dal 26 TRENI IN RIMESSA E BUS SULLE STRADE (sino al 9.9)

Non sono molti i Valtellinesi e valchiavennaschi che sanno che “le linee della Valtellina” furono primato mondiale. E che primato! Fu una sorta di rivoluzione scientifica e tecnologica. L’estensione delle reti ferroviarie europee, l’aumento dei fabbisogni d’acqua e carbone delle locomotive, acuirono la necessità di elettrificazione. C’era da scegliere tra corrente alternata, corrente continua e alimentazione dalla terza rotaia. A Colico, primo binario, ci sono due grandi targhe, una in italiano e una in ungherese. Perchè ungherese? Perchè ungheresi erano sia il progettista, ing, Kalman Kandò – fino al 1915 in Italia e titolare di ben 70 brevetti - che l’impresa  Ganz & C. I dettagli in alcuni articoli pubblicati dal nostro giornale.

Non sono molti i Valtellinesi e valchiavennaschi che sanno che in occasione della Legge Valtellina a fronte di uno stanziamento per le Ferrovie di – ci pare – 70 miliardi si erano impegnate, anche se non formalmente, a rivedere i tempi di percorrenza. Da parte nostra si chiedeva di poter essere da Milano a Sondrio in 100 minuti, il competente settore del Compartimento ammise che tecnicamente era possibile la riduzione a 75 minuti. Aspettiamo ancora.

Dal primato mondiale al guadagnare qualche minuto, comunque utile, alle tristezze

Salvo un breve tratto interessato in Valchiavenna l’intera linea ferroviaria valtellinese, da Colico a Tirano, sarà messa sottosopra da RFI con un investimento di 30 milioni di €. Sottosopra per il rinnovo totale e dei binari per 39 chilometri e della linea di alimentazione elettrica dei treni. Sconquasso anche in stazione di Sondrio per l’adeguamento marciapiedi (saranno innalzati i marciapiedi ad altezza 55 cm – lo standard europeo previsto per i servizi ferroviari metropolitani per agevolare l’accesso ai treni). Poi con la realizzazione del secondo binario della stazione di Dubino si faciliteranno gli incroci mentre si approfitterà per fare manutenzione straordinaria alle opere d’arte su tutta la linea (ponti).

La rete ferroviaria, italiana una delle più trafficate, è fondamentale per ogni Paese per cui sentire di investimenti, come quelli anticipati e che vedranno la circolazione ferroviaria interrotta dalle 1:00 del 26 giugno alle 23:59 del 9 settembre 2022, per lavori di potenziamento infrastrutturale classificati “propedeutici alle Olimpiadi 2026 sulla linea Milano-Tirano/Sondrio fra le stazioni di Colico e Tirano” fa ovviamente piacere. Il bicchiere però non è solo mezzo pieno; vediamo quello mezzo vuoto d’interesse di tanta gente.
I lavori in linea si sviluppano per 67 km. I dati della linea tra Milano e Tirano infatti vedono Colico al km 89, Sondrio 130, Tirano 157.  Dunque 75 giorni di passione, acutissima nella tratta da Ardenno (km 112) a salire. Perchè? Perchè  entriamo a valanga nel problema con il blocco dei treni a salire in quel di Colico, stazione promossa neoterminale, e quindi dal ferro alla gomma. In passato ci sono state interruzioni per cause di forza maggiore, quasi sempre per eventi di carattere idrogeologico, che hanno costretto ad usare i bus ove possibile a monte e a valle della frana. In un caso, negli anni ‘70 la soluzione più singolare. Per chi era diretto verso Milano a Varenna giù dal treno per imbarcarsi nel maggiore di quelli in servizio sul Lario, sbarcando a Lierna per proseguire in treno.
Caso particolare la frana di Olginate che nel 1977 interruppe la linea per alcuni mesi sino ad una struttura provvisoria tipo ponte Bailey, usata alcuni anni sino al nuovo tracciato in galleria in partenza da Airuno.

Oggi la questione si presenta problematica. Rispetto a quei precedenti circola sulle nostre strade un multiplo di veicoli d’ogni tipo che debbono percorrere la SS38 da Ardenno a salire con la sola modifica, rispetto ad allora, dei circa 5 km della tangenziale di Sondrio. Non acutissima la situazione tra Ardenno e Colico, pur sempre durissima, per la tangenziale di Morbegno e poi innesto sulla doppia carreggiata.

Analizziamo la situazione a partire da domenica 26 giugno. Cominciamo a dire che si valuti bene la sostituzione dei convogli locali che oggi, almeno parte, viaggiano, anche a composizione massima con otto vetture eppure non proprio affollati, anzi! Importa invece considerare, per ovvie ragioni, la sostituzione dei Regionali veloci tutti a cadenza. Da Milano: dai minuti 20 delle sei fino all’ultimo delle 20.20 sono undici (mancano 11.20  15.20 e quelli delle 17.20 e delle 20.20 si fermano a Sondrio). Ci pare inopportuno, anzi controproducente, sparare cifre come da nota sindacale lecchese che parla di 60 corse. Bisogna stare ai dati, reali e verificati che anche se non quelli lecchesi restano in ogni modo preoccupanti e occorre che Trenord fornisca quelli sulla frequentazione. E’ essenziale se non vogliamo correre il rischio o di trovarsi con i bus pieni o, viceversa, a viaggiare vuoti a spese di tutti i cittadini.
Non ci sono poi solo i bus.
C’è da sostituire anche quella schiera di veicoli pesanti che oggi affluiscono a Tirano per caricare i treni merci.
Ritorno all'auto. Prevedibile anche che attuali viaggiatori riprendano la macchina che consente quello che non possono fare, ossia il percorrere alternative minori, bus e altri veicoli. Citiamo ad esempio la provinciale Lovero-Tirano, Il Lungo-Adda orobico, provinciale orobica da Boffetto e poi Villa di Tirano, quella orobica sino ad Ardenno, Valeriana. Esempi, anche magari criticabili ma occasione di discussione per cercare le soluzioni più adatte per i cittadini.
E il traffico turistico?
GdS

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