tomasi era regolare. Meglio tardi che mai anche se sarebbe stato diverso se queste cose fossero state inserite nel comunicato ufficiale che ha lodato "Bambolotto", ossia l'ineffabile arbitro Moreno.

Viene da pensare, ricordando che Carraro recentemente ha votato per la riconferma di Blatter, che questa dichiarazione sia un aiuto alla traballante posizione del suo elettore Carraro che la poltrona pare non la voglia proprio mollare, come invece sarebbe sacrosantemente giusto).

OCCORRE REAGIRE

Di fronte a tanto squallore, fermo restando che poi a casa nostra dovrà pure essere dipanata la matassa di una Federazione arruffona, di una Lega che sembra divenuta un nido di vipere, di una situazione finanziaria delle società che rischia grosso, sul piano internazionale occorre reagire, dimostrando di avere quegli attributi di cui si é rivelato clamorosamente sprovvisto il Presidente Carraro, prima a Roma quando tutto il calcio mondiale era là, poi altrettanto clamorosamente incapace persino di dire qualcosa rinviando al suo rientro in Italia persino una dichiarazione. Qualsiasi cosa dica in Italia non conta nulla. Gli italiani avrebbero voluto che fosse là a dire, e a fare, quello che andava detto e fatto.

SUSANNA AGNELLI AL POSTO DI CARRARO

Che Carraro debba andare a casa é cosa da fiera dell'ovvio. E non perché nella FIFA l'Italia conta come il due di fiori a briscola quando la briscola é cuori perché questo é una conseguenza di questi ultimi anni e non solo della Presidenza Carraro. Deve tornarsene a giocare a golf, come pare stesse facendo a Roma quando i nostri ragazzi subivano i primi gravissimi maltrattamenti con la Croazia, proprio per avere dimostrato sensibilità zero, e assenza di attributi, in quest'ultima fase. E potrebbe essere anche utile che a guidare la FIGC, come commissario o meglio ancora di un Collegio commissariale, ci vada un illustre personaggio, possibilmente al di fuori del Club dei soliti noti, con il primario compito ri ricostruire un minimo di rapporti internazionali. Per esempio Susanna Agnelli che unisce alla storia della sua famiglia intrecciata con il mondo del calcio la preziosa eseperienza fatta come Ministro degli Esteri dell'Italia. Nel Collegio al suo fianco gente come Rivera, Zoff, e magari anche il Presidente del Chievo, unico vento di freschezza arrivato nel calcio italiano degli ultimi tempi.

PERCHE' RITIRARSI DALL'EUROPEO

Unica reazione possibile di grande dignità: il ritiro dell'Italia dal Campionato Europeo. Qualcosa questo vorrebbe pur dire, anche in termini di perdita finanziaria per l'UEFA per il venir meno di diritti televisivi e sponsor.

Se la cosa dovesse concretizzarsi oltre a tutto ci sarebbe il tempo di ricostruire internamente ed internazionalmente il calcio italiano per i prossimi mondiali.

Se l'UEFA si rendesse conto di cosa vuol dire un Campionato Europeo senza l'Italia puntini sulle "i". Non soluzioni alla "taja e medega" ma un'azione energica dell'UEFA in seno alla FIFA a tutela dei propri associati. Non dimentichiamo che non siamo stati i soli. Vedansi le penalizzazioni subite anche dal Belgio contro il Brasile e dalla Turchia (che però, contando nella FIFA, é riuscita perfino a far infrangere le regole, che invece sono state ferree per l'Italia, ottenendo che a dirigere il delicatissimo incontro con il Giappone venisse designato il nostro Collina).

LE CONDIZIONI PER CAMBIARE IDEA

Un'energica posizione dell'UEFA, l'inserimento anche di un italiano - non certo Carraro o personaggi simili - nel Gotha del calcio mondiale sarebbero le condizioni minime per ritornare sulla decisione di abbandono degli Europei.

Non c'é altra via. E non cerchiamo soluzioni consolatorie come quella magari di poter sbandierare la nostra grande vittoria ove, per rimediare al malfatto, la direzione della finalissima venga affidata al nostro arbitro Collina. Questo non sarebbe un regalo all'Italia ma l'interesse delle due squadre finaliste.

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GdS 18 VI 02”


Luglio 2006

Allora con una disinvoltura degna di miglior causa e in totale spregio dei tifosi che avrebbero voluto che si tirassero le conseguenze non solo dell’infausta trasferta coreana ma della conduzione del nostro calcio, si è proceduta all’insegna del “non c’era e se c’era dormivo”, lasciando tutto come prima e con risibili motivazioni.

Le cose sono andate di conseguenza e cioè sono rotolate naturalmente come le biglie di acciaio in un pendio inclinato.

Sembra effetto straordinario di una nemesi storica il convergere di due eventi: il ritorno della Nazionale ai vertici, comunque vada domenica (la presente nota è scritta prima della finale di Berlino con la Francia) e la giusta andata nei bassifondi di quanti se li sono meritati.

Anche con un pizzico di giustificata retorica per il nostro calcio l’immagine della Fenice che ricorse dalle sue ceneri.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali