CONDANNATI LIBERI PER IL RITARDO DI UN MAGISTRATO. MA IL PROBLEMA È MOLTO PIÙ SERIO
Nei giorni scorsi una brutta notizia dal fronte giudiziario: un presunto - bisogna chiamarlo così sino a sentenza definitiva anche se però in primo grado è già stato condannato a otto anni di reclusione - boss esce di galera, e con lui altri tre, perché perchè il GUP, dr.ssa Concettina Garreffa, che li aveva condannati non ha depositato nei termini, e neanche molto dopo, le motivazioni della sentenza.
Il primo processo si era concluso il 6 novembre del 2006 con la condanna degli imputati con rito abbreviato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Entro 90 giorni il GUP avrebbe dovuto depositare le motivazioni della sentenza. Lo ha fatto il 28 novembre 2008. Tardissimo. Il processo di appello avrebbe dovuto tenersi entro il 10 febbraio. Decorrenza dei termini di custodia cautelare e scarcerazione, fra l'altro firmata da un altro magistrato perché da un paio di settimane la GUP è stata spostata alla Corte di Assise.. Da notare poi che il legale del principale imputato la dichiarato di avere più volte sollecitato il GUP per il deposito della sentenza proprio perché convinto di poter dimostrare in appello l' innocenza del suo assistito e quindi di ritenersi danneggiato.
Errare humanum, perseverare diabolicum
I commenti scontati. Una certa rabbia pure. Rabbia però che diventa vera e propria indignazione quando poco dopo si viene a sapere dalla stampa che il GUP, dr.ssa Concettina Garreffa, non è nuova a simile cosa tanto che la Cassazione, a settembre del 2008 aveva già promosso un'azione disciplinare nei suoi confronti dato che con la presentazione in grande ritardo (18 mesi anziché i tre previsti) delle motivazioni aveva già determinato l'uscita dalle patrie galere di due tizi non proprio raccomandabili visto che lei stessa li aveva condannati a 12 anni, pena confermata in appello.
Azione disciplinare adottata "su proposta dell' Ispettorato della Giustizia, per aver mancato al proprio dovere di diligenza e arrecato un indebito vantaggio alle due persone condannate con sentenza del 6 novembre 2006".. Errare humanum, perseverare diabolicum. Però piedi di piombo.
Vox populi
Quando l'emotività sale se ne sentono di tutti i colori, e ci riferiamo alla gente comune, quella che in piazza passa da un commento calcistico a quello sui fatti del giorno. La notizia calabrese surclassa il resto con variabili diverse.
C'è chi va sul pesante ipotizzando intese, corruzione e simili.
Lo contesta uno che pensa invece, solidarizzando, a minacce ricevute che hanno portato al ritardo.
Il terzo ha la spiegazione più semplice: "se ne era dimenticata".
Il quarto se la prende con i giornali che hanno già la spiegazione pronta. Secondo loro si tratta di troppo lavoro per quel magistrato. E quel tale prosegue dicendo che lui di ferie ne ha 30 giorni e non due mesi come i magistrati…
Al di là di un valore meramente cronistico, di colore, di questi discorsi da piazza e delle loro esagerazioni emotive sta comunque il fatto che nessuno accetta come ineluttabile, come causa di forza maggiore o simili, quel che è accaduto
La scoperta per cui vicenda che da grave diventa gravissima
Qualcosa non ci convinceva e pertanto ci siamo risolti ad approfondire la vicenda.
Avevamo ragione visto che siamo arrivati a scoprire quello che nessuno in questa vicenda ha trovato, una cosa che la fa diventare gravissima da grave che era.
Ci pareva strano che lo stesso magistrato, a breve distanza di tempo, ricadesse nello stesso errore sapendo bene cosa questo avrebbe significato. Gli ispettori vedranno, la Cassazione indagherà, il CSM dovrà occuparsene ma intanto noi diciamo la nostra sulla base di quel che abbiamo scoperto.
Scoperto un precedente, del 2001. Al CSM!
Non ci sono infatti soltanto le due vicende dianzi descritte.
Abbiamo scoperto che il 19 gennaio 2001 la dr.ssa Concettina Garreffa è stata giudicata dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura per violazione dell'articolo 35 del Regio Decreto Legislativo 31 maggio 1946 n. 511 "Guarentigie della magistratura". Che recita "Se non è raggiunta prova sufficiente delle colpe del magistrato, ma risulta che egli ha perduto nella opinione pubblica la stima, la fiducia e la considerazione richieste dalla sua funzione, può essere deliberata la dispensa dall'ufficio".
Il procedimento si era concluso con l'assoluzione della dr.ssa Garreffa perché "il fatto non costituisce illecito penale".
Indubbiamente colpisce che, a fronte degli innegabili pesanti ritardi, ci fosse anche il fatto che molte motivazioni venivano scritte in congedo, sacrificando cioè parte delle ferie. Istintiva simpatia dunque per questo aspetto.relativo al comportamento che devono tenere i magistrati.
E il capo d'imputazione non era roba da poco. Le venivano addebitate gravi mancanze afferenti il periodo tra il 27 settembre del 1994 e il 21 settembre del 1998 - per gran parte di questo periodo era Pretore a Locri -: per avere depositato 149 sentenze con ritardo superiore a 90 giorni, 67 con ritardo superiore a 180 giorni, 11 con ritardo superiore a un anno. Dovevano ancora essere depositate 61 sentenze di cui 7 con ritardo superiore a un anno e 43 con ritardo superiore a 180 giorni. Questo quanto risulta dalla registrazione audio - che è integrale - del procedimento.
Fermiamoci qui.
Omissioni gravi, anzi gravissime (dr.ssa Concettina Garreffa)
Le mancanze citate non sono quindi attribuibili ad una scarsa solerzia del magistrato se è vero, come è risultato, che addirittura utilizza parte delle ferie per cercare di smaltire l'arretrato. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbe pensare ad una scarsa attitudine, o comunque ad una difficoltà di stesura delle motivazioni. Andrebbe, e lo faccia chi di competenza, confrontato il carico di lavoro suo e dei suoi colleghi. Se anche però nella peggiore delle ipotesi si accertasse questa, diciamo, 'scarsa attitudine' con le conseguenze sui tempi di stesura ci sarebbe da chiedersi come mai solo recentissimamente lei è stata spostata ad altro incarico, nello specifico in Corte d'Assise. Come mai cioè hanno dovuto passare oltre otto anni da quel procedimento del CSM. Le responsabilità appaiono pertanto ben altre, Omissioni gravi, anzi gravissime per mancato intervento nello specifico.
Omissioni gravi, anzi gravissime (Situazione calabrese)
Vediamo invece l'altro aspetto, quello sollevato allora in CSM dalla dr.ssa Concettina Garreffa e dal suo difensore e riproposto per i due casi attuali, ossia lo straordinario carico di lavoro.
Confrontato il carico di lavoro con i colleghi, e quindi analizzato 'il rendimento' di tutti e non solo della citata, si va al caso generale.
Ricordiamo un ben po' di anni fa, e poi anche negli anni successivi, quella specie di scandalo rappresentato dal fatto che in Calabria sostanzialmente la lotta alla insidiosissima criminalità organizzata oltre che a quelle comune fosse in mano agli "uditori giudiziari". Chi sono costoro? Sono persone tra i 21 e i 40 anni che hanno vinto un Concorso per entrare in Magistratura. Devono fare due anni di tirocinio e poi sono magistrati. Grave, molto grave che l'amministrazione della Giustizia - si disse allora quando emerse il problema - fosse affidata a giovani certamente preparati per vincere un difficile Concorso ma senza quel minimo di esperienza che già richiederebbe la piccola criminalità, figurasi poi il resto!
La situazione non è granché migliorata.
Da chi e cosa dipende?
Stato di diritto, poteri e Costituzione
Stato di diritto. Un ripasso della Costituzione appare opportuno.
L'art. 105 recita "Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati".
L'art. 107, punto cruciale, recita: "I magistrati sono inamovibili. Non possono essere dispensati o sospesi dal servizio né destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione del Consiglio superiore della magistratura, adottata o per i motivi e con le garanzie di difesa stabilite dall'ordinamento giudiziario o con il loro consenso"
E il Governo, nella fattispecie il Guardasigilli?
Sempre in base allo stesso articolo "Il Ministro della giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare" ma nient'altro.
Consiglio Superiore della Magistratura
Questioni dunque tutte interne al CSM, organo di autogoverno della Magistratura, che non è stato con le mani in mano anche se le mosse le ha fatte con straordinaria lentezza e in assenza di risultati.
L'art. 138 stabilisce la procedura per le modifiche della Costituzione e modifiche sono state ripetutamente introdotte. Parlare pertanto di revisione costituzionale è del tutto legittimo, assolutamente costituzionale, e chi strepita parlando di "attentato alla Costituzione" ogni volta che se ne propone la modifica - opportuna o meno che sia - fa soltanto speculazione, talora intellettuale, altre volte politica.
Modificare l'art. 107 della Costituzione
Ciò premesso va o modificato o legislativamente interpretato l'art. 107.
Salvo il principio per evidenti ragioni di evitare rischi di condizionamento dell'attività del magistrato vanno trovati i modi di contemperare questa sacrosanta esigenza con l'altra pure sacrosanta, quella cioè che il CSM disponga di ufficio il trasferimento, ancorché temporaneo (un anno, due…) per coprire posti in situazioni delicatissime come la Calabria attingendo magari da sedi, e ve ne sono, di scarsissimo carico di lavoro.
Non stiamo vaneggiando. Una delibera del CSM
Si legga quanto ha deliberato lo scorso 29 luglio il CSM in relazione al Decreto Legislativo 160 del 2006 "…I numeri relativi all'assegnazione alle sedi del sud degli uditori giudiziari nominati dal 2002 ad oggi evidenziano, in sintesi, che negli ultimi tre concorsi per uditori giudiziari, su un totale di 1.047 magistrati reclutati, 618 sono stati destinati ad uffici giudiziari situati nelle quattro regioni del sud a maggior densità criminale (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia); di questi, 244 sono stati destinati ad uffici requirenti.
In particolare fra il 2004 e il 2006, anni in cui gli uditori hanno preso le funzioni, negli uffici
requirenti calabresi, su un organico complessivo di 103 posti di pubblico ministero nei due distretti (Reggio Calabria e Catanzaro), 65 posti sono stati coperti da uditori e solo 4 mediante trasferimento ordinario. Nello stesso periodo, in Sicilia, su un organico complessivo di 231 p.m. suddiviso tra gli uffici di Procura dei quattro distretti (Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta), 116 posti sono stati coperti da uditori e solo 11 con trasferimento ordinario…".
E allora Governo e Parlamento intervengano in relazione al Decreto Legislativo n. 160 del 2006, articolo 12, riconsentendo l' assegnazione alle procure dei magistrati di prima nomina e con i benefici di seguito indicati.
"…Per evitare che questa situazione produca effetti difficilmente riparabili si evidenzia, allora, la necessità che vengano assunti interventi legislativi urgenti e mirati, che rimedino alla mancanza di gradualità dell'intervento riformatore, agendo sul divieto di assegnazione alle procure dei magistrati di prima nomina, magari attenuandone o sospendendone l'efficacia, ed introducendo robusti benefici, economici, di carriera e di trasferimento, in favore di magistrati esperti (che abbiano superato almeno la prima valutazione di professionalità) al fine di incentivarne il trasferimento fuori
distretto per coprire posti disagiati di procura..."
E L'ANM
La posizione al riguardo dell'Associazione Nazionale Magistrati
"L'art. 2, IV comma, della L. 30 luglio 2007 n.111 ha introdotto il divieto di destinare i magistrati ordinari, al termine del loro tirocinio, a funzioni requirenti o giudicanti monocratiche penali, comprese quelle di giudice per le indagini preliminari e di giudice dell'udienza preliminare.
Il principio appare in linea generale condivisibile in quanto volto a destinare alle suddette funzioni magistrati che abbiano acquisito una consolidata esperienza professionale.
Tuttavia, la rigida applicazione di detto principio, quale imposta dalla citata norma, rischia di portare in tempi brevissimi ad una situazione drammatica particolarmente in taluni uffici di Procura situati nel meridione: è noto infatti che molti di questi uffici (considerati sedi poco appetibili) si reggono su di un organico composto in larga parte proprio da magistrati di prima nomina e che la normativa ora vigente impedirà di sostituire.
La conseguenza è che i vuoti di organico provocati dalle domande di trasferimento ad altre sedi dei magistrati operanti in quegli uffici non potranno essere più colmati, con ricadute facilmente immaginabili in uffici già particolarmente esposti nel contrasto alla criminalità…".
Si, ma…
L'accoglimento della proposta del CSM potrebbe certamente avere una logica nel breve termine in attesa che si proceda con la revisione costituzionale.
Troviamo però immorale che per compiere il dovere nei confronti dello Stato e dei cittadini a un magistrato debba essere riconosciuto un sostanzioso bonus quando per tutti gli altri componenti della Pubblica Amministrazione, per chiunque cioè è al servizio dello Stato (Prefetti, Questori, Funzionari cari, Forse dell'Ordine, Forze Armate ecc.), l'andare ovunque è un obbligo. Comprensibile una indennità per sede disagiata ma non oltre.
E che si debba procedere diversamente, appunto con la revisione costituzionale lo dimostra d'altronde l'esito della sconfortante attività del CSM. Nessuno o quasi dei circa 9.000 magistrati ha deciso di spostarsi in Calabria e anzi, quando c'è stato il caso di uno che ha annunciato di farlo è diventato un caso nazionale. Sintomatico. Sintomatico ma non ammissibile in quanto liberi tutti di decidere di non trasferirsi ma a questo punto per esigenze di Giustizia libero, anzi doverosamente libero, il CSM di procedere a trasferimenti d'ufficio.
Ambito ristretto
A scanso di equivoci è bene precisare che è tutt'altro capitolo quello dei rapporti tra poteri dello Stato, in particolare tra Esecutivo e Giudiziario e tra Legislativo e Giudiziario. E così per quel che riguarda finanziamenti, intercettazioni, organici e quant'altro.
Nel caso in oggetto siamo esclusivamente all'interno del Giudiziario. Alla Magistratura è dovuto il massimo di rispetto per il suo ruolo di garanzia. Ma vale anche il viceversa, ossia deve essere consentita, non solo a parole ma con conseguenze nei fatti, la valutazione, anche critica, dei cittadini così come è per Esecutivo e Legislativo, e quindi nei confronti del CSM, avuta ovviamente la dovuta attenzione per la Presidenza che, sia pure più simbolica che operativa, essa è ricoperta dal Presidente della Repubblica.
Critica costruttiva
Non si consideri la presente nota come una messa in stato di accusa del CSM, tutt'altro. La cosa, come si è detto, è grave, anzi, scoperto il precedente del 2001, è gravissima. Si tratta di una critica che vuol essere costruttiva anche se può essere diverso l'atteggiamento nei confronti dell'ANM, Associazione Nazionale Magistrati che ovviamente esercita un diritto di rappresentanza né più né meno come qualsiasi sindacato. Però, in più di un'occasione, esagerando, avvalendosi del particolare potere che in buona sostanza la categoria ha - parlando di sindacato è anche giusto usare questo termine, qui Montesquieu non c'entra -.
E' vero che noi siamo abituati bene sotto un duplice profilo, sia per avere una Magistratura, penale, civile, del lavoro, che funziona e di avere condizioni quasi ottimali per criminalità ed anche contenzioso civile, così come complessivamente per l'intera Pubblica Amministrazione. Qualcuno quindi sostiene che non siamo neppure in grado di capire la situazione della Magistratura in certe zone del Paese. Questo è possibile anche per le difficoltà aggiuntive che le condizioni ambientali comportano per le indagini. Ma questo riconosciuto diventa ancor più solida la convinzione che uno degli elementi fondamentali, forse il primo, per una inversione di tendenza è quello di assicurare in quelle zone, Calabria ma anche altre, una presenza massiccia dell'esercito.
Non quello impegnato in Libano, Irak ecc., ma un particolare esercito, quello formato da un pool di magistrati esperti, con i mezzi necessari, con le tecnologie moderne con il supporto di adeguata polizia giudiziaria. Gli uditori vengano a fare tirocinio a Sondrio e in tanti altri posti come Sondrio ove la Giustizia che funziona può rapidamente far crescere i giovani magistrati.
Alberto Frizziero