II Poco spirito olimpico, ed europeo, in Francia. C’è solo da rendere pan per focaccia

La Francia, si sa, è la Francia.

Nella sua storia si ricorda Luigi XIV che il 13 aprile del 1655 al Presidente del Parlamento che faceva presente l’illegalità degli editti reali appena emanati chiuse il discorso dicendo “L’Etat c’est moi”, Lo Stato sono io (e quest’Io lo mettiamo con la maiuscola..

Con una trasposizione sul piano internazionale il detto vale per la Marianna, simbolo francese.

Il 30 agosto 1954 l’Assemblea Nazionale francese silurava clamorosamente la CED, Comunità Europea di Difesa, che si stava creando come baluardo rispetto all’espansionismo sovietico.

Sortita francese anche nella NATO, soggetto politico-militare varato con la sottoscrizione del Patto atlantico il 4 aprile 1949 a Washington tra Belgio, Canadà, Danimarca, Francia, Gran Bretagna Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Usa. 17 anni dopo infatti la Francia decise di restare nel settore politico ma di uscire dall’alleanza militare.

Magna pars nella decisione, in sede di elaborazione della Costituzione Europea, in particolare nella opposizione a che si dicesse nel preambolo quello che non è una novità ma un dato storico: le radici cristiane dell’Europa. E poi, nel referendum, bocciatura della stessa Costituzione.

Francia della “Dea Ragione”, faro illuminista del progresso, artefice della modernità con la Rivoluzione del 1789, della celebratissima rivoluzione conclusa con la restaurazione. Celebratissima ma qualche anno prima nella filanda di S. Leucio i criticatissimi Borboni – la scrittura della storia da parte di chi vince è sempre stata ed è una tragica farsa – concedevano alle 300 lavoranti, autrici delle sete che sono alla Casa Bianca e a Buchingham Palace tre singolari diritti:

- Diritto all’istruzione

- Diritto al lavoro

- Diritto alla casa.

E questo per non parlare della Serenissima Repubblica di San Marco che secoli prima era secoli più avanti, su un’altra lunghezza d’onda rispetto a Montesquieu, in buona sostanza troppo avanzata e signorile per essere seguita da un’Europa che il treno lo aveva definitivamente perso 497 anni fa commettendo, per il suo futuro, un fatale errore: Lega di Cambrai:tra l'imperatore Massimiliano, Luigi XII di Francia, papa Giulio II e Ferdinando d'Aragona. Tutti contro Venezia che quasi tre secoli prima era culturalmente e politicamente assai più avanzata…

Torniamo ad oggi.

Con un pelo sullo stomaco senza pari la Francia ha continuato ad avere un regime a sé stante con l’EDF (Electricité di France) saldamente in mano allo Stato e avvantaggiata dunque nelle sue incursioni all’estero, Italia compresa. Se l’ENEL si muove, e non in solitaria ma in alleanza con una società francese che ha il 12% del mercato elettrico d’oltre Alpi, da Chirac sino alla Legione Straniera tutti schierati per sbarrare la strada allo straniero.

La Francia, si sa, è la Francia.

E noi?

Si potrebbe anche come dicono alcuni e del centrosinistra, fra cui Prodi, e del centro-destra ad uno schiaffone rispondere con qualche calcione. Ha ragione Tremonti a dire che qui non è in ballo una certenza finanziaria che riguarda due società. Qui è in ballo l’Europa. Come si dice in altro articolo, apparso sul numero scorso del nostro giornale, abbiamo già un Regolamentificio (lo stesso che è riuscito a occupare 800 pagine per una Costituzione europea che poteva e doveva essere contenuta in 24 pagine al massimo) ed un ectoplasma politico. Non può essere l’Italia, madre dell’Europa, anche se non certo questa, a contribuire ad affossarla. Anche se qualcuno, di fatto, ha sentenziato: “L’Europe c’est moi”.

Vie formali dunque per il problema. Questo sul piano istituzionale.

Ci siamo anche noi, cittadini semplici. Visto che non tutti ma parecchi il senso del tricolore ce lo hanno ancora e non solo se gioca la nazionale di calcio, e visto che, salvo i conigli e i pusillanimi un certo numero di persone la dignità sa ancora cosa sia, qualcosa si può fare, si deve fare.

C’era una festa nei giorni scorsi ed era previsto che si portasse lo champagne. Ci è sembrato che se lo avessimo portato era come dichiararsi cornuti e mazziati, felici e contenti. Nossignore: abbiamo portato lo Sforzato E lo abbiamo bevuto in compagnia persino con una certa fierezza.

Tutti concordi anche se qualcuno sorriderà e magari ci farà sopra dell’ironia ma, come si suol dire, il suo raglio non salirà al cielo.

GdS
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