8 30 53 DIO NON C'É. GRAZIE ALLA FISICA QUANTISTICA QUESTA LA GRANDE SCOPERTA DI STEPHEN HAWKING. RITORNA PERO' DON FERRANTE…

Il quotidiano "Il Giorno" di venerdì 3 u.s. a pagina 32, titolo a tutta pagina, taglio basso: "LA SCOPERTA DI HAWKING: "MA QUALE DIO, L'UNIVERSO SI è FATTO DA SOLO - Scienza e fede. Nel suo nuovo libro l'astrofisico inglese sostiene che le teorie quantistiche rendono superfluo il ruolo di un creatore"

La fisica moderna non è dunque compatibile con l'esistenza di un essere divino nella creazione del mondo. La scoperta rivoluzionaria è dell'astrofisico inglese, illustrata nel suo libro "The Grand Design" ovvero Il Grande Progetto.

E due.

Dio estraneo per i Darwinisti ai processi biologici.

Dio estraneo in questo caso per via della legge di Newton e di tutto il resto fino alla odierna fisica quantistica. Per la verità potremmo anche obiettare che se la fisica moderna non è compatibile con l'esistenza di un essere divino nella creazione del mondo potrebbe anche darsi che sia vera la proposizione inversa e cioè che sia 'la fisica moderna' ad essere incompatibile visto poi e considerato che nel tempo teorie e teorie sono state modificate, abbandonate, stravolte.

Vogliamo però commentare da un altro angolo visuale.

Sorridiamo.

Si può essere un grande dell'astrofisica e un piccolo, in certi casi microscopico, di tanti altri settori, ignorando magari, senza colpa, un particolare aspetto della natura umana.

Non vogliamo ricorrere a termini forti, come prosopopea o presunzione, in particolare quella di estendere a tutto lo scibile umano la competenza specifica, anche ad alto livello, di un singolo settore, novelli Leonardo da Vinci. Né quella del mito della scienza onnipotente.

Proponiamo ai lettori un modello esemplarmente delineato nei suoi "Promessi Sposi" da Alessandro Manzoni, Don Ferrante.

I passaggi essenziali:

La scienza di Don Ferrante

"Al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de' più risoluti a negarla, e che sostenne costantemente fino all'ultimo, quell'opinione; non già con ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che mancasse la concatenazione.

- In rerum natura, - diceva, - non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l'uno né l'altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all'altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da' venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all'occhio o al tatto; e questo contagio, chi l'ha veduto? chi l'ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo all'altro; ché questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all'altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, dànno in Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d'esantemi, d'antraci...?

His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s'attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle".

Non sapeva di non esistere

In definitiva la peste non aveva ascoltato Don Ferrante e dunque non sapeva di non esistere. Per colpa di questa ignoranza se lo prese e lo mandò al camposanto.

E Dio?

Per Hawking Dio non esiste perché lo dice la fisica quantistica che però non ci spiega da dove viene quel popo' di energia allo stato puro sprigionatasi al big bang da quella materia densa e calda. C'era. Da dove viene? Quanti universi ci possono essere? E se ci sono altre forme di vita non sarebbe forse lo stesso Dio? Oppure è il nulla? O il caso?

Dio non sa, occupatissimo com'è in altre cose, che su un piccolo pianeta, terzo nel suo sistema solare, un grande dell'astrofisica ha fatto la sensazionale scoperta che lui non esiste. E quindi continua a fare quello che ha sempre fatto (e di cui non abbiamo la minima idea salvo per l'inizio, nostro e di tutti).

Tempo perso

La 'scoperta dell'inglese', la spiegazione dell'astrofisica Margherita Hawk (Dio non esiste. E' stato inventato per quelle cose che la scienza non ha ancora spiegato) ma anche le 'dimostrazioni' sull'altro versante che Dio invece esiste sono tutte asserzioni del tutto fasulle.

Noi siamo nel finito e come possiamo pretendere di sporgerci sull'infinito, per chi crede, o di mettersi a negarlo visto che fuori del finito non c'è niente, per chi non crede?

Se esiste, per chi lo crede, si sviluppano, nel finito, conseguenze e valutazioni, sempre soggettive.

Se non esiste, per chi pensa in questo modo, a che pro buttare via del tempo per parlarne o, caso dell'inglese, addirittura elaborare teorie al riguardo!

Tempo perso.

La convinzione di chi scrive è per l'esistenza. Sarebbe tristissimo pensare che con noi finisce tutto. Oggi noi persone, domani noi umanità. Non vogliamo convincere nessuno perché gli altri avranno la loro di convinzione, positiva o negativa. Non ci vanno però queste trovate presentate come 'scientifiche' dimenticando quello che gli scienziati ci dicono a proposito della scientificità, ovvero in primis le prove.

Fa sorridere pensare che le prove della non-esistenza di Dio ce le dia la fisica quantistica…

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali